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Natale 1993

Splende nuovamente in Monte la facciata della Pieve

di Gian Carlo Menis

 

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Con l'esecuzione del terzo lotto di lavori per il restauro della Pieve di San Lorenzo in Monte, la chiesa più antica e più amata di Buja raggiunge un'altra importante tappa del suo lungo processo di riscatto. I principali interventi, ormai in fase molto avanzata, comprendono la posa del tetto della navata centrale, la ricostruzione della facciata e dei portali laterali del transetto, il risanamento e l'intonacatura delle pareti esterne. Restano, dunque, assegnati al quarto lotto (che speriamo possa seguire senza soluzione di continuità) i lavori di ripristino di tutta la decorazione architettonica interna e degli arredi, nonchè la sistemazione del pavimento e dell'area archeologica.

Con gli interventi di quest'anno si c praticamente conclusa la fase di ricomposizione dell'immagine architettonica esterna del sacro edificio, consentendo il pieno godimento dei suoi valori estetici e ambientali ed insieme favorendo anche la lettura dei momenti fondamentali della sua lunga storia. AH'osservatore attento, infatti, non possono sfuggire dapprima le tracce delle epoche più antiche (secoli XIII e XIV) presenti sulla parete Sud della fabbrica (portale romanogotico c cappellina annessa), quindi i manufatti d'epoca rinascimentale (campanile e facciata) e infine la grande mole ottocentesca del transetto e dell'abside.

II settore più caratteristico di questa evoluzione storico-architettonica è senza dubbio il prospetto occidentale, completato quest'anno, ossia il complesso di facciata che forma la visione esterna più singolare e inconfondibile della Pieve di S. Lorenzo, quasi l'espressione più suggestiva dell'identità culturale bujese. Vale la pena, perciò di illustrarne le componenti essenziali.

La singolarità della facciata sta anzitutto nel fatto che essa è quasi per metà coperta dalla possente torre campanaria pentagonale. Questa fu costruita verso il 1520 (come avvertiva una data incisa su una pietra della cella campanaria) con una chiara finalità di difesa militare contro eventuali aggressioni. A tale scopo sono dovute la sua pianta pentagonale (che aumenta i fronti di avvistamento e di difesa), la forma e la disposizione delle finestrelle a ferritoia, la tecnica costruttiva, la stessa assenza originaria di una porta che desse sull'esterno (la porta originaria, come si può ancora vedere, comunicava con l'interno della chiesa). La funzione militare della torre era poi rafforzata dalla cinta alta e possente (come ci informano i documenti) che racchiudeva allora torre e chiesa in un'unica rocca ben munita. Conosciamo altri esempi di simili chiese-fortezze sorte nella regione tra il '4 c il '500 come luogo di rifugio e di difesa per la popolazione contro le incursioni turche che, proprio allora  infestavano il Friuli. Ciò si rese ancor più necessario a Buja in considerazione dell'atto che in quel tempo il castello sul colle di San Sebastiano era già crollato cd abbandonato.

Il campanile pentagonale venne ad addossarsi, dunque, alla preesistente facciata coprendone il lato settentrionale. Tale facciata era stata costruita nel decennio precedente, forse in seguito al forte terremoto del 1511 che tante distruzioni causò in tutta la regione. Nelle carte dell'archivio della Pieve troviamo, infatti questa significativa nota: «1511 adì 26 marzo fu un grandissimo terremoto... el ruinò il castello et case molte... ». La bella facciata, semplice ma nobilissima, si conclude così superiormente con un mezzo timpano, a cornici modanate, incentrato da un oculo di pietra, mentre sulla fronte si apre con una finestra rettangolare.

L'elemento di maggior pregio è costituito, però, dal portale di bella pietra calcare chiara. Gli stipiti sobriamente modanati sono coronati da una elegante trabeazione sul cui fregio è incisa la scritta: «DIVI LAVRENTII TEMPLVN (sic) / MDXVIII». Il portale fu, dunque, eretto in onore di San Larenzo nel 1518, al termine dei lavori di restauro dell'antica facciata (che originariamente era dotata di un campanile a vela biforata). Gli stipiti e l'architrave sono a loro volta decorati da apprezzabili sculture. Al centro dell'architrave campeggia il disco raggiato racchiudente il monogramma del nome di Gesù (IHS= Iesus in lettere greche). Sappiamo che questa sigla

si diffuse ovunque nel sec. XV, soprattutto per la predicazione e la promozione che ne fece San Bernardino da Siena. Sugli stipiti, invece, leggiadramente scolpiti entro dischi gli attributi del martirio di San Lorenzo; a destra: la graticola, su cui fu torturato col fuoco il santo martire, il mantice, con cui fu attizzata la fiamma che lo mandò a morte, e le molle, con cui furono governate le braci del rogo; a sinistra il libro dei Vangeli che il diacono Lorenzo leggeva davanti alla comunità riunita e le palme incrociate simbolo della sua morte per Cristo.

La facciata cinquecentesca rimase così come l'abbiamo descritta inalterata fino al terremoto. Ci furono soltanto degli inserti molto discreti. Nel 1717 fu murato Sopra il portale lo stemma di Buja con la raffigurazione del bue «passante» e nell'800, al termine di una celebre missione cittadina, sulla parte destra fu applicata una croce dî legno, sopra la quale venne dipinto un arco sovrastato da una scritta riproducente il canto popolare in segnato alla gente dai missionari: «Evviva la Croce.... e chi 1'esaltò ». Di quest'ultima aggiunta, già degradata all'epoca del terremoto, non rimane più nulla ed è opportuno non riprodurla per dare alla tacciata originaria, semplice e severa immagine.

Il Natale del '93 porta dunque alla nostra Pieve questa felice circostanza: la definitiva ricostruzione della facciata della Pieve. Se vogliamo dare al fatto un significato simbolico, possiamo dire che esso può ritenersi il segno

1) della conclusione dell'opera di ricostruzione materiale e morale dell'intero paese,

2) dei caratteri etici della nostra ricostruzione, che per un verso rimangono fedeli alla tradizione culturale e cristiana del passato e per l'altro guardano con fiducioso ottimismo al  nuovo e al  futuro!