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Dagli occhi di un bambino .... venti annni dopo di Andra Nicoloso | |
Nella mente di un bambino, capiente ma innocentemente selettiva, il ricordo di episodi e situazioni colme di drammaticità, è di certo indelebile. L'incoscienza e la spensieratezza, in certi momenti di vita, lasciano il posto alla consapevolezza di una realtà sconosciuta. Quel che segue altro non è che la storia di vita vissuta di' un bambino bujese, raccontata in prima persona e contraddistinta in modo profondo da ciò che accadde quel sei maggio 1976, tanto da caratterizzare un periodo come l'adolescenza. Quella sera, dopo "il carosello", mi accingevo a coricarmi con uno spirito diverso dal solito, infatti il giorno seguente sarebbe stato quello del mio compleanno. Avevo programmato una festicciola con i miei amichetti e ...ci tenevo molto. Ad un certo punto un frastuono ed un sussulto. Io, genitori e nonni ci precipitammo fuori casa. Dopo un attimo il finimondo. Un interminabile minuto, stretto fra le forti braccia della mamma ed ignaro di quanto stesse accadendo. L'unica cosa che riuscivo a vedere era la luna (ma io ne vedevo due!!), che sembrava impazzita rimbalzando da destra a sinistra, dall'alto in basso senza soluzione di continuità. Ricordo i primi attimi, di assoluto terrore e totale impotenza, un acre odore provocato dall'ammasso di macerie delle case circostanti, si stava imponendo sui profumi floreali di una ormai avanzata primavera; lo stridere delle sirene, a poco a poco si faceva padrone in una notte afosa, al limite della immaginazione. Ogni pensiero era annientato dalla tragicità dell'evento stesso e dal continuo susseguirsi di notizie, che recepivo filtrate a ragion veduta dalla saggezza dei "grandi" stretti attorno a me. Per un attimo soltanto, dopo qualche ora, il ritorno ad una dimensione un po' più consona, vista la mia età. E così, pudicamente, nel dormiveglia di una notte trascorsa in automobile, ricordai ai miei genitori che era il mio compleanno! Ma fu per poco, date le preoccupazioni e le paure per parenti ed amici che angosciavano e turbavano ogni istante, in attesa di notizie rassicuranti sulla loro sorte. Intanto cominciavano a circolare le prime voci, per di più dei vicini di casa (i soliti beneinformati), che a loro volta prendevano informazioni dai primi testimoni, sconvolti dalla gravità di quanto stavano accertando. Ricordo un pensiero balzato prepotentemente alla mente, alle prime luci del nuovo giorno, e che mi tormentava: sarei andato a scuola, quella mattina, nonostante tutto? Ma il nuovo stato di cose ben presto tornava presente in me: la paura del frequente tremare della terra, frenava quegli istinti e mi riportava alla realtà, la mia realtà. Infatti la curiosità dei bambini non ha confini, ogni cosa vista, sentita, provata, esigeva una risposta e la presenza dei genitori, nonni, adulti qualsiasi, era messa a dura prova da questa voglia di sapere. Ricordo che ad una prima ispezione in casa, da parte del papà, si verificò a grandi linee, l'integrità quasi totale della stessa e che pure le cose interne non avevano subito grandi danni. Ma nonostante ciò, ed io all'inizio non capivo, i miei avevano deciso di chiudere tutto e andare via in luoghi più sicuri. Terribile e sempre presente nei ricordi ciò che vidi lungo quel chilometro durante il trasferimento attraverso il centro del paese, per raggiungere parenti ed amici, al sicuro in luogo aperto. Solo macerie, case distrutte, a malapena un passaggio per l'automobile. Indimenticabile quel susseguirsi di pensieri a voce alta, da parte dei miei genitori e dei nonni, che al passare appresso le case di conoscenti, si chiedevano, con terrore, se loro appunto si fossero "salvati". E così, padrona di quei momenti era l'impotenza, che se per gli adulti si manifestava con un forte senso di rabbia, a me veniva indirettamente trasmessa e recepita con una sensazione di paura. I miei dispiaceri, erano l'aver perso la melodica e gli attrezzi del doposcuola, sepolti proprio sotto le macerie di quell'edificio così imponente, del quale ormai rimaneva ben poco integro. Comunque la vita riprese per me, come per ogni altro bambino, in modo normale, pur se calata in una dimensione, che solo il tempo, poi, riesce a delineare nei suoi contorni più veri. Lo spirito, nonostante tutto, era pur sempre quello di un undicenne. Era fonte di divertimento il solo accodarsi alla gente, taniche alla mano, per l'approvvigionamento dell'acqua ai serbatoi da campo dei militari. E proprio in questi ragazzi, impegnati nel loro dovere, trovai i nuovi compagni di gioco di certi momenti. Infatti, gli amici e i compagni di scuola, sistemati in altri centri e viste le oggettive difficoltà di comunicazione, erano irraggiungibili. Paradossalmente, era diventato divertimento anche il pronosticare l'entità delle scosse d'assestamento, che nonostante tutto erano ancora portatrici di angoscia e paura. Quindi la smania di attendere il giorno seguente per leggere sul quotidiano locale il cosiddetto risultato!! Ricordo un giorno l'arrivo dell'onorevole Zamberletti in visita al villaggio. Ma quel ricordo è ancora presente non per il fatto in sé, bensì perché ebbi la possibilità di accostarmi all'elicottero che l'aveva condotto. Non era mai accaduto prima di allora e per me fu motivo di vanto per molto tempo. Di episodi, più o meno curiosi, con risvolti tristi o diversamente gioiosi, ne accaddero molti. D'altro canto, il piacevole disagio di quella situazione protrattasi per mesi e mesi, se non addirittura per anni, celava in ogni istante il potenziale ingrediente per una nuova avventura. Servano queste schegge a non far dimenticare quei momenti, calati nello spirito innocente e genuino che caratterizzò la vita di chi all'epoca era bambino, pur sempre nel rispetto di chi ancora soffre e prova dolore al ricordo di quei tragici eventi. |