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Enore Pezzetta 

scultore

di Anzil

 

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Scrivere o parlare di Enore Pezzetta come uomo e come artista, è un piacere, oltre che un dovere culturale.

Ebbi l'occasione di conoscerlo molti anni fa, su­bito dopo l'ultima guerra. Enore era appena tornato dalla prigionia ed aveva una gran voglia di fare, di operare, di lottare e di combattere per la nascita di una nuova realtà, un nuovo modo di essere, un nuovo modo di esistere e di rappresentare finalmente un ruolo di possibile "protagonista" nella storia del suo paese, nella storia del Friuli. Erano tempi (1945-1948) in cui il sindacalismo (anche quello degli artisti) aveva un ruolo di estrema importanza, assumendo un aspetto di indispensabilità e di necessità senza altre alternative. In seguito le cose andarono diversamente.

Ad ogni modo, anche allora vigeva la legge dell'arrangiamento, e l'amico Enore, pur di guadagnare qualche liretta (erano tempi di vacche magre), "andare per chiese" a dipingere, assieme ad alcuni giovani pittori; opere con temi religiosi o comunque "sacri".

Una volta, ebbe l'occasione di avere una committenza per una chiesetta di montagna (Ruttârs); doveva dipingere come tema la crocefissione. Il nostro adempì l'opera e, quando il prete del luogo venne a scoprire il dipinto, rimase strabiliato e stupito: l'Enore aveva dipinto "emblematicamente" solo i piedi, del Crocifisso! L'Enore Pezzetta aveva scoperto il "simbolismo".

Ma lasciamo stare questi aspetti pittoreschi e strani del primo Enore e veniamo alla concretezza della sua esperienza umana e artistica. Ricordiamoci dei suoi "crotàrs", i ragazzi di fiume, ragazzi secchioni, che l'Enore conosceva bene, tutti arrostiti dal sole e che lungo il Rio Gelato di quando in quando si tuffavano in acqua e poi si sdraiavano felici su di un masso, sfiatati, con la bocca aperta, illuminati dal sole. C'è su questo tema tutta una serie di sculture che rimangono tuttora fra le opere più interessanti prodotte dal Pezzetta.

Le sculture di Pezzetta, in realtà, non sono mol­te; egli ha operato in tempi diversi e con notevoli pause di silenzi, con riprese improvvise, con sussulti inquieti. Gli spazi assenti sono stati riempiti dal suo interesse per la ceramica, interesse rivolto un po' alla professionalità e un po' alla possibilità di indagare su territori creativi possibilistici di nuovi risultati formali.

Difatti, l'esperienza "alchimista", materico-coloristica, della ceramica, lo porterà ben presto alle impegnative opere di ceramica-scultura, che sono, a mio avviso, fra le opere di maggior rilievo prodotte in Friuli nei nostri tempi e che rag­giungono il loro culmine con i grandi pannelli del Tempio nazionale di Cargnacco. Queste vaste opere hanno la sfortuna di essere ubicate in un luogo di difficile visitazione, sono male illuminate, e, quel che è peggio, non fatte conoscere a sufficienza al pubblico.

Poi vi è l'operazione "medaglia". Una voglia recente di esprimersi di Enore, un modo particolare e sensibile di documentare la sua dolcezza, o forse un segnale di rinuncia alle grosse fatiche, alle fatiche della scultura "impegnativa", oppure il bisogno, la necessità di intima "grazia", di documentare insomma amori quasi perduti. Potrebbe essere il riposo del "guerriero'', o forse l'accorato canto per gli ideali sognati all'alba della vita, quando donchisciottamente credeva che gli uomini fossero tutti buoni, disponibili.

forse felici o almeno contenti di stare al mondo. Questo scritto non è il solito "soffietto" per un amico, ma vuol essere un'atto di testimonianza, di affetto e di stima per un uomo-artista, che, senza usare tromboni e grancasse, senza l'uso di linguaggi "faraonici", è riuscito, attraverso vie sottili e misteriose, a comunicare il suo mondo semplice e vivo. Le opere che contano di Enore Pezzetta non sono

molte (purtroppo), ma sono tuttavia sufficienti per affermare che sono importanti nel campo dell'arte della nostra regione. L'operazione creativa di Pezzetta non è complicata nella stesura linguistica, non vi sono deformazioni di lirica emotività.

Sarà necessario rivedere l'opera di Pezzetta con una indagine critica più oculata.

 

 

ENORE PEZZETTA

Nato a Buja (UD) il 28/1/1918, vive e lavora a S. Floriano di Buja; diplomato a Venezia nel 1941. Ha tenuto mostre in numerose città italiane e all'estero, in Svizzera, Germania Federale, Giappone, Austria, Jugoslavia, Russia e Americhe. Dal 1955 si dedica anche alla ceramica. Come medaglista ha partecipato alla 3ª Triennale della Medaglia d'Arte di Udine (1976), a Firenze nel 10° anniversario dell'alluvione di quella città (1967-77), a Lisbona (Portogallo) alla Mostra Internazionale della Medaglia indetta dalla F.I.D.E.M. (1979), nel 1980 a Charleroi (Belgio), nel 1981 a Firenze (F.I.D.E.M.), nel 1982 a Casablanca, nel 1984 ad Alessandria d'Egitto, nel 1985 a Stoccolma (Svezia), nel 1986 a Roma e a Varsavia (Polonia) in mostre indette dall'A.I.A.M. Nel 1984 per la 6ª Triennale della Medaglia d'Arte a Udine ha realizzato la medaglia ufficiale della Mostra.