La prima chiesa parrocchiale

di Manuela Gallina

 

La chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Avilla fu la prima parrocchiale a rinascere dalle macerie. In essa si trova la statua della Madonna dei Fornaciai, proclamata anche Patrona della Ricostruzione. Quelli del '76 erano i momenti in cui la ricostruzione delle chiese, anche con il parere favorevole delle Autorità ecclesiastiche, veniva frenata a vantaggio della riedificazione dei luoghi di lavoro e della case. I contributi pubblici non riuscivano a coprire subito tutte le necessità e quindi i tempi di ricostruzione degli edifici di culto dovevano attendere, anche perché comunque le attività pastorali e liturgiche potevano svolgersi in luoghi riparati, come ad esempio nei centri Caritas. In questa situazione il nostro parroco, don Saverio Beinat, non si trovava a suo agio: aveva ricostruito la chiesa parrocchiale già un'altra volta per renderla più bella e grande, l'aveva riempita di preziose opere d'arte, tutte frutto di donazioni, e non poteva pensare di lasciare in piedi muri inagibili in attesa di poter intervenire. Il primo passo verso la ricostruzione fu fatto grazie al sig. Antonio Melesi, di Cortenova in provincia di Corno, che fece conoscere a mons. Beinat l'architetto Daniele Manzoni. Questi aveva già realizzato progetti di edilizia sacra, tra cui una chiesa uguale a quella di Avilla, ma di dimensioni più piccole. Lo stesso progetto, rimaneggiato soltanto per adeguarlo alle diverse dimensioni, fu dunque donato alla nostra parrocchia. Nel 1978 mons. Alfredo Battisti benediva la prima pietra e le fondamenta del nuovo edificio, che nasceva nell'area di quello precedente, demolito.

Il progetto però non basta a far nascere un'opera. Da quel momento in avanti sarebbero stati necessari finanziamenti e manodopera. E fu proprio in questa direzione che si mossero gli amici di Onigo, in provincia di Treviso, che già si erano prestati con tanta attenzione ai bisogni della comunità di Avilla e che continuarono a dedicare non solo il lavoro delle loro braccia, ma anche il loro sostegno economico, ad esempio (ma non solo) con la realizzazione dell'impianto elettrico e dei serramenti in metallo, affinchè il progetto della chiesa andasse a compimento.

Un altro problema che stava a cuore del parroco, e dei tanti fedeli che hanno onorato nel tempo la Madonna della Salute nella ricorrenza del 21 novembre, era il restauro della statua della Vergine, che, essendo arrivata ad Avilla nel 1876 dalle fornaci della Baviera, nell'anno del terremoto celebrava il centenario della sua realizzazione ad opera dei fornaciai. La statua, in terracotta, aveva riportato danni con la scossa di maggio ed era stata affidata alle cure di mons. Vittorio Copolutti parroco della comunità di Codroipo, dove era cappellano un nostro concittadino, don Renato Ciani, poi scomparso prematuramente quando era parroco di Osoppo.

In settembre, quando ci fu la replica sismica, la statua stava per essere solennemente riportata tra la gente di Avilla dopo essere stata rimessa a nuovo dai Codroipesi. La cerimonia di riconsegna avvenne nel clima di sconforto che la nuova emergenza aveva seminato tra la popolazione, ma fu importante per dare un segnale, specialmente ai credenti, che nella Vergine tutti avrebbero trovato aiuto.

Noi non sappiamo esattamente quante e quali persone hanno donato il loro tempo e le loro offerte affinchè la nostra chiesa e le sue opere1, specialmente la Madonna della Salute che è Patrona dei Fornaciai e della Ricostruzione, tornassero al loro posto. Ricordiamo Codroipo, Corno, Cortenova, Onigo, Savignano sul Rubicone, Terni, Treviglio, Villaco, Würzburg: attraverso il nome dei paesi e delle città richiamiamo la presenza di tante persone che hanno lavorato nell'anonimato senza aspettarsi niente. Abbiamo cercato di far giungere la nostra presenza a Cortenova quando quel comune fu provato dalla grande frana che tempo fa sconvolse la vita dei suoi cittadini come il terremoto fece con noi. Sappiamo però che la nostra riconoscenza non potrà mai essere espressa ad uno ad uno a questi generosi che ci hanno dato la forza di riprenderci e andare avanti.