Luglio 1985 |
Avrebbe compiuto quest'anno 150 anni il vecchio campanile pendente di Gian Carlo Menis |
Alla topografia del cuore di tutti i bujesi appartiene anche il vecchio campanile di Madonna. È vero, il terremoto infuriato lo ha cinicamente abbattuto, ma esso si staglia ancora indelebile nella memoria collettiva della gente. Alto e possente, eppure familiare per quella sua enigmatica e fragile pendenza, conquistava subito le simpatie di tutti. Andare a Madonna significava andare a rivedere una delle "meraviglie" di Buja, la torre pendente. Come i severi profili della Pieve e del Cjscjelàt sù in Monte, come la lancia tesa verso il cielo del campanile di Santo Stefano, come la cupola di San Bartolomeo, anche il campanile di Madonna era divenuto parte integrante dell'identità paesaggistica di Buja. Proprio quest'anno il campanile pendente di Madonna avrebbe compiuto 150 anni! Esso infatti fu inaugurato nel 1835 dopo nove anni di lavoro, come ricorda l'espressiva epigrafe inserita alla sua base: "Ad honorem Deiparae Molot(um)/ ignita pietas / anno MDCCCXXVI fundavit / concordia et virtus / anno MDCCCXXXV perfecerunt". La costruzione fu dunque iniziata nel 1826 e subito si dovettero affrontare problemi statici non indifferenti a causa della natura argillosa del sottosuolo. La tradizione locale tramanda il ricordo della quantità enorme di massi che allora vennero riversati nello scavo profondissimo delle fondazioni. Poi finalmente lo stelo del sospirato campanile cominciò ad alzarsi accanto alla vecchia piccola chiesa, con le sue belle superfici di pietra viva. Ma ecco che quando raggiunge i 25 metri d'altezza improvvisamente la tozza massa cede, piegandosi paurosamente per 60 cm circa verso Sud Est. Grande delusione e preoccupazione in tutti. Ma gli intrepidi costruttori bujesi, accertato che si trattava di un definitivo assestamento, decidono arditamente di proseguire la fabbrica verso l'alto, riguadagnando progressivamente il piombo, fino alla vetta dei suoi 37 metri. Così nel 1835 le nuove campane poterono dall'alta cella sciogliere per la prima volta il loro canto festoso. Fu un vero monumento di "concordia e di capacità tecnica", come proclama la ricordata epigrafe! Monumento di concordia di tutta la popolazione non solo di Madonna ma di tutta Buja. Alle ingenti spese, infatti, si fece fronte - come attesta il Pievano Pietro Bonetti - ricorrendo alla "questua di grani per tutto Buja". Monumento di capacità tecnica notevole, perché l'opera fu interamente realizzata dalle abilissime maestranze locali. Una pagina nobilissima di storia locale, che può ben essere proposta a modello anche per la nostra età. |