La Madonna nata in Baviera

e venerata a Buja

 

di Felice Snaidero

 

Nella seconda metà dell' 800 e fino alla 1a guerra mondiale la Baviera visse un forte sviluppo edilizio: chi arrivava a Monaco con la ferrovia poteva vedere una serie di camini alti e diritti: nei sobborghi della capitale si vedevano "più fornaci che case". Fu quello il momento dell'incontro tra due popolazioni: migliaia di friulani, che avevano scarse possibilità di sviluppo e di sopravvivenza nella propria terra, emigrarono portando in Germania la propria capacità e laboriosità. Nel 1875 Giacomo Ganzitti di Avilla, presente a Monaco con una squadra di fornaciai bujesi, dirigeva una delle fornaci più rinomate, quella di Haidhausen, proprietà del sig. Grassi, il re delle fornaci.

In quegli anni ad Haidhausen era in costruzione anche la nuova chiesa parrocchiale, un solenne edificio neogotico, con una facciata aperta da finestre e rosoni, e grandi statue distribuite su nicchie e capitelli: suscitava meraviglia e ammirazione per gli emigranti che ne parlavano con entusiasmo: e l'eco di quella ammirazione risuonò anche a Buja, dove si parlava di costruire una nuova chiesa nel capoluogo, e si sognava un duomo grande e artistico. Già erano state acquistate, e proprio a Monaco, la statua della Madonna del Rosario e quella di San Luigi: erano dello scultore Josef Knabel, professore all'accademia d'Arte; come sue erano alcune statue della parrocchiale di Haidhausen.

Nella fornace di Haidhausen dell'amico Grassi, il prof. Knabel era solito portare a cuocere le sue opere con grande fiducia nella serietà del lavoro di Giacomo Ganzitti e nelle capacità tecniche dei bujesi. Ammirati dalla bellezza delle opere di Knabel, i rudi poveri operai vollero una loro Madonna: i racconti tramandati dicono che furono i nostri fornaciai, durante i brevi riposi domenicali, a modellarla, a cuocerla e a dipingerla, con amorevole cura; ma è facile avvertire come forme così perfette, lineamenti così delicati, e proporzioni di volume e sicurezza di modellazione non possono venire che da un artista compiuto, ispirato, padrone della materia e conoscitore del disegno. 

E le caratteristiche somatiche di questa madonna, le movenze leggermente aggraziate, il gusto del panneggio, richiamano lo stile di Knabel, di cui tante opere andarono purtroppo distrutte nell'ultima guerra.

E certamente a dipingerla fu un vero pittore: al naturale il viso soave e le mani affusolate e congiunte in preghiera; di bianco i piccoli piedi calzati che spuntano sotto la tunica rossa e calpestano la luna; di un biondo dorato i capelli, spartiti al sommo della testa leggermente inclinati e cadenti sulle spalle; e una tinta azzurro perla sul grande manto che la ricopre, rimboccato sul braccio sinistro, con una leggera frangia dorata ricamata attorno al collo e lungo il bordo. 

Come carica di ansia e piena di attenzioni era stata la cottura, altrettanto avventuroso fu il trasporto in quella cassa legata con filo di ferro, trasportata un po' in treno e un po' a cavallo (la linea ferroviaria pontebbana non era ancora completata!). Anche la Madonna raggiunse così gli emigranti che, finita la stagione, già erano rientrati alle loro famiglie e alla loro patria; e qui i sentimenti di Giacomo Ganzitti e degli altri fornaciai divennero i sentimenti di tutta una popolazione. 

I protagonisti di questa storia e-rano mossi da uno speciale bisogno di aiuto della Vergine: il capuzàt-appaltatore aveva una posizione di responsabilità, spesso era incerta la buona riuscita, e molte famiglie vivevano con il triste ricordo di chi non era tornato dalle contrade dove erano emigrati. Forte era sentito il bisogno dell'assistenza divina per difendere una salute continuamente minacciata.

La statua fu dapprima ospitata in diverse famiglie delle borgate di Avilla e di Sottocolle e fu fatta oggetto di devozione ed omaggio di candele e di fiori; e forse proprio per questa dimostrazione sincera di pietà, il Pievano di Buja che era restio alla sistemazione della nuova immagine nella chiesa di Avilla e all'istituzione di una nuova festa, concesse l'anno seguente 1876 che la statua fosse collocata stabilmente nella nicchia centrale della chiesa di Avilla e che si celebrasse una messa speciale il giorno 21 novembre dedicato alla Madonna della Salute.

Era il ringraziamento al termine di una stagione di lavoro e nel momento del rientro. Da allora la festa si rinnovò solennemente ogni anno: anche per il centenario. quando nel 1976 il terremoto colpì gravemente il Friuli e la statua rischiò di sparire sotto il crollo della chiesa, miracolosamente il danno fu leggero e la statua fu recuperata e la Madonna potè essere venerata e portata in processione secondo la tradizione. E da tutte le fornaci vicine vennero gli aiuti per costruire la nuova chiesa di Avilla.

La Madonna della Salute continua ad attirare migliaia di devoti che per la sua festa si ritrovano a invocarla e a rendergli omaggio. Ad Udine è stata proclamata ''patrona dei fornaciai", ma potrebbe presto divenire la loro patrona anche per le fornaci del Veneto: e se divenisse patrona dei fornaciai anche in Baviera, sarebbe un riconoscimento delle sue origini tedesche e memoria di quella grande pagina di storia dell'emigrazione che il gemellaggio tra le città di Buja e di Vilsbiburg vuole prolungare con l'amicizia dei giorni presenti.