Luglio 1991 |
Dentro il fiume della storia di Domenico Zannier |
La configurazione territoriale di Buja, ai vertici del triangolo morenico, di fronte alle Prealpi Carniche e Giulie, spiega e suffraga i motivi delle sue vicende storielle. Dà pure ragioni delle sue suddivisioni ecclesiali e dello spirito autonomo delle sue frazioni e borgate. Dobbiamo inoltre calcolare che le distanze, oggi praticamente irrisorie con i mezzi motorizzati, avevano il loro peso e la loro incidenza. Persino la bicicletta è una invenzione recente. Dall'unica Pieve di S. Lorenzo di Buja, si sono distaccati, senza sciogliere del tutto i legami primitivi, i paesi più lontani, dotati di una propria chiesa e quindi i più vicini. In quest'ultimo caso ha avuto la sua importanza il numero accresciuto degli abitanti, che a partire dall'Ottocento è andato fortemente aumentando. Oggi si assiste al processo inverso. Quando Madonna è divenuta Parrocchia, ottanta anni fa, contava 3600 anime e Buja ne annoverava 11.000 in tutto il Comune. Sono dati che fanno riflettere di fronte al calo attuale e alla grave denatalità, che denuncia la paura della vita o quanto meno l'egoismo escludente della società attuale. Madonna, posta a settentrione della Pieve bujese, si trovava naturalmente sul versante opposto a quello che guarda a Sud e che scende di colle in colle verso Treppo Grande e Majano. La diversa posizione geografica ha giustificato fin dal 1364 l'istituzione di due vicari per la Pieve di San Lorenzo, uno con sede a S. Stefano e uno con sede a Madonna. L'intricata legislazione feudale patriarcale e l'istituto delle commende anteriore al Concilio di Trento, ma durato in parte anche dopo di esso, concedeva ai due vicari di esercitare i loro diritti ecclesiali nei territori di pertinenza senza però percepire le rendite vere e proprie, che erano appannaggio del Pievano, spesso o quasi sempre residente altrove. Il titolo non veniva necessariamente collegato all'esercizio pastorale in sede. Fu nel 1792 che al vicario di Madonna e di S. Stefano venne riconosciuto il diritto di percepire le rendite locali e questo elevò i due sostituti, chiamiamoli così, a parroci veri e propri, se non di diritto almeno di fatto. Vicario infatti è colui che fa le veci di un superiore titolare. Ma nel 1815, con la tempesta napoleonica, la situazione venne a mutare. Con un decreto del 2 ottobre 1815 l'istituzione vicariale venne soppressa. La cura della Pieve -come ci ricorda il Bollettino del solenne ingresso del primo Parroco di Madonna del 1911 - fu affidata a un unico Pievano, residente presso la chiesa di S. Stefano. Il Vicario di Madonna passò al rango di sacerdote Coadiutore, totalmente dipendente dal Parroco, come un semplice cappellano. Era il caso di dire che si erano usati i classici due pesi e due misure a favore di una parte sola, anche se S. Stefano, sede del Comune, poteva propiziare una decisione del genere. La nuova situazione, che privava effettivamente Madonna della sua secolare autonomia, non risultò gradita alla popolazione e anche ai sacerdoti di Madonna e si cercò di ottenere il ripristino dei precedenti diritti. La storia delle Pievi friulane è colma di tensioni tra Matrice e filiali e tra filiale e filiale. Molti dissidi sono stati composti nel secolo scorso e in tempi ancor più recenti. I fedeli di Madonna, che non si ritirarono di fronte ai sacrifici per l'ampliamento della Pieve di S. Lorenzo in Monte e che contemporaneamente si sobbarcavano il rinnovo della chiesa di Madonna, dell'antico santuario della B. Vergine ad Melotum, riuscirono ad ottenere un primo decreto favorevole, sia pure di poco, nel 1900. La gioia della prima pietra del santuario nel 1883 e della erezione del corpo centrale della chiesa nel 1893 furono attenuate dal mancato riconoscimento di un'autonomia ecclesiale locale. I Madonnesi non si arresero e con la tenacia di cui sono dotati, non per nulla si chiamano popolarmente cuàrgnui (cornioli) continuarono a presentare le proprie istanze. Nel 1903 la Congregazione Romana del Concilio informava l'autorità diocesana che esisteva il motivo canonico dell'autonomia di Madonna dalla Pieve. Il decreto definitivo che reintegrava Madonna nei suoi diritti e istituiva la Parrocchia giungeva dall'Arcivescovo Mons. Zamburlini nel luglio del 1909. L'Approvazione delle autorità civili con Decreto Regio perveniva a Marzo del 1911. Il Vicario don Giuseppe Bernardis da Coadiutore passava a Parroco con investitura ecclesiale in giugno, approvata dal Regio Placet in agosto. Si concludeva così una vicenda secolare nella letizia e nel fervore di tutto un popolo. È chiaro che la storia religiosa di Madonna affonda le sue radici in tempi remoti, se la sua devozione alla Vergine ad Melotum risale all'XI secolo, ma questi ottanta anni sono stati ricchi di avvenimenti.
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Dal 1911 al 1991 Madonna ha vissuto con cuore trepidante per i suoi figli ben due drammatici conflitti mondiali dal 1915 al 1918, dal 1940 al 1945, senza contare altre guerre dalla campagna di Libia alla conquista dell'Etiopia e alla guerra di Spagna. Nel primo conflitto mondiale vennero requisite e fuse le campagne del santuario. In seguito, e l'ultima fu quella del terremoto, le campane sono state rifatte per quattro volte. Imprese del genere si possono compiere solo con tenacia di volontà spirito di sacrificio, di cui, del resto, la gente di Madonna ha offerto sempre prove concrete. Celebrare, iniziando con la Festa della Madonna del Carmine, l'ottantesimo di costituzione della Parrocchia, significa ricordare i nostri padri che ne furono gli entusiasti e concordi promotori e rinnovare la fede e lo splendore della nostra chiesa locale. Tocca ai giovani di Madonna la continuità di una vita cristiana per il futuro della nostra Parrocchia. Tocca alle associazioni che operano nei vari campi a Madonna di mantenere quella unione e quella concordia che ha vinto tanti ostacoli. Tocca a tutte le famiglie rinnovarsi in un nuovo slancio di vitalità e di amore. Siamo nel quindicesimo anniversario del terribile sisma che ci ha provato duramente, ma che non è riuscito a prostrarci e piegarci. Per questo desideriamo avere con noi quelle chiese e quelle persone che ci hanno aiutato a compiere il miracolo della rinascita, di Brescia, di Chioggia, di altre località. E un pensiero va ai nostri emigranti sparsi nel mondo, che hanno contribuito, talvolta privandosi persino del necessario, alle realizzazioni parrocchiali dal 1800 ai nostri giorni.. Vicini e lontani stringiamoci tutti idealmente attorno alla chiesa risorta, ai piedi della B. Vergine ad Melotum, invocandone l'aiuto per l'avvenire con la riconoscenza per i doni avuti. È nel segno di Dio che si costruisce e si salva l'umanità. La parrocchia è un pegno di questa salvezza. Ricordiamo i Pastori d'anime che hanno operato a Madonna con tanta fede e tanto zelo. Siano sempre nel nostro cuore. Domenico Zannier |