La statua lignea di Domenico da Tolmezzo nella chiesa di Madonna di Giuseppe Bergamini | |
Tra i tanti episodi che caratterizzano l'arte nostrana e ne consentono una rilettura meno superficiale, svincolata da motivazioni esclusivamente estetiche e più attenta invece a quel complesso di situazioni ambientali che in qualche misura ha sempre condizionato l'artista, vi è quello legato alla fortuna della scultura lignea, che si impose in Friuli sulle altre arti nel periodo compreso tra la metà del XV e la metà del XVI secolo. Del complesso, solo questa è rimasta. È la prima opera documentata da Domenico e già mostra, insieme con sicure qualità tecniche, la predilezione dell'artista per figure volumetriche improntate ad un realismo accentuato, nel quale felicemente convivono una certa asprezza d'intaglio di sapore gotico (visibile soprattutto nel piegheggiare della veste) ed una monumentalità di impostazione ormai rinascimentale. Così come in altre statue di Domenico, anche qui lo sguardo assorto in remoti pensieri conferisce al volto fisso e greve una misteriosa impertubabilità. Tra le opere di analogo soggetto della vasta produzione di Domenico (purtroppo gravemente depauperata in questi ultimi lustri per vendite e soprattutto per furti, come nel caso dei grandi altari di Illegio e Zuglio), si possono prendere in considerazione la severa Madonna con Bambino inserita nell'altare già nella chiesa di S. Pietro a Zuglio (1481-84), quella della chiesa di S. Gottardo a Dilignidis di Socchieve, dolcissima nel volto e morbida nel panneggio, quella della chiesa di S. Maria (o Apollonia) a Cormons (1489, ora in canonica), squadrata ed essenziale rispetto alle precedenti, cui i recenti restauri hanno conferito una più corretta leggibilità: in tutte, il Bambino è ritto in piedi sulle ginocchia della madre, secondo un modello iconografico che ebbe notevole fortuna in pittura (a partire da Venezia) prima ancora che nella scultura lignea. |