Leone Morandini e la chiesa ad Avilla di Buja di Claudio Mattaloni | |
Ma la chiesa è sempre quella! Di fronte a questa provocatoria affermazione dell'Arcivescovo, replicata più volte durante la sua visita pastorale del 1949, i fedeli di Avilla ebbero un moto di orgoglio e decisero che nessun ostacolo avrebbe frenato il fermo proposito di rinnovare il loro edificio sacro. Sotto il dolce sguardo della Madonna della Salute - statua offerta dai fornaciai buiesi attivi a Monaco, collocata sull'altare maggiore nel 1876 - prese corpo la difficile iniziativa di dare una nuova dimora alla Vergine. Quella in cui si trovava, e che non piaceva al Vescovo, risaliva al 1839, quando l'aumento della popolazione aveva imposto di demolire la vecchia chiesetta di S. Pietro per rifarla in più vaste proporzioni. Con quattro anni di lavoro ne era uscito un ampio edificio, caratterizzato dalla facciata che inglobava la cella campanaria, svettante in posizione centrale. Secondo una consolidata prassi, si reimpiegarono i materiali della precedente costruzione e così nei muri finirono le pietre del primitivo edificio sacro. Di una chiesetta con la dedicazione a San Pietro si ha notizia dal 1330 e questa, con qualche limitato ritocco, per cinque secoli era servita egregiamente alle necessità del borgo. Nei primi decenni dell'Ottocento, però, la struttura non ce la faceva più a sostenere il peso del tempo, ridotta cadente e minacciante rovina, tanto da imporne la radicale riforma, completata nel 1842. Dopo solo un secolo, su sollecitazione del presule, si prospettava dunque una nuova ricostruzione, in coincidenza con l'Anno Santo del 1950 (1). Riguardo ai tempi, però, ho notato uno sfasamento di date rispetto a quanto sinora noto, poichè sul rinnovo del nuovo tempio di Avilla vi sono testimonianze documentarie che lo fanno anticipare al 1936. Infatti, quelli che si recarono nel soleggiato ultimo sabato di novembre 1936 alla ricorrenza della Madonna della Salute, trovarono il paese ornato in maniera speciale per i festeggiamenti indetti per la posa della prima pietra della erigenda chiesa. Sulla facciata del vecchio edificio erano stati disposti dei festoni d'edera, in modo da indicare le linee architettoniche di quello che l'avrebbe sostituito. Tutto ciò, tre lustri prima del cammino di costruzione compiuto nel 1950 e 1951, del quale in pubblicazioni del tempo si scandiscono rigorosamente le tappe dei lavori, senza fare alcun cenno agli avvenimenti del 1936, pur relativamente assai vicini e comunque chiaramente documentati (2). Forse fu la seconda guerra mondiale ad arrestare l'iniziativa, avviata solennemente in forma ufficiale, ma difficile da far decollare per le inevitabili difficoltà economiche. La progettazione della radicale riforma della chiesa di San Pietro era affidata al cividalese Leone (Leo) Morandini, scelta giudicata positivamente nell'articolo del 1936: perciò stesso che è suo, è cosa che piace ed è di buon gusto. Le opere di questo artista, sparse ormai un po' dovunque in Friuli, confermano la nostra osservazione. Lo stile è classico: le linee sono quelle della grande Basilica di San Paolo a Roma ma modernizzate. Il Morandini ha definito la nuova costruenda chiesa di Avilla S. Paolo Minore. La cronaca giornalistica ci informa che una pergamena era posta nella prima pietra - fundamentum templi - benedetta dall'Arcivescovo Mons. Nogara, per tramandare ai posteri l'avvenimento ed i nomi dei promotori. Funzionava una pesca di beneficenza per incrementare i fondi necessari ad una impresa così impegnativa e, per rinvigorire lo spirito della popolazione, predisponendola all'elargizione di abbondanti offerte, dopo le allegre suonate della banda erano declamati i versi di Francesco Vattolo: Per virtut di una scintile di pieta un secul fà chiste glesie di Avile il so popul fabricà. Fabricade picinine no pensant a l'avignì se tignude si ciarine ma la int no sta plui lì. Pieri e Pauli e han a Rome un gran domo maestos; che copane trop e stone par doi Sans tant grandios. L'estensore dell'articolo sottolineava che il progetto di Morandini nella prospettiva dà chiara l'idea di Basilica romana a tre navate con l'elegante pronao. Il campanile è sullo stesso stile. Quando l'opera sarà terminata, risulterà un capolavoro di chiesa per un paesello. Leone Morandini nasce a Cividale del Friuli nel 1889 e dalle iniziali esperienze giovanili come scalpellino, attraverso le frequentazioni lavorative di importanti costruzioni a Padova, Treviso e Venezia con il fratello Pio, abile modellista e decoratore, si sprigiona la passione per l'arte, verso cui orienterà l'energia creativa nel corso di tutta la sua vita. Artista eclettico, da giovane il suo gusto è soprattutto neoclassico, intrecciando i canoni dell'arte gotica con quella rinascimentale; persegue un equilibrio di forme caratterizzato dall'uso di varie tecniche architettoniche. L'importanza dell'esperienza, della manualità e del diretto contatto con il materiale, gli consentono di impiegare la materia fino al limite consentito dalla sua natura. Leo usa materiali presenti nell'ambiente naturale che lo circonda, trasformandoli in opere di pregevole fattura. Dallo stile ricco ed elaborato, con il passare degli anni si orienta verso un'interpretazione più sobria e lineare dell'architettura. Le sue soluzioni, talvolta geniali, sono tradotte in pratica dalle sue fidate maestranze, sempre le stesse, con le quali in tanti anni di lavoro si stabilisce una perfetta unità di intenti. Le opere di Leo Morandini sono disseminate in tutto il Friuli, gli edifici sacri da lui progettati risultano oltre una dozzina (Cornappo, Cravero, Dogna, Nimis, Oseacco, Paularo, San Giovanni d'Antro, Uccea, Visinale, Vernasso, Zellina, Ziracco, ...) cui si devono aggiungere campanili, facciate, interni di aule liturgiche, cori, altari, monumenti, statue, nonchè il corposo insieme di edifici civili, pubblici e privati. Il tutto sempre sorretto dall'innamoramento per il suo lavoro, in cui riversa l'intensa passione per l'arte scaturita negli anni giovanili e coltivata con continua applicazione, studio ed esperienza. Gli furono conferiti importanti riconoscimenti per la lunga e prolifica attività; possiamo ricordare un significativo fatto: l'8 febbraio 1970 in Campidoglio venne nominato Accademico delle Arti, come "riconoscimento delle sue altissime benemerenze nella strenue difesa e nel geniale ripristino di insigni monumenti e nella creazione di tante degne opere d'arte architettoniche". In quell'occasione, durante il pranzo, Leo discuteva sull'architetto del Cinquecento Andrea Palladio con un famoso docente di archeologia cristiana; quest'ultimo chiese al senatore di Cividale Guglielmo Pelizzo, lì presente: "In quale Università insegna il professore Morandini?" "In nessuna: ha la quarta elementare" fu la risposta. (3). Grazie alla cortese disponibilità degli eredi di Leone Morandini, mancato nel 1971, dal vasto archivio familiare sono venuti alla luce i progetti originali ideati per dare corpo all'auspicato rinnovo della parrocchiale di Avilla. Possiamo così conoscere anche alcune proposte elaborate dal Morandini, che non vennero scelte dalla committenza. Se, come accennato, vi sono delle incertezze cronologiche sulla fase iniziale del rinnovamento della chiesa, più chiaro risulta il divenire dei lavori, che si possono riassumere come di seguito. Nell'anno 1950, febbraio: estrazione e trasporto di sassi e ghiaia; marzo: fondazione della navata laterale destra; aprile: scavo e fondazione del campanile; maggio: fondazioni della navata sinistra; maggio- giugno: elevazione dei muri delle navate fino al coperto; agosto: demolizione e ricostruzione copertura della navata centrale e copertura delle laterali; ottobre-dicembre: elevazione del campanile fino a circa sette metri. Anno 1951, gennaio: demolito il vecchio campanile e completato il tetto; febbraio: lavori all'interno; maggio: ripresi i lavori al campanile. Come nel passato, la chiesa fu eretta con il sofferto impegno dei fedeli, che ebbero la soddisfazione di veder presto svettare sull'edificio la torre campanaria, inaugurata nel novembre 1951. Anche il Vescovo, ora, finalmente era stato accontentato, con une glesie decorose vuè, in chist timp rinovelat da una flame grandiose di progres e civiltat. Allora si disse: "... per un popolo è orgoglio costruire un'opera che duri nei secoli". Non sarà così. L'esito dell'attento lavoro progettuale di Leo Morandini e delle prestazioni della comunità ecclesiale di Avilla, dopo solo cinque lustri è cancellato con la violentissima sequenza delle scosse sismiche del 1976. Quando nel 1977 si inizia l'opera di ricostruzione delle case e delle scuole, si presenta grave anche la situazione della chiesa, pesantemente colpita dal terremoto. La popolazione, interpellata circa l'inserimento o meno della vecchia facciata nella nuova chiesa, esprime il parere di demolirla completamente e di usufruire delle pietre e di ogni altro possibile elemento nella futura costruzione. Quale solitario testimone del passato, rimane integra solo la torre campanaria. Avilla nell'ultima settimana del 1977 assiste alla demolizione della chiesa irrimediabilmente danneggiata e, sulla medesima area, vede sorgere in tappe ravvicinate il nuovo edificio sacro, consacrato il 18 ottobre 1979 dall'Arcivescovo di Udine. Chissà se in quella solenne occasione qualche Avillese di fronte alle nuove, slanciate forme protese verso il cielo, ha pensato come, con due ricostruzioni così ravvicinate nel tempo imposte dal destino, certamente nessun presule ora avrebbe potuto pronunciare quella frase che, esattamente trent'anni prima, era echeggiata tra le navate del sacro tempio: Ma la chiesa è sempre quella!. 1) Dati ricavati dalla pubblicazione "18-21 novembre 1951 Avilla di Buja. Inaugurazione del Campanile nel 75° anniversario della Madonna della Salute", con scritti del parroco del tempo e di Pietro Menis. Da essi si sono attinti i dati riassunti nel presente articolo, relativamente ai lavori intrapresi nel 1950. 2) Vi è un ampio articolo di Antonio Faleschini intitolato Il progetto del nuovo tempio di Avilla di Buia pubblicato su «Il Popolo del Friuli» del 25 novembre 1936. Sottolineo che i versi in friulano qui riportati rispecchiano fedelmente la forma e la grafia dell'epoca. 3) Per i dati biografici e la produzione artistica: Elisa Morandini Leo Morandini. Poesia, impressioni ed emozioni di un artista ed architetto in «Cividât», Numero unico della Società Filologica Friulana, Tavagnacco 1999, vol. I, pp. 395-402. |