1957 n.2

Gli affreschi trecenteschi nella pieve di Buia

di Gian Carlo Menis

 

Sono stati finalmente ultimati i restauri degli affreschi trecenteschi della Cappellina della Vergine annessa alla Pieve di Buia (1), della quale scrissi qualche anno fa (2).

Il piccolo ambiente, dalle pareti e dalla volta interamente dipinte, che era stato notevolmente deteriorato attraverso i tempi, ha riassunto così la sua primitiva suggestione, mirabile per l'armoniosa distribuzione dei comparti, per la sapiente misura cromatica, per la limpida essenzialità del racconto nelle composizioni. La presenza di una esperta mano d'artista e la conservazione di un ciclo iconografico completo (unico nella regione), fanno di questa cappella un gioiello della pittura trecentesca friulana.

Purtroppo non è stato possibile fare nulla per la serie dei dodici Apostoli che costituiva il primo ciclo di rappresentazioni; essa è andata quasi completamente perduta con lo sgretolamento degli intonaci. Quasi interamente conservati invece sono i quadri con le storie della Vergine che formano il secondo ciclo. Con la pulitura delle loro superfici furono messi in luce nuovi elementi prima ricoperti da incrostazioni calcaree prodotte dalle infiltrazioni di acqua.

In tal modo, oltre ad alcuni dettagli di secondaria importanza, è anche emersa nelle sue parti essenziali la composizione disposta ai lati e nella parte superiore della finestra della parete

sud, dove prima la lettura riusciva segnatamente difficile.

Avevo creduto di vedervi « due angeli oranti, rivolti verso un tondo centrale che forse conteneva l'Agnello divino » (3); ora invece si può senz'altro affermare che vi era raffigurata l'Annunziazione.

Anche se le tinte risultano ormai alterate e non è possibile più cogliere la sottile trama della narrazione pittorica, tuttavia si possono ancora ben rilevare gli elementi fondamentali del disegno.

A sinistra di chi guarda la finestra è disposto l'angelo annunziante, inginocchiato, con la destra alzata nel gesto della parola. A destra la Vergine anch'essa in ginocchio, con le braccia incrociate sul petto, disposta forse davanti ad un leggio col libro aperto (4). Al centro, in alto sopra la finestra, un tondo raggiante contiene lo Spirito Santo.

A questi si aggiunge un altro particolare meno frequente e che indubbiamente impreziosisce questa scena dal lato iconografico. Accanto al tondo centrale si può ancora osservare la sagoma di un putto, col nimbo crociato, che uscendo da esso si lancia verso la Vergine. Si tratta evidentemente di una allusione molto realistica alla incarnazione del Verbo per opera dello Spirito Santo.

Con questa nuova scena il ciclo delle storie della Vergine si completa.

Esso risulta così composto da dieci quadri, disposti successivamente secondo l'ordine cronologico :

1) Nascita di Maria (sulla parete nord); 2) Presentazione di Maria bambina al tempio; 3) Soggiorno di Maria bambina al tempio (scena contratta); 4) Miracolo della verga di San Giuseppe; 5) Sposalizio della Vergine con San Giuseppe (sulla parete orientale); 6) Annunziazione dell'angelo a Maria (sulla parete sud); 7) Nascita di Gesù; 8) Adorazione dei Magi; 9) Presentazione di Gesù al tempio (sulla parete occidentale); 10) Incoronazione della Vergine e angeli (nella volta).

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Dai restauri tuttavia non sono emersi elementi nuovi tali da modificare le conclusioni principali che credetti di poter enunciare nel citato studio e che qui riassumo:

1. I dipinti risentono indubbiamente di quella corrente artistica risalente dall'Italia che va ormai sotto il nome di

espansione emiliana. Essi però sono più vicini all'arte romagnola che a quella bolognese ad essa leggermente posteriore e dominata in Friuli dal forte pennello di Vitale da Bologna. Ci troveremmo quindi in una fase previtalesca.

2. Sono presenti inoltre notevolissimi influssi nordici, particolarmente evidenti in alcune preferenze iconografiche ed in certe insistenze gotiche alla maniera transalpina.

3. I facili richiami tuttavia all'uno od all'altro ambiente artistico non esauriscono la personalità dell'artista che molto spesso batte una via sua propria, fondendo in un linguaggio personale quello che la scuola, le conoscenze e l'esperienza possono avergli suggerito. Aborrisce soprattutto la leziosità e la verbosità, nel disegno riesce spesso ruvido e angoloso, solido e legnoso nel delineare le espressioni dei volti. La diremmo — concludevo — « una pittura dall'anima friulana ».

4. Probabilmente l'opera è da attribuirsi al pittore Valente di Valcone da Gemona che il 13 febbraio 1328 faceva patti per dipingere la « chiesa di S. Maria di Buja » (5).

Sono ben lungi dall'affermare che queste conclusioni non possano venire in tutto o in parte modificate da ulteriori ricerche; comunque penso anche che forse è venuto il tempo di rivedere seriamente se si possa ancora affermare che « in Friuli, le pitture del Trecento, dove non siano maestri venuti di fuori come Vitale da Bologna ad Udine, sono molto secondarie, in genere grossolane e quasi non risentono dell'arte oltremontana » (6).

Note:

(1) Per questi restauri fu interessato direttamente il Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti. La Soprintendenza aveva precedentemente provveduto a riparare il tetto. Quest'anno si ultimò il restauro all'interno. Fu murata una finestra non originaria sulla parete ovest mentre l'altra fu munita di nuovo telaio, furono consolidate e ripulite le superfici affrescate, rifatti gli intonaci nelle parti mancanti, ripresi i motivi geometrici e completate le lacune con tinte neutre. Questi lavori furono condotti con rara abilità dal restauratore Gino Marchettot. Fu anche asportato il pavimento posteriore a mattonelle e messo in luce quello originario ancora esistente a 25 cm. circa dal primo, composto da una concrezione di malta e polvere di marmo, spessa alcuni cm., stesa sopra una massicciata di massi e sabbia. Non so darmi ragione perchè a tale pavimento, non in pessimo stato, si sia voluto sovrapporre un nuovo pavimento di mattoni posti in coltello e disposti a spina di pesce, attuando così un «falso»! Durante i lavori, alcuni assaggi sulla parete esterna sud della Pieve, misero in luce alcuni frammenti di affresco, tra cui una Madonna Annunziata. Di questa fu operato lo stacco e penso che presto si provvedere a murarla all'interno della chiesa stessa.

(2) La trecentesca Cappella della Vergine nella Pieve di Buia: Ce fastu?, 30 (1954) 21 - 30.

(3) ivi 26.

(4) Ugualmente disposta è l'Annuniziazione nella Chiesetta di S. Giacomo di Venzo-ne; cfr. A. RIZZI, Gli affreschi della Chiesetta di S. G. presso Venzone: Sot La nape 9 n.1 (1957) 1 - 9.

(5) V. JOPPI - G. BAMPO, Contributi alla storia dell'arte in Friuli, TV, (Venezia 1894) 5,

(6) P. TOESCA, Il Trecento (Torino 1951) 797.