Pasqua 2003 |
Arte sacra nella Pieve. Il restauro del "Martirio di S. Lorenzo" in Monte" di Lucio Zambon |
Il gravoso impegno, promosso dalla comunità di Buja, di affrontare il restauro della grande pala dedicata al "Martirio di S. Lorenzo" ci offre il destro di affrontare i problemi tecnici e storico-artistici connessi ad un'operazione eccezionale nel suo genere. Gli studi storici, fin qui esperiti, per quanto lacunosi, ci rendono edotti di un'impresa all'origine ambiziosa; la tela oggi oggetto di restauro era infatti una parte di un progetto complesso non più percepibile oggi se non attraverso ricostruzioni ideali. Attorno la metà del '500 la Comunità di Buja, tramite la Fraterna di S. Nicolò, si volle dotare di un apparato artistico-liturgico degno delle più grandi imprese in atto nel territorio dalla Serenissima. Giovan Battista Grassi (= 1578) fu l'artefice che diede corpo a questa esigenza, progettando e realizzando un'opera polimaterica (dipinti su tela, strutture lignee, ecc.) somma, tuttora inesplorata, della sua complessa cultura. Il dato cronologico essenziale, frutto di documenti di allogazione, controversie legali e perizie, circoscrive al 1558 la data di consegna dell'opera. Molti autori, dal Cavalcasene al nostro G. Bergamini, hanno ragionato attorno alla figura del Grassi e a questa singolare impresa. L'attuale restauro, radicale per scelta filologica, offrirà agli studiosi stimoli inediti di riflessione riguardo alla personalità dell'autore ed alla eccezionalità di un episodio, forse isolato e privo di conseguenze, segno tuttavia di una vivacità di rapporti culturali inaspettati. Personalmente ci sentiamo di segnalare il palesarsi nella pala in questione i rapporti stretti con la cultura del Centro-Italia, eredità diretta o tramite il contributo Giovanni da Udine, il cui ritratto appare inequivocabilmente in, una figura minore del dipinto. Quali restauratori non ci esimiamo dal rispondere alle legittime attese dalla Comunità di Buia rispetto agli esiti, le problematiche e le scadenza dal lavoro in atto. I ripetuti restauri, di cui renderemo conto a suo tempo, avevano stravolto il senso del dipinto. Oltre agli interventi documentati (centrale per noi il nefasto restauro del 1892-93 del Valentinis) si sono individuate almeno altre quattro operazioni di ripristino. Il succedersi di queste operazioni, oltre che deviare la composizione hanno contribuito ad aggravare le condizioni statiche dell'opera, per cui l'eliminazione delle superfetazioni risponde ad intenti conservativi oltre che estetici Al momento, con somma difficoltà, si sta risolvendo la fase di messa in luce del testo pittorico originario, e si profila la fase impegnativa dell'integrazione. Non meno gravosa si prospetta la ripresa dell'opera conservativa, impostata intelligentemente nel post-terre-moto dal restaurate Mario Righetto di Salzano, onde concludere con tranquillità l'operazione ricostruttiva. Quanto ai tempi di esecuzione, in presenza di un lavoro denso di sorprese, consiglierem-mo di slegare la consegna da date prestabilire e progettare una presentazione degna, anche da un punto di vista di riflessione scientifica, funzionale esclusivamente all'opera. |