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Le campane di Monte ... una storia di umana solidarietà di Roberto Zontone |
L'ANTEFATTO Prima della guerra del 1915-18, la pentagonale torre della nostra antica Pieve di Monte possedeva un concerto di campane che tutti i bujesi hanno ricordato con nostalgia per lunghi anni. A seguito di quelle vicende belliche però, anche le campane di Monte fecero la fine di tante altre: furono confiscate dall'invasore austro-ungarico, staccate dalla torre e fuse per fare cannoni. A guerra finita (e vinta), lo Stato italiano riconobbe come danni di guerra tali requisizioni e, a rimborso del danno subito, diede alle chiese interessate il bronzo (ex cannoni nemici non più utili) necessario per rifare le campane. In Monte allora, anziché rifare un concerto di tre campane come il precedente, si preferì fare una cosa un po' strana e precisamente si realizzò un concerto di tre piccole campane dal peso complessivo di quattordici quintali e una grande campana (chiamata "el campanon") pesante trentaquattro quintali. Sarà stato a causa del materiale scadente utilizzato per la fusione, sarà stato a causa della disparità di dimensione delle campane stesse, sta di fatto che il concerto così ottenuto non incontrò il consenso popolare e possiamo credere che da subito, dalla borgata di Monte ma anche da tutta Buja, cominciarono a pervenire al Pievano lamentele e reclami in tal senso. L'INIZIATIVA Le difficoltà del periodo e la molteplicità dei lavori posti in cantiere a S. Stefano e dintorni, a cavallo degli anni venti e trenta, non consentirono agli Arcipreti del tempo di prestare ascolto a queste lamentazioni; lavori ben più urgenti ed importanti attiravano le attenzioni e impegnavano le energie della Parrocchia che non potevano essere distratte da un problema concreto sì, ma non indispensabile. Ciò non tolse che il buon ricordo delle vecchie campane di Monte accrescesse nella gente il desiderio di un nuovo concerto fino a dare a questa ostinata aspirazione la forza di organizzarsi spontaneamente in una specie di comitato avente come fine la promozione della iniziativa ed il reperimento dei fondi necessari. Quando nell'autunno del 1939 i rappresentanti del comitato esposero all'arciprete mons. Chitussi il loro piano d'azione, che sostanzialmente consentiva di realizzare la rifusione senza gravare sulle finanze parrocchiali, già all'orizzonte (e forse anche più vicino) si intravedevano i minacciosi nuvoloni di una nuova e più devastante guerra. All'intrepido Arciprete non parve vera questa possibilità che la prese al volo e, per ottenere dalla Curia Arcivescovile la necessaria autorizzazione a realizzare il tutto, la caricò di ulteriore ottimismo. Nella richiesta formulata in data 17 novembre 1939 scrisse: "lo non ho mai dato ascolto a questi desideri, benché legittimi, ed ora i fedeli di Monte, dove ha sede la vecchia Pieve, col consenso unanime non solo di tutta la parrocchia, ma anche col consenso unanime della Parrocchia di Madonna, si sono fatti iniziatori di una sottoscrizione per la rifusione di dette campane ed hanno già raccolto quasi tutti i fondi necessari a questo scopo. Se la somma finora raccolta non sarà sufficiente, (può mancare solo qualche cosa per la sistemazione della cella campanaria e collocamento) ci sono delle persone che garantiscono personalmente in solido in attesa di altre offerte promesse e garantite quando le nuove campane suoneranno". Ci volevano tanto ottimismo e tanta fiducia nell'iniziativa per scrivere quelle parole. Infatti se l'andamento delle cose sostanzialmente permise il raggiungimento dello scopo, molte "offerte promesse e garantite quando le nuove campane suoneranno" svanirono come neve al sole. Anche questo appartiene però al senno di poi. LA SOTTOSCRIZIONE ED I PRIVILEGI CONNESSI Al fine di agevolare e sostenere la sottoscrizione, aperta su tutto il territorio comunale, l'arciprete Chitussi pensò bene di offrire in cambio alle persone offerenti e alle loro famiglie dei "privilegi", graduati sull'entità dell'offerta versata e precisamente scrisse così: "Chi verserà L.100 avrà diritto al suono di tutte e tre le campane per tre volte e per la durata di dieci minuti per tutti i membri della famiglia. Quando verrà a morire il capofamiglia questo diritto durerà finché la famiglia resterà tutta unita; in caso di divisione della famiglia questo diritto passerà in eredità al figlio primogenito oppure in favore di un erede testamentario. Ogniqualvolta si farà uso di questo diritto si dovrà pagare la tassa di L.15 come competenza al sacrestano e alla chiesa per logorio di corde. Chi verserà L.50 avrà gli stessi diritti di cui sopra, ma limitati ai membri della famiglia attualmente presenti; restando sempre fissata la tassa di L.15 per gli stessi motivi di cui sopra. Chi invece avrà versato una somma inferiore al L.50, e in ogni caso non inferiore a L.20, avrà gli stessi diritti ma riservati esclusivamente alla persona offerente restando sempre fissa la tassa di L.15 per il sacrestano e per il logorio delle corde. I nomi di tutti gli offerenti saranno segnati su un Album apposito di cui una copia si conserverà nella chiesa di Monte ed una nell'Archivio arcipretale". A riguardo del diritto al suono delle campane, forse è utile precisare che l'occasione in cui trovava applicazione il diritto stesso era quella del funerale dell'interessato o di un suo familiare. Dati i tempi e probabilmente l'esperienza già maturata in altre precedenti e recenti iniziative, lo stesso Arciprete informava che, qualora la sottoscrizione non andasse a buon fine, il danaro raccolto sarebbe stato restituito agli offerenti "se pure non volessero lasciarlo in deposito fino al raggiungimento della somma necessaria". LE NUOVE CAMPANE La sottoscrizione partì subito e con il piede giusto, tant'è che alla fine dell'anno le vecchie campane vennero tolte e consegnate alla Fonderia De Poli di Udine per la loro rifusione. Per il nuovo concerto , dopo aver scartato per ragioni tecniche un "FA-MI-RE" naturale, venne adottata l'intonazione "MI-RE-DO#" che dava migliore risultato sonoro. Nella fusione non tutto andò per il verso giusto: al momento della pesa delle vecchie campane risultò che il loro peso era di circa cinque quintali inferiore a quello ufficialmente creduto e. quindi, il costo preventivato aumentava sensibilmente. A questo punto giocoforza si andò avanti e, forse in virtù della buona qualità del metallo aggiunto, le nuove campane riuscirono ottimamente sotto ogni aspetto. La domenica 25 febbraio del 1940 vennero inaugurate con una solenne cerimonia presieduta dal compaesano mons. Aristide Baldassi; Padrini dei nuovi bronzi furono Valentino Tessaro (Tin dal camion), Alfredo Calligaro (Fredo di Lene) e Riccardo Pezzetta (Ricardo Testor). La struttura della cella campanaria venne interamente rifatta sotto la supervisione di Angelo Briante senior. I CONTI FINALI II resoconto, dato dai promotori a lavori ultimati e pubblicato sul Bollettino Parrocchiale del successivo mese di aprile, conteneva i seguenti dati. Entrate: sottoscrizione nella parrocchia di S. Lorenzo L. 3.589,70; sottoscrizione nella parrocchia di Madonna L. 2.977,50; incasso lotteria organizzata per la circostanza L.1.903,40; totale complessivo di L. 8.470,80. Spese: fusione campane L. 6.619,40; ferramenta diversa (battagli, cuscinetti, ecc.) L. 2.940,30; compenso al campanaro per collocamento L. 900,00; compenso a Vezzio Federico per prestazioni diverse L. 1.347,90; riparazione paranco L. 200,00; compenso a Briante Angelo e figlio L. 280,00; a Comelli Antonio per tornitura L. 160,00; spese per materiali diversi e spese varie L. 545,80; a Pezzetta Silvio L. 300,00; a Piemonte Mario(viu) L. 200,00; acquisto corda metallica L.250,00; acquisto corda di canapa L. 128,00, per un totale complessivo di L. 14.171,40. La differenza tra entrate e spese diede un disavanzo di L. 5.700,60, successivamente ridotto a L. 5.430,80, per ulteriori offerte pervenute nei mesi di aprile e di maggio. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE "Suonano, suonano bene, e più suonano e più il loro squillo riesce di piena soddisfazione." Queste parole riportate sul Bollettino del mese di maggio 1940 riassumevano il quasi unanime plauso manifestato dalla gente di Buja. Ci fu però anche qualche critica; "La spesa è troppo elevata, si sono fatte spese inutili, delle spese dovute all'incompetenza". Nell'esporre queste note stonate, il cronista del tempo così le commentò: " Tutto questo è vero: ma è anche vero che chi fa falla e chi non falla non fa nulla... ormai le chiacchiere e le critiche sono inutili e bisogna correre ai ripari. Resta dunque aperta la sottoscrizione a questo scopo...". Non sappiamo se la protratta apertura della sottoscrizione abbia dato il risultato sperato né conosciamo se e per quanto tempo "i privilegi e i diritti" elargiti agli offerenti siano stati effettivamente "goduti" dagli interessati. Probabilmente il disavanzo rimasto venne assorbito dalla Parrocchia di S.Lorenzo e conglobato agli altri debiti causati dalla costruzione della facciata del Duomo e del Campanile di S.Stefano; per quanto riguarda i privilegi, a partire dal mese di giugno 1940, la nostra gente fu presa da ben più serie preoccupazioni e quando queste, cinque anni dopo, vennero meno il mondo era talmente cambiato che pochi si saranno ricordati di quei diritti. Resta il fatto che le campane di Monte furono il risultato fecondo di una volontà e di uno sforzo economico messi in essere da tutta la popolazione bujese. Basterebbe scorrere l'elenco dei sottoscrittori (omesso per ragioni di spazio) per constatare come tutte le borgate di Buja e tutti i ceti sociali diedero il loro contributo. Questa felice iniziativa di 65 anni fa può essere anche oggi assunta a simbolo ed emblema della determinazione dei Bujesi e a concreta testimonianza di cosa siano capaci di fare quando riescono ad operare nell'unione e nella corcordia. |