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San Valentino 
che benedice gli infermi

di Carla Pauluzzi

 

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La pittura friulana fra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo si attardò entro modelli di “maniera”. I maggiori pittori che operarono nella nostra terra in quegli anni erano originari del vicino Veneto come ad esempio Palma il Giovane (1544-1628), Andrea Vicentino (1542-1617), Sante Peranda (1544-1638), Alessandro Varotari (1542-1617) detto il Padovanino e molti altri ancora. Oltre a questi furono abbastanza numerosi anche gli artisti locali tra i quali Eugenio Pini. Questi artisti costituiscono il “tardo manierismo accademico” come viene definito dalla critica.

  Eugenio Pini nacque ad Udine il 15 novembre 1600 e vi morì l’11 maggio 1654. Fu un pittore minore nel quadro artistico generale del Friuli. Dalle sue opere, ancora legate a schemi cinquecenteschi, traspaiono elementi tardo pordenoneschi mediati dall’Amalteo, dai Secanti e dall’Agostini, inoltre sono presenti nelle sue opere spunti che derivano da Palma il Giovane, dal Bassano e dal Padovanino.

  Interessante quanto il Bergamini dice circa questo artista: “il Pini deve essere inteso non solo come un artista che vive nostalgicamente del passato, ma come un minore che, se risente di un certo gusto cinquecentesco nella struttura delle composizioni, generalmente prive della magniloquenza e dell’enfasi barocche, mostra di aver anche ben assorbito la cultura secentesca”.

  Numerose le sue opere pittoriche, alcune pregevoli altre, secondo la critica, più vicine ad una mera attività artigianale. Le più importanti sono: il S. Gerolamo che conduce il leone al monastero del 1633, S. Bernardino, S. Giovanni Evangelista e S. Cecilia del 1644, S. Giovanni Battista, S. Chiara e S. Francesco e Padre Eterno del 1644, la Madonna col Bambino e Santi del 1645, la Madonna col Bambino, S. Antonio Abate e S. Agostino del 1646, i SS. Valentino, Rosso, Fabiano e Sebastiano del 1652, il Salvatore coi Santi Gregorio e Giovanni Battista del 1654 e molte altre ancora conservate a Gemona del Friuli, Palmanova e San Daniele del Friuli.

Fra le ultime opere che eseguì il Pini si può collocare l’olio su tela raffigurante S. Valentino che benedice gli infermi di proprietà della Chiesa della Beata Vergine ad Melotum di Madonna di Buja.

Il De Rinaldis scrisse erroneamente che questa tela, eseguita nel 1655, era conservata presso la Chiesa di S. Valentino in Buja. Poichè a Buja non è mai esistita una chiesa dedicata a questo santo ma esisteva una fiorente confraternita ed un altare dedicato a San Valentino nella chiesa di Madonna c’è da supporre che il De Rinaldis, erroneamente informato, generalizzò e l’altare di S. Valentino divenne chiesa di S. Valentino.

  Presso l’archivio della Pieve di Buja, purtroppo, i documenti relativi alla Confraternita di S. Valentino sono veramente pochi e nulla dicono circa l’opera del Pini, inoltre, gli elenchi che venivano stilati in occasione delle visite pastorali non menzionano le opere d’arte esposte sugli altari, si limitano a fare l’inventario più o meno dettagliato dei beni (ed esempi: tovaglie, vesti sacre, messali, candelabri ecc....) presenti presso la chiesa o presso gli altari.

  La Confraternita dedicata a San Valentino ebbe origine all’inizio del 1600, i primi legati della “Veneranda Schola di S. Valentino” risalgono al 1620 ma fu solo nel 1649 che, con decreto patriarcale, veniva riconosciuta ed approvata la Confraternita di San Valentino presso la Chiesa della Beata Vergine ad Melotum di Buja. La confraternita nel primo cinquantennio di vita e di opere ebbe modo di crescere ed affermarsi fra la comunità ed è facile perciò supporre che l’opera del Pini sia stata commissionata dai membri della omonima confraternita per celebrarne la fondazione avvenuta nel 1649 e per essere quindi esposta sull’altare dedicato a questo santo.

  La data riportata sul dipinto - 1655 - escluderebbe il Pini quale autore essendo egli morto nel 1654 ma, come è stato giustamente già rilevato dagli esperti, l’ultimo 5 della data è stato senz’altro modificato nel corso di passati sommari restauri e l’originario 3 fu probabilmente trasformato in 5.

Inoltre i caratteri stilistici ed il ripetersi di personaggi tipici delle opere del Pini non lasciano dubbi circa l’attribuzione di questa opera.

  La grande tela che misura 244 x 150 cm è stata restaurata fra il 1988 e il 1989, è stata conservata per diversi anni presso il Museo Diocesano di Arte Sacra di Udine, ora è esposta nella rinata Pieve di San Lorenzo in Monte.

In basso sul gradino è riportata la seguente iscrizione: “FV FATA SOTO LA/PROC DI ZVAN AITA DI DANIEL BARACHIN/DI M.ANGIELO FILIIS/1655”.

L’opera raffigura S. Valentino al centro mentre sta benedicendo un gruppo di infermi. A sinistra compare una donna con in braccio il figlioletto, alle sue spalle e dietro al Santo un chierico regge fra le mani un testo sacro.

A destra invece, la scena è più affollata, si vedono quattro persone imploranti la benedizione. In primo piano un giovane seduto a terra è sorretto dalla madre anziana. Alle spalle di questi ritti in piedi si vedono altri due fedeli.

La figura centrale del Santo è evidenziata anche grazie ai colori chiari dello sfondo in cui compaiono degli elementi architettonici. In alto due angioletti sottolineano la sacralità della scena. In questa tela la gamma cromatica, per altro poco vasta, è dominata dal bianco, dai rossi, ocra, grigio e marrone nelle varie gradazioni cromatiche.

Lo spazio è occupato in maniera equilibrata dalle figure interpretate realisticamente e con grande umanità. Fra tutti, spicca senza dubbio il personaggio del Santo grazie alla vivacità cromatica della veste ed allo sfondo bianco che ne mette in rilievo la figura.

Come giustamente rilevato da Lanari i volti del chierico e del Vescovo sono pacati e sereni mentre dai visi dei fedeli traspare ansia e speranza.

Incisiva la figura in primissimo piano dell’uomo con giacca rossa il cui sguardo rivolto verso il basso sottolinea l’espressione quasi rassegnata del volto; anche la figura di donna alle sue spalle è bella, le rughe del volto sono evidenziate dal chiarore del fazzoletto e dello scialle.

Interessante anche la donna a sinistra con in braccio un bimbo, sembra che questa popolana voglia quasi offrire suo figlio per la benedizione e forse anche per la guarigione. Bisogna sottolineare infine i preziosi dettagli architettonici con cui è curato lo sfondo.

Questa opera è stilisticamente una delle migliori del Pini, a giudizio degli esperti, in essa ricorrono tipologie note nei volti dei vari personaggi. Uno degli ammalati è vicino nei tratti del volto al S. Ermacora della pala di Azzano d’Ipplis mentre la vecchia ricorda S. Antonio Abate di Gemona; la giovane donna col bambino è simile invece alle figure femminili della Natività di Gemona.

San Valentino invece ricomparirà nella figura del Redentore della omonima opera di Mels.

Ricorrono, a mio avviso, più in generale anche spunti stilistici caratteristici delle opere del Pini ovvero: realismo ed espressività dei volti dei personaggi, lo sfondo molto particolareggiato e le fisionomie dei volti molto simili tra loro e spesso ricorrenti.

  

BIBLIOGRAFIA:

G.Asquini, Notizie dei pittori del Friuli a cura di P.Pastres, Udine, 2002.

G.Bergamini - S.Tavano, Storia dell’arte nel Friuli Venezia Giulia, Reana del Rojale, 1991.

L.Bros Marioni, Un museo nel terremoto a cura di Gian Carlo Menis, Pordenone, 1988.

G.B.Cavalcaselle, La pittura friulana del Rinascimento a cura di G. Bergamini, Vicenza, 1973.

G. De Rinaldis, Della pittura friulana saggio storico, Udine, 1796.

L.Lanari, Eugenio Pini pittore udinese, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Magistero, Tesi di laurea a.a. 1968-1969.

G.C.Menis, Civiltà del Friuli centrocollinare, schede delle opere a cura di L.Bros Marioni Pordenone, 1984

P.Menis, La fraterna e la sagra di S.Valentino a Madonna in Bollettino Parrocchiale Madonna di Buja numero straordinario, febbraio 1947.

A.Rizzi, Storia dell’arte in Friuli. Il Seicento, Udine, 1969.

DOCUMENTI:

Archivio Pieve di Buja, Carte relative alla Chiesa di Madonna n.1302 (Decreto istituzione confraternita di San Valentino 1649).