Il nuovo organo di Avilla una realtà in bilico tra sogno e follia di Ermanno Taboga
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Una realtà in bilico tra sogno e follia. Così si potrebbe descrivere molto sinteticamente questa avventura cominciata un anno fa e di cui se ne intravede la conclusione. È ormai una realtà perché l’organo è quasi completato. È anche un sogno, ed ogni uomo certamente coltiva dei sogni, dei progetti che lo stimolano continuamente lungo il corso della vita. Tali sogni possono scaturire da mille motivazioni, fatti o emozioni e magari rimanere sopiti per lungo tempo, per riemergere all’improvviso prepotenti, quasi a sconvolgere l’esistenza. Ma è anche follia perché, per chi si cimenta per la prima volta in una simile impresa, è facile commettere una leggerezza in fase di valutazione, o incorrere in qualche errore durante la costruzione, rischiando di compromettere irrimediabilmente la riuscita dell’intero progetto. Questa splendida avventura è iniziata per caso: strimpellando ogni tanto l’organo elettronico, donato alla parrocchia molti anni fa, già da tempo avevo constatato le sue precarie condizioni, così mi sono assunto l’onere di indagare per l’eventuale acquisto di uno strumento nuovo. La ricerca minuziosa per un acquisto ha ridestato prepotentemente in me quell’antico interesse per l’organo, facendo riaffiorare tutte quelle sensazioni ed emozioni che lo scorrere nevrotico della vita contemporanea aveva assopito. La prima grande scelta che si prospetta, quando ci si appresta all’acquisto di un organo liturgico, è il tipo di strumento: elettronico o un vero organo a canne? Dal punto di vista strettamente economico, un organo elettronico è notevolmente meno impegnativo rispetto ad un organo a canne; nonostante ciò, personalmente, pur essendo un elettronico di studi e di professione, già dal principio avrei in qualunque modo cercato di acquistare un vero organo a canne, magari piccolo, ma autentico, soprattutto per valorizzare al meglio la perfetta acustica della chiesa di Avilla. Dalle ricerche sempre più approfondite ho però constatato le reali problematiche legate alla non facile collocazione di un organo nella nostra chiesa; inoltre, il costo da sostenere per un organo a canne anche di minime dimensioni era considerevole, proibitivo direi. Così piano piano si è andata concretizzando l’idea di progettarlo e costruirlo personalmente. Allora ho incominciato a raccogliere quante più informazioni possibili sia da Internet che leggendo testi specifici. Ho interpellato anche diverse persone per avere dei pareri, delle valutazioni tecniche ma, quasi tutte mi hanno caldamente sconsigliato di iniziare questa impresa evidenziandone tutte le difficoltà. Sono stato così pervaso da una forte sensazione di sconforto e di impotenza, in quanto credevo fortemente nella mia idea ed ora vedevo scemare la possibilità di poter dotare la mia parrocchia di un vero organo, vedevo svanire quel lontano sogno prepotentemente riemerso e rinvigorito da tutti gli sforzi e dalle ricerche che avevo fatto. Ma dopo un primo momento dove tutto sembrava essere perduto, tutto lo sconforto che mi aveva assalito si è tramutato in un’indescrivibile forza d’animo e al tempo stesso, anche in una sfida con me stesso (ritengo però che anche “lassù” qualcuno ci abbia messo lo zampino). Da qui la svolta, da quel momento ho cominciato ad incontrare le persone giuste disposte ad aiutarmi, la più importante delle quali si chiama -guarda caso- Saverio come il nostro don Beinat, ed è un organaro di mestiere che, pur lasciandomi la massima libertà di scelta, con i suoi suggerimenti mi ha sicuramente risparmiato tutti gli errori dovuti all’inesperienza. Così ho iniziato pazientemente la progettazione prima fonica (la scelta dei registri che compongono l’organo) e poi ingegneristica dello strumento. Appena in possesso del progetto l’ho presentato al consiglio pastorale, il quale, sorpreso dalla mia imprevedibile quanto inconsueta richiesta, ha accettato accordandomi la massima fiducia e libertà. Con il progetto in mano ho iniziato a coinvolgere varie persone della parrocchia e non, che mi hanno aiutato a realizzare le varie parti che compongono l’organo e, ve lo assicuro, sono tantissime. Tutte le parti, ad esclusione delle canne e di qualche altro particolare della consolle (per ovvie ragioni), sono state completamente progettate e costruite, comprese le elettro-valvole che regolano il flusso d’aria verso le canne. Ore, giorni di lavoro, settimane, mesi di paziente lavoro di molte persone: dalle strutture metalliche per sostenere poi l’organo all’incollatura dei feltrini, dai lavori di falegnameria alle centinaia di metri di filo per i collegamenti elettrici. Nella mente c’era insistente il desiderio di poter assemblare il tutto per sentire presto un suono, per poter avere un minimo riscontro che pagasse tanto lavoro. E quel momento finalmente è arrivato, lo strumento è completamente collocato al suo posto, integrato nell’architettura della chiesa anche se, di tutta la struttura, si possono ammirare solo le due facciate di canne poste ai lati dell’altare, che si adattano perfettamente al profilo del soffitto. Per Natale lo strumento ha già avuto un collaudo funzionale con buoni risultati; ora manca la consolle necessaria all’organista e l’accordatura di tutte le 1185 canne di cui è composto, che è preferibile affrontare con il clima primaverile più mite e stabile . L’emozione nell’ascoltare i primi suoni è stata un’immensa e commovente soddisfazione, indescrivibile, a coronamento di un anno di sabati, domeniche, notti e tantissime ore passate a mettere assieme le migliaia di parti che compongono lo strumento. Devo ringraziare, oltre a tutti quelli che mi hanno in qualunque modo aiutato in questa avventura, soprattutto la mia famiglia che, oltre ad avermi aiutato in alcune fasi del lavoro, mi ha sopportato e sostenuto in questa straordinaria avventura. L’organo: cenni storici L’organo è uno strumento antichissimo, infatti la prima testimonianza della sua esistenza è attestata al III secolo a. C., quando un certo Ctesibio di Alessandria d’Egitto ha realizzato uno strumento che funzionava mediante un ingegnoso meccanismo idraulico (ad acqua) denominato Hydraulos, successivamente descritto da Vitruvio. Inizialmente l’organo era di dimensioni contenute per essere facilmente trasportato e veniva utilizzato anche in epoca romana per allietare feste e banchetti. L’uso di questo strumento per accompagnare le funzioni religiose inizia solo verso il 900 d.C. e piano piano si trasforma nel tempo, adeguandosi ai cambiamenti tecnologici ed alle influenze degli stili sia architettonici sia musicali. L’organo più antico del mondo ancora funzionante risale al 1400 e si trova in Svizzera a Notre Dame Sion. L’Italia ha una notevole tradizione organaria e conta diverse scuole che hanno caratterizzato varie epoche, con un’innumerevole quantità e varietà di strumenti che hanno riempito le nostre chiese, delineando nel contempo le peculiarità dell’organo italiano. Anche nella nostra regione si trova un organo storicamente importante che è quello di Valvasone, databile intorno al 1532, in riferimento al quale si descrive per la prima volta l’adozione del Fiffaro, l’invenzione della voce tremolante mediante l’utilizzo di due canne che suonano contemporaneamente, leggermente stonate, creando un effetto di suono vibrato. Il principio fondamentale su cui si basa la generazione del suono è molto semplice e consiste nel far passare l’aria attraverso le canne che risuonano in modo diverso in relazione alla loro forma e dimensione, generando i suoni propri esclusivamente dell’organo. Le canne inoltre si dividono in due grandi gruppi principali: ad anima e ad ancia. Le canne ad anima fanno risuonare esclusivamente la colonna d’aria al loro interno, quelle ad ancia invece fanno vibrare un’ancia (piccola lamina metallica) che genera il suono. Le canne sono posizionate sopra una cassa di legno detta il somiere, che è progettata in modo da distribuire l’aria alle canne sovrastanti in relazione ai comandi impartiti dalla consolle. Descrizione tecnica L’organo della chiesa di Avilla ha 2 tastiere manuali da 61 tasti e 1 pedaliera da 32 tasti. La prima tastiera manuale, definita come Grand’Organo, comanda un gruppo di canne posizionate su un somiere dietro la facciata sinistra ed emette il suono tipico dell’organo definito con le caratteristiche dell’“Organo italiano”. La secondo tastiera manuale invece agisce su un altro somiere, che è posizionato posteriormente al primo ed è racchiuso nella cassa armonica per poter regolare il volume; viene definito come Organo Espressivo ed ha suoni di carattere imitativo come flauti, oboe, bordone, viola etc. Infine ci sono altri 2 somieri che raccolgono e controllano: uno le canne della seconda facciata e l’altro le più grosse canne del pedale che generano anche i suoni più gravi dello strumento e sono posizionati rispettivamente dietro la facciata di destra e dietro la parete che sostiene la nicchia della SS. Vergine e i bassorilievi di sinistra. La consolle, che è ancora in fase di costruzione, sarà dotata, oltre che delle tastiere, di tutti i dispositivi per poter azionare e combinare a piacere tutti i registri disponibili; possiede inoltre la possibilità di sfruttare la moderna interfaccia MIDI per poter registrare o riprodurre brani. Il controllo dell’organo è delegato a tre computer dei quali uno posizionato sulla consolle e due posizionati nei pressi dei somieri per azionare le oltre 1000 valvole che regolano il flusso d’aria verso le 1185 canne. COMPOSIZIONE FONICA ORGANO GRAND’ORGANO OTTAVA 4’ XII 2-2/3’ XV 2’ XIX 1-1/3’ RIPIENO 3 FILE (XXII+XXVI+XXIX) 1’ + 2/3’ + 1/2’ TROMBA 8’ VOCE UMANA 8’ FLAUTO 8’ FLAUTO CAMINO 4’ FLAUTINO 1’ ORGANO ESPRESSIVO BORDONE 4’ FLAUTO 8’ FLAUTO 4’ NAZARDO 2-2/3’ FLAUTO 2’ LARIGOT 1-1/3’ TERZA 1-3/5’ VIOLA 8’ VIOLINO 4’ OBOE 8’ TREMOLO CAMPANE PEDALE BORDONE 8’ FAGOTTO 16’ BASSO 8’ OTTAVA 4’ CHIARINA 4’ UNIONI II-PED II-I SUB I SUPER I SUB II-I SUPER II-I SUB II SUPER II SUPER II-PED PEDALINI I-PED II-PED II-I RIPIENO G.O. FORTE O.E. FORTE GENERALE E’ munito inoltre di pedale graduatore a 10 gradini che inseriscono varie combinazioni di registri, del pedale di regolazione volume dell’organo espressivo e della gestione delle 1000 combinazioni di registri programmabili a piacere. Non è facile descrivere uno strumento dai concetti così semplici ma così complesso da realizzare e un’avventura così intensa e straordinaria (ancora in corso), in poche righe. Cito una frase a mio avviso significativa di quelli che più hanno con me collaborato “se un nol prove a fâlu, nol po nancje insumiâsi ce robe ch’e jê”. Concludo ringraziando nuovamente tutti quelli che mi hanno dato fiducia e aiutato in qualsiasi modo. Un ringraziamento speciale a Saverio che con i suoi preziosissimi consigli mi ha guidato. Spero che il risultato finale sia buono confortato anche dall’esito delle prime prove. |