Numero Speciale - luglio 1966

Come naque la parrocchia di Madonna

di Pietro Menis

 

Le vicende e quindi la storia della chiesa di Madonna, S. Maria ad Melotum, vanno divise in tre periodi, ognuno dei quali ha  una sua fisionomia particolare.

Il PRIMO periodo è quello che va dal 1251, cioè dal primo ricordo della chiesa e dall'istituzione del Vicariato, al 1815. Il SECONDO è il periodo della riunificazione di tutta Buia in unica parrocchia, che corre dal 1815 al 1910. Il TERZO inizia dalla erezione di Madonna a parrocchia, vale a dire dal 1910 e va fino ai giorni nostri.

Per la felice circostanza del 25" di sacerdozio, che Fattuale parroco, don Carlo Cautero, festeggia, fra l entusiasmo della sua popolazione, abbiamo creduto bene di illustrare, sulle colonne di questo numero speciale del Bollettino, il periodo di mezzo, quello che ha visto tra l'altro sorgere la bella chiesa di cui giustamente Madonna va superba.

Nel 1251 il patriarca di Aquileia Gregorio di Montelongo, volendo addivenire alla sistemazione della Pieve di Buia, per una razionale assistenza alla popolazione, dispersa in laute Contrade del territorio, in sostituzione del Pievano commendatario di S. Lorenzo, che risiedeva altrove con altro incarico, istituiva il Vicariato di S. Stefano, chiamato di Sottomonte, e quello di Madonna, chiamato di Sopramonte.

1   Vicari  titolari   risiedevano  presso le

due chiese citate ed avevano  giurisdizione su una metà del paese; alternativamente, secondo un ordine stabilito dall'autorità ecclesiastica, funzionavano in Pieve, cioè nella chiesa matrice di Monte; entrambi erano   indipendenti   e,   più   tardi   (1600).

ognuno avrà i suoi libri canonici. Il Pievano commendatario era una autorità simbolica che teneva uniti gli animi e man teneva, anche da lontano, il nome ed il prestigio  della   Pieve  di   Buia.

Ma quando il Pievano Luigi d'Aragona, Cardinale di S. Maria in Cosmedin ( Roma) che, per alcuni anni « colla sua autorità apostolica aveva tenuta e retta la Pieve », spontaneamente rinunciava ad essa, Papa Leone X, il 19 marzo 1512, la univa e incorporava alla Fabbrica del Duomo di Udine.

Questo fatto non tu gradito ai Buiesi e men che meno ai Vicari. La nuova amministrazione della Pieve provvedeva scarsamente alle chiese ed i Vicari vivevano poveramente.

Questa situazione associò autorità civile e religiosa, la popolazione e gli « huomini » di Buia in unico blocco di resistenza e di « supplicazione » per riottenere l'antica libertà della Pieve. Intercorsero memoriali, domande, suppliche, si istruirono « processi », si ricorse per lunghi anni, anzi per secoli, a manifestazioni di vario genere, con una tenacia ed una insistenza addirittura commoventi. Dobbiamo infatti giungere al maggio del 1792 prima di ottenere giustizia, che ci verrà dal « Consiglio dei 40 » al Governo della Serenissima  Repubblica di  Venezia.

La Pieve di Buia venne staccata dalla Fabbrica del Duomo di Udine e al suo governo, conseguentemente, si doveva provvedere con la nomina del suo titolare.

Così, alla morte del Vicario di S. Stefano, avvenuta nel maggio del 1815, il successivo 2 ottobre, l'autorità ecclesiastica sopprimeva i due antichi Vicariati di S. Stefano e di Madonna e nominava il Vicario superstite, don Domenico Minisini, Pievano di S. Lorenzo. Così tutta Buia diveniva un'unica grande parrocchia. Per la chiesa di Madonna, l'antico Vicariato, si era provveduto con la nomina di un Coadiutore, col titolo di Vicario, dipendente dal Pievano.

Il provvedimento lasciava scontenti e perplessi quelli di Madonna che dopo qualche tempo inizieranno la « resistenza » contro il provvedimento del 1815 e sosterranno la « battaglia » per avere un loro  parroco  e   l'indipendenza.

Seguiremo, attraverso la serie dei Coadiutori-Vicari, alcune fasi di questa « lotta » che si concluse, dopo 95 anni, nel 1910. Quelli saranno anche gli anni durante i quali sorse e si abbellì la bel­la chiesa di S. Maria.

 

DON EVANGELISTA MOLARO DA CODERNO (1815-1820).

Fu il primo Coadiutore di Madonna. Di lui sappiamo che ebbe aspre contese col Pievano e non certo per sostenere la causa di Madonna, giacché i «cronisti » locali ci hanno lasciato sul suo conto  un  giudizio   poco   lusinghiero.   Lasciò Madonna nel 1820.

 

DON CARLO BASSI DA MONTEGNACCO.

Tenne il posto dal 1820 al 1823.

 

DON NATALE ANDREUZZI DA ARTEGNA (1823-1837).

Nel 1823 era morto il primo Pievano di Buia, Don Domenico Minisini ed il suo posto era stato occupato da Don Tomaso Bonetti. Con questi, l'Andreuzzi era probabilmente in buoni rapporti di amicizia  data  la  vicinanza  del  suo  paese d'origine con quella di Magnano do­ve il nuovo Pievano era stato in cura di anime. Nel 1825 il nuovo Coadiutore diede inizio alla costruzione del campa­nile della chiesa di Madonna. La torre campanaria in pietra viva venne innal­zata in dieci anni di comprensibili sa­crifici. Il Pievano lascierà scritto: «Il campanile di Madonna venne fatto a spe­se di quelle Borgate e colla questua di grani in tutta Buia. La spesa (incontrata nella costruzione) non si può calcolare, ma è un lavoro che vale una moneta! ».

. La tradizione popolare vuole che le fondamenta del campanile inghiottissero una quantità ingente di materiale, su per giù quanto ne occorrerà poi ad innalzarlo fino alla sua sommità di 37 metri dal suolo è ciò a causa della natura argillo­sa   del   terreno.   Nelle   fondamenta,   sempre secondo la tradizione, furono portati anche i materiali recuperati dalla demolizione della chiesetta di S. Maria Nascente di Campo Garzolino.

Ciononostante l'angolo nord-est della base della torre, sistemandosi gradualmente, cedette quando le murature erano giunte a due terzi dell'altezza, abbiamo così uno strapiombo di cm. 66 al lato di levante e cm. 52 a quello di tramontana. Consolidata la base, arditamente si procedette al compimento dell'opera, cercando di guadagnare o ravvicinarsi, con l'ultimo tratto della torre e con la cella campanaria, alla linea verticale.

Un'impresa veramente rischiosa, dati anche i mezzi limitati del tempo.

Don Natale Andreuzzi, nel 1837 venne promosso a canonico onorario di Cividale per  cui  abbandonò   il  paese.

 

DON VINCENZO CALLIGARO (o Cal-ligaris) DA BUIA (Strambons) 1837-1879).

Un pio sacerdote che il reparto accolse freddamente e una volta in sede « ebbe a sopportare parecchie molestie ». Tuttavia il buon sacerdote con la sua umiltà, con rinuncie e sacrifici, con costanza e dedizione alla sua missione restò sul posto ben 42 anni consecutivi, accattivandosi la simpatia dei più. E quelli furono anni difficili non solo per le condizioni particolari del paese, ma soprattutto per i sommovimenti che agitavano la intera società, per i rivolgimento sociali e politici dì risonanza storica.

Durante il suo lungo governo a Madonna sorgeva la nuova casa canonica, «su di un fondo Savorgnano». I lavori furono incominciati nel 1872 e finirono nel 1874. Con il nuovo fabbricato, accanto alla chiesa, l'antica piazza dinanzi alla chiesa, assumeva quella sua fisionomia che è  giunta  fino a  noi.

Malandato in salute, invecchiato inanzi  tempo Don   Vincenzo Calligaro  rinunciava alla Cura di Madonna nel 1879, ritirandosi presso i famigliari, in francescana povertà. Morì l'8 agosto 1892.

In seguito alla rinuncia di Don Calligaro la chiesa di Madonna restò per un lungo tempo priva di un sacerdote sul luogo.

 

DON GIACOMO MARCUZZI DA REANA  (1881-1883).

Fece il suo ingresso a Madonna 1'8 maggio 1881, proveniente da S. Maria di Sclaunicco dove era cappellano. Sotto la sua reggenza il 23 febbraio 1883 il Pievano di Buia, Don Pietro Venier benediva la prima pietra per l'ampliamento dell'antica chiesa di S. Maria di Madonna. I lavori incominciarono subito e con « slancio ».

Senonchè di lì a pochi mesi il 23 aprile Don Marcuzzi lasciava Buia per assumere l'insegnamento nel Seminario arcivescovile: partendo « lasciava di se una cara memoria, del suo sapere, della sua umiltà, del suo zelo, in una parola di tutte le virtù ».

DON ANGELO BALDOVINI DA UDINE ma abitante a S. Daniele (1883-1885).

Il 16 maggio 1882 veniva nominato Coadiutore-Vicario di Madonna Don Baldovini che proveniva dal Seminario dove era stato in qualità di «prefetto ». Il 14 luglio il nuovo eletto faceva il suo ingresso solenne. « Un gran numero di carrette gli vanno incontro fino a Tonzolano, dove il Pievano lo incontrava e qui lo fa salire alla sua destra nella sua carrozza ». Il corteo sfilò per Avilla, Ursinins Piccolo, Camadusso, S. Stefano e Arrio un gran numero di gente si fece sul suo passaggio. Le campane delle chiese «lo salutarono col loro scampanio ». Nella ricorrenza del Carmine fece tutte «le funzioni della giornata solenne con grande  soddisfazione  piena e  generale ».

Ma era destino che nemmeno questo Vicario mettesse profonde radici nel paese che lo aveva accolto con tanto entusiasmo. Forse fin d'allora nel suo cuore era fiorita la vocazione missionaria che lo avrebbe tra poco portato fra gli infedeli, nel Continente nero. Difatti Don Baldovini « lasciò Buia il 2 settembre 1885 per trasferirsi nel Seminario delle Missioni di S. Calogero di Milano per prepararsi alla carriera  di missionario ».

In tanto i lavori della chiesa di Madonna avevano progredito. Nel 1884 il Pievano Venier scriveva che i muri si erano alzati «di più metri » e la facciata, iniziata l'anno precedente, era arrivata «al compimento delle colonne » cioè delle lesene ed era stato collocato anche « qualche  capitello ».

 

DON LUIGI FLORIT DA UDINE 1883-1897).

Era a Buia in qualità di cooperatore del Pievano fin dal 1883; per le sue belle qualità sacerdotali si era fatto amare e stimare da tutti e perciò la sua destinazione a Madonna venne salutata con gioia. Prese possesso il 12 settembre 1885, appena dieci giorni dalla partenza del suo predecessore, « fra spari di falconetti, scampanii ed una folla di fedeli  accorsi sulla piazza  al suo arrivo »,

con un lungo corteo di carrette. Conoscitore dell'ambiente, dei contrasto e degli uomini appassionati alla verterza, si diede tosto al lavoro per il proseguimento dei lavori della chiesa.

Gli abitanti guidati e animati da « questo zelantissimo Vicario» nella primavera del 1886 avevano in animo di collocare i capitelli della facciata... « poi dissero, anche l'architrave... poi anche il fregio... di pietra... poi anche la cornice... poi anche il frontone... poi anche il coperto... e difatti il 9 maggio vigilia della sagra di Madonna il primo arco della nuova chiesa era coperto. E' stato una specie di prodigio!... ».

L'anno successivo 1877 la facciata della chiesa era terminata.

Don Luigi Florit resterà a Madonna per dodici anni, periodo di intensa attività per la costruzione della chiesa ed altre manifestazioni di fede. Vediamo insieme tanta operosità attraverso la descrizione del Pievano Mons. Venier.

« 1888 - Il giorno 12 dicembre venne benedetta la nuova statua della B. Vergine del Carmine.

1889  - Furono terminate le nicchie e collocati  gli  altari  nella  navata  di  mezzodì.

1890  - Furono terminate le nicchie e collocati   gli   altari   nelle   cappelle   a   settentrione.

1891  - Il 14 febbraio si benedì la statua di S. Valentino nella chiesa di Santo   Stefano   e   processionalmente   traslata a Madonna.  Celebrò  il sacro rito il Canonico Giobatta De Paoli.

Durante quest'anno si demolì la navata centrale della vecchia chiesa e si eressero le nuove colonne, gli archi e quindi il coperto. Lavoro ingente che fa onore a quei di Madonna.

1892  - La chiesa venne stabilita in tutte tre le navate fino al coro.

1893  - Nel soffitto della navata centrale  venne  dipinta la  caduta degli  Angeli per mano del pittore di Osoppo Domenico Fabris.

1894  - Nei mesi di novembre e dicembre   si   lavorò   nella   sacrestia   di   mezzogiorno e si costruì la scala che conta 81 scalini.

Intanto il Fabris aveva dipinto gli altri due cassettoni della navata centrale con le scene di Tutti i Santi e delle Anime Purganti. Si spesero L. 4300.

1895   -  Furono  gettate  le  fondamenta della   crociera.

1896  - Durante l'anno si proseguirono i   lavori   della   crociera   e   della   sacrestia nuova.

A questo punto va segnalato che anche   a   S.   Stefano,   nel   Capoluogo,   dal 1889 si attendeva alla costruzione del Duomo. Sia nell'una che nell'altra chiesa, i lavori nel mese di dicembre di quell'anno 1896, erano a buon punto, giacché il Vescovo ausiliare dell'arcidiocesi, Mons. Antivari, procedeva alla loro benedizione. Il 26, giorno di S. Stefano, quella del Centro ed il giorno seguente 27 quella di Madonna. « Concorso immenso, straordinario di gente. Tutti contenti, visite nell'una e nell'altra parte di   autorità,   rappresentanze ».

Ma ecco che Madonna sta per perdere il suo zelantissimo Pastore. Don Luigi Florit, fin dal gennaio di quell'anno 1896 era stato eletto dai Capi famiglia di Ampezzo quale loro parroco, con una votazione plebiscitaria. Tuttavia egli nonostante tutto indugiava a lasciare la nostra Buia, e soprattutto Madonna. Difatti procrastinerà la partenza fino al novembre successivo 1897.

Forse aveva voluto vedere finita ancora una parte della sua chiesa. Infatti in quell'anno venne coperto il coro e un  braccio  della  crociera.

 

DON GIUSEPPE BERNARDIS DA LAVARIANO (1898-1921).

Venne a Madonna nel 1898 e subito si infervorò alla chiesa, ai problemi lo­cali, buttandosi, con l'entusiasmo dei gio­vani, per così dire  allo sbaraglio.  Iniziò chiamando a raccolta la gioventù e formò una filodrammatica che per lungo tempo calcò le scene con le commedie e i drammi in auge in quel tempo.

Intanto la chiesa si completava dell'altro braccio della crociera. L'anno seguente 1898 veniva eretta la cupola, con cui la chiesa poteva dirsi completata nelle sue strutture essenziali.

Ma per il Vicario c'era ancora tanto da fare! Infatti egli, don Bernardis, assecondando una sua innata vocazione alla pittura, si darà alla decorazione. Non resterà angolo della chiesa di S. Maria dove il sacerdote-pittore non avesse posto mano. Pareti, arcate, volte, lesene, altari, cupola, ovunque egli lascierà traccia delle sue decorazioni a fiorami, a volute, a intrecci, a simboli, il tutti misurato, decoroso, gradevole all'occhio. Lavorerà per anni, solo, in silenzio, con vero amore e passione.

Nel 1910, un decreto arcivescovile riformava gli ordinamenti instaurati nel 1815. Madonna e il suo territorio, cioè tutta la parte superiore del paese, veniva smembrata dalla Pieve di S. Lorenzo ed eretta in parrocchia indipendente. Don Giuseppe Bernardis veniva eletto parroco,   il   primo   parroco   di   Madonna.

Don Bernardis lasciò Madonna nel novembre  1921.

In tal modo si maturava quel lungo processo storico che diede a Madonna il suo volto moderno.

Pietro Menis