INDIETRO

State ascoltando - Brano 7

Pasqua 1989

La Torre pentagonale della Pieve di San Lorenzo in Monte

Con il restauro in corso rivivono cinque secoli di storia Bujese 

di Gian Carlo Menis

 

Da alcuni mesi sono ripresi i lavori di restauro e ripristino della Pieve di San Lorenzo in Monte realizzati per conto e sotto la direzione della Soprintendenza ai beni culturali del Friuli-Venezia-Giulia dall'Impresa Clocchiatti di Udine. Questa volta è di scena il campanile, la singolare torre pentagonale che forma una delle più atipiche espressioni dell'architettura sacra rinascimentale in Friuli e una delle immagini più care alla memoria storica della comunità bujese.

Dopo le poderose opere di rifondazione della tozza mole (sono stati tra l'altro battuti micropali in cemento fino alla profondità di 18 m.), è stato consolidato il corpo superstite della canna campanaria con iniezioni, fugature sulle facciate esterne, cordoli e solette all'interno; si passerà quindi all'integrazione dell'alzato abbattuto dal terremoto fino alla sommità a 21 metri d'altezza. Il monumento riprenderà così integralmente la sua forma volumetrica ed estetica originaria, caratterizzata dalle compatte superfici appena mosse dalle rare finestrelle e sormontate dalle eleganti bifore della cella campanaria. Ma soprattutto sarà ridato alla gente di Buja un bene culturale di primario valore.

Da circa cinque secoli, infatti, la torre pentagonale di Monte condivide le vicende della "cultura" bujese, scandendo coi rintocchi delle sue campane (o, per qualche decennio, del suo campanone) i ritmi or lieti or tristi della sua storia.

Effettivamente l'erezione della torre di San Lorenzo può collocarsi cronologicamente nel secondo decennio del XVI secolo. Precedentemente la Pieve aveva avuto altre due torri campanarie. La prima di cui si abbia documentazione (in base alle risultanze dei recenti scavi archeologici) risaliva ai secoli XII-XIII ed era incorporata sull'angolo interno di Nordovest della chiesa romanica. A giudicare dalle fondazioni rilevate sotto il livello dei pavimenti più recenti, essa aveva pianta quadrata e doveva raggiungere una rispettabile altezza. Successivamente, in seguito ad una generale ristrutturazione della facciata, resasi necessaria per cause ignote, la torre venne rasa al suolo e sostituita da un campanile a vela, posto al vertice del timpano di facciata e decorato da una slanciata bifora, contenente due campane. Così, infatti, è delineato il campaniletto sul verso di una pergamena del XV secolo, che riproduce la Pieve di San Lorenzo.

Alla fine del XV secolo gravi e disastrosi eventi minacciano il Friuli e la stessa comunità locale. I Turchi incombono ai confini orientali, dilagando spesso nella pianura e compiendo razzie e distruzioni. Nel 1477 i Turchi raggiungono anche Tricesimo, non lontano dunque da Buja. La comunità decide allora di creare un luogo di sicuro rifugio per le popolazioni incastellando la vetta di San Lorenzo posta nella sua giurisdizione. (Il castello era già diroccato ed era soggetto alla giurisdizione feudale della famiglia Savorgnan). La vecchia cortina che circondava la Pieve fu allora rafforzata e sopraelevata. Infine, probabilmente dopo i crolli provocati dal terremoto del 1511, si provvide ad erigere a ridosso della facciata la massiccia torre a pianta pentagonale che venne a costituire il mastio della fortezza.

La data incisa in un concio della cella, 1520, segna probabilmente l'anno di completamento dei lavori.

La torre misura in pianta all'esterno m. 4.39 x 4.65, più lo sviluppo delle due pareti frontali poste ad angolo; in altezza essa raggiungeva 21 m. circa. Sulle cinque facce si aprono a livelli diversi strette feritoie fuciliere a doppia strombatura (per favorire la puntatura dell'arma) ed alle quote di 9 e 15 metri aggettano due robusti marcapiano di pietra. 11 pianoterra è collegato con una porta direttamente all'aula della chiesa (la porta esterna attuale fu aperta in breccia, successivamente). Probabilmente solo in un secondo tempo fu eretta la cella campanaria,

con bifore e monofore munite di balaustre; originariamente la torre doveva concludersi con i soli apparati di avvistamento, segnalazione e difesa.

Le caratteristiche architettoniche e funzionali di questa torre, la sua pianta pentagonale, la presenza e la disposizione delle feritoie (quella del pianoterra è esattamente assiale all'antico ingresso), la stessa tecnica costruttiva, la assimilano più a un bastione rinascimentale che ad un campanile. Notevole, a questo riguardo, è anche la collocazione dei marcapiano le cui quote risultano calcolate esattamente sulla sezione aurea dell'alzato. Tutto insomma lascia intendere che il progettista dovette essere un aggiornato esperto d'architettura difensiva militare. Forse il Capitolo metropolitano di Udine, che l'anno 1512 aveva avuto in commenda la Pieve di Buja, provvide alla fabbrica incaricando un provetto architetto della città. Il risultato definitivo della radicale ristrutturazione del colle di San Lorenzo tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo fu, dunque, quello di una chiesafortezza, modellata secondo una tipologia ben nota in quell'epoca sia in Friuli sia nelle regioni contermini.

Ben presto, però, la torre con tutto il circostante sistema fortificato tornò all'esclusivo uso ecclesiale. I muri di cinta furono abbassati. A ridosso del muro occidentale fu creata l'attuale dolce rampa che raggiunge la quota del sagrato (sec. XVII). E la torre, pur mantenendo il suo austero aspetto originario, non fu più segno di paura e di guerra, ma divenne simbolo di pace e di speranza.