Pasqua 2002

LA PALA DI S. LORENZO

Alcune note storiche relative alla grande
 pala di S.Lorenzo, in Monte di Buja 

a cura di Roberto Zontone

 

In questi ultimi tempi, tanti avranno sentito parlare della grande tela o pala del Grassi, già allocata nella Chiesa di S. Lorenzo in Monte di Buja, e raffigurante il martirio del Martire. Forse un numero minore di persone sarà a conoscenza che tale pittura era affiancata da altri due quadri, di dimensioni più piccole, dello stesso artista e aventi per tema anch'essi due episodi della vita del protodiacono martire.

Quanti hanno una certa età ed hanno avuto modo di frequentare la chiesa di Monte prima del terremoto del 1976, ricorderanno che la tela principale, contornata da una maestosa cornice, era sospesa, in posizione centrale, alle spalle dell'altare maggiore e da lì dominava l'intera aula; gli altri due quadri più piccoli erano sistemati ai lati del presbiterio, sopra gli stalli del coro.

Nello scorrere di quest'anno, in coincidenza della consacrazione del Tempio ripristinato o, eventualmente, dopo nella occasione della presentazione dell'intervento di restauro ora in corso, certamente persone di qualificata fama e di indubbio prestigio critico, cureranno una esposizione completa dell'opera pittorica in questione e del suo autore e questo sia per l'aspetto propriamente artistico sia per le loro vicissitudini storiche. In questo momento, penso sia interessante conoscere un altro aspetto di queste opere, meno importante forse, ma egualmente meritorio di essere evidenziato e cioè come erano organizzate e sistemate le tre tele prima dell'ampliamento della Pieve realizzato dal pievano Venier nella seconda metà dell'ottocento. A tal fine passo la penna alla più sapiente mano del nostro illustre concittadino, prof. mons. G. C. Menis, riportando, per estratto, una parte dello studio da Lui compiuto al riguardo.

Scrive il prof. Menis: "A seguito del terremoto del sei maggio 1976, che danneggiò gravemente il sacro edificio, esse furono prelevate e trasportate dapprima nel centro di raccolta di Udine e poi al Centro regionale di restauro della Villa Manin di Passariano. Qui esse furono sottoposte ad accurate analisi e ricevettero interventi conservativi di carattere urgente (velinature, consolidamenti, foderature e saggi di pulitura). Solo le piccole tele, però, furono oggetto di pulitura integrale, e quindi di sapienti rimozioni delle maldestre ridipinture, e di qualche parziale integrazione delle lacune.

 I dipinti risultarono in tal modo notevolmente riqualificati sia sul piano estetico sia su quello storico. Fu proprio in quella circostanza che, sulla base di una inattesa somma di dati raccolti direttamente sulle opere, si profilò l'ipotesi che le tre tele fossero originariamente parte di un'unica grande pala della quale esse costituivano il trittico figurato. Le conferme avvenute in seguito, attraverso minuziose indagini archivistiche, archeologiche e monumentali, ci permettono ora non solo di affermare l'esistenza di una grande pala, ma anche di ricostruirne senza gran margine di errore l'intera struttura architettonica, con grande vantaggio non solo per una migliore lettura dei dipinti superstiti, ma anche per le nostre conoscenze dell'attività artistica del Grassi e della sua bottega. Il primo dato accertato, relativo alla grande tela del Martirio, è che la cornice originaria del quadro seguiva superiormente il profilo semicircolare della composizione e che quindi la parte a vista era arcuata e non rettangolare, come nella situazione attuale. Le integrazioni angolari superiori del dipinto, con l'alfa e l'omega, sono risultate infatti aggiunte e lo strato superficiale di pigmento ivi presente può essere riferito all'ultimo restauro (1892). Sotto di esso si è riscontrato soltanto lo strato originario monocromo della preparazione. Altri preziosi elementi sono emersi dall'osservazione delle superfici maggiormente danneggiate delle tre tele, dalla natura dei danni e dalla loro distribuzione. Si è notato infatti che i danni maggiori erano stati causati da fonti ravvicinate di calore, situate in prossimità della metà dell'altezza della tela maggiore e della parte destra della teletta raffigurante S. Lorenzo davanti al prefetto di Roma e della parte sinistra della teletta raffigurante S. Lorenzo che distribuisce il denaro ai poveri. Ovviamente, le fiamme delle candele dell'altare avevano maggiormente danneggiato la tela centrale nella parte mediana e superiore e le tele laterali nelle parti rispettivamente destra e sinistra, le quali dunque dovevano trovarsi originariamente affiancate alla prima, ad opportuna altezza. Che, del resto, le due tele dovessero trovare collocazione simmetrica in quell'ordine si può dedurre anche dall'osservazione delle rispettive linee di prospettiva, che presuppongono un punto di origine collocato tra esse in posizione mediana. Del resto già il De Renaldis precisava che i due dipinti erano posti uno

(con S. Lorenzo davanti al prefetto) "da una parte" e il secondo "dall'altra" della "gran tavola" centrale. Dall'analisi di questi dati si prospettava già, dunque, l'immagine di un trittico singolarmente suggestivo. Ma l'esplorazione archivistica venne a portare ulteriori decisive conferme. Nell'archivio della Pieve di Buja abbiamo, infatti, trovato anzitutto la testimonianza dell'avvenuto smembramento della vecchia pala lignea, attuato in occasione dei lavori di ampliamento della chiesa di S. Lorenzo, nel 1882. Nel libro storico della Pieve il pievano Pietro Venier annota: "nel mese di giugno... fu demolito il coro e l'altar maggiore della vecchia matrice, il quale altare era di legno indorato... La pala di S. Lorenzo, opera del pittore Grassi, era collocata sull'altare e toccava con la sua sommità il soffitto... l'altare tutto traforato dalle tarme e corroso dal tempo e dalla polvere, presentava un aspetto molto desolante; però in origine.., quell'altare indorato doveva formare una delle meraviglie più belle che si possano vedere in una chiesa". Per quanto elementare ed incompleta (non v'è cenno alle telette laterali), la descrizione del pievano lascia intendere che la pala lignea dorata era costituita da una grande struttura architettonica, che con la sua sommità toccava la volta del presbiterio e nella quale erano incastonate le tele del Grassi. Di essa furono, dunque, conservati i soli tre dipinti su tela che, smembrati, furono collocati sopra l'altare e sulle pareti laterali del nuovo presbiterio; mentre tutta la parte lignea fu distrutta".

Sulla base di quanto fin qui esposto e dallo studio di altri documenti storici, il professor Menis ha potuto ricostruire con esattezza il complesso architettonico creato dal Grassi nella chiesa di S. Lorenzo: tale grande pala lignea infatti, oltre a contenere in sé l'altare maggiore della chiesa, separava l'aula dalla sacrestia situata dietro l'altare stesso nel presbiterio di allora. I recenti scavi archeologici effettuati nella chiesa hanno ampiamente confermato questa impostazione. L'accesso alla sacrestia era assicurato da due passaggi ad arco posti lateralmente all'altare maggiore.

Certamente questa ricostruzione storica del la localizzazione delle tele del Grassi aveva una visuale ben diversa di quella rimasta impressa nella nostra memoria ma, forse per questo, meritoria di essere conosciuta.