Pasqua 2003 |
San Valentino Martire storia e leggenda di don Emidio Goi |
Il 14 febbraio nei paesi anglosassoni è chiamato "il giorno di Valentino" ed è dedicato all'amore. All'amore terreno tra uomini e donne, ma nella sua espressione più gentile e giovanile, o se così si può dire, primaverile. In questo giorno ha luogo infatti lo scambio tra gli innamorati di bigliettini divertenti, sui quali abbondano i cuori trafitti, gli anelli intrecciati, le promesse di amore eterno. Si tratta di una lontana usanza, che, secondo la tradizione, fa capo a San Valentino, martire cristiano del secolo terzo.
Un Santo, secondo la tradizione, ricco di umana simpatia, giovane, ardente e cristiano di fede quasi contagiosa. Oriundo di Terni nell'Umbria, mentre infieriva la persecuzione contro i cristiani verso l'anno 270, egli si trovava a Roma e con coraggio visitava e soccorreva nelle carceri i cristiani che avevano affermato davanti ai giudici la propria fede. In questa opera di misericordia, Valentino si guadagnò fama di santità tra i cittadini di Roma. Fu pure lui catturato e portato davanti all'imperatore.
Era imperatore di Roma Claudio il Gotico. Questi lo ascoltò con perplessità, rimanendo stupito per il coraggio, la tenacia con cui Valentino sosteneva e difendeva la propria fede in Gesù Cristo. Per timore che pure l'imperatore divenisse cristiano, subito i giudici romani lo processarono e lo condannarono a morte. Prima della esecuzione della sentenza fu consegnato alla custodia di un nobile romano che aveva una figlia cieca. Valentino la guarì dalla cecità fisica e le donò pure la vista spirituale della fede cristiana.
Convertì inoltre l'intera famiglia del patrizio romano. Valentino probabilmente godeva del diritto della cittadinanza romana, per cui la sua condanna a morte per lesa maestà - avendo egli disobbedito agli ordini dell'imperatore - si eseguì con la decapitazione, come era avvenuto anche per San Paolo Apostolo. Si racconta che, prima di essere decapitato, riuscì a convertire anche l'indurito carceriere con tutta la sua famiglia. Per questa facilità a convertire la gente con la sua parola e con l'esempio, si deve arguire che era sacerdote. Fu sepolto a Roma, sulla via di casa, al secondo miglio della via Flaminia, la strada consolare che porta a Terni.
Questo il San Valentino, avvolto nella leggenda, al quale, un mezzo secolo fa, gli scavi archeologici hanno dato sicura consistenza storica. Infatti, proprio lungo la Via Flaminia, sotto le rovine di una basilica a lui dedicata, è stata ritrovata la "sua memoria" come a dire la sua tomba, circondata da numerose devote per tutto il Medioevo ed egli fu sempre invocato come uno dei Santi intercessori nelle malattie epilettiche. E poiché si diceva che il 14 febbraio, all'avvicinarsi della primavera, gli uccelli incominciavano ad accoppiarsi, la festa di San Valentino segnava l'annuale risvegliarsi della vita, e perciò dell'amore.
I segni della sua festa, ovvero le chiavette, i cuoricini, i bigliettini augurali, il pane benedetto, vertono tutti sull'amore, ma quello pulito e bello, che costituisce la sostanza della vita perché richiama il comandamento evangelico di Gesù:"amatevi, come io vi ho amato". Per tutte queste circostanze è successo che la festa di San Valentino, Martire della chiesa, resta ancora fra i fedeli cristiani come simbolo di gioiosa predilezione per la vita e di tenero amore giovanile. |