1988 - Numero Speciale sul Duomo di Santo Stefano di Buja |
Il saluto del Sindaco di Gino Molinaro |
L'inaugurazione del Duomo di S. Stefano, restituito non solo alla sua funzione religiosa, ma anche alle memorie più care di moltissimi bujesi, avviene in tempi pressoché paralleli al completamento dei diversi elementi urbanistici e paesaggistici che chiudono definitivamente la ricostruzione del centro di S. Stefano. "Centro storico" si è detto più volte nei momenti di confronto politico, nel dialogo o dibattito con le diverse forze sociali, oltre che negli atti amministrativi che hanno formalizzato le successive fasi di avanzamento dei lavori. "Centro storico", perché la piazza con quanto la circonda ha raccolto la precisa eredità maturata nel corso dei secoli di proporsi come punto di riferimento politico-amministrativo, religioso, sociale culturale e commerciale, e di dare continuità ad una identità che, dai tempi delle remote vicinie, si è trasformata adattandosi alle nuove esigenze e si è arricchita di nuovi elementi, conservando comunque i connotati fondamentali. Non c'è dubbio che gli elementi architettonici costruiti dal lavoro dei bujesi attraverso i secoli erano espressione simbolica della religiosità e dei valori civili e sociali della nostra comunità ed erano testimonianza della sua evoluzione. Un evento traumatico e devastante come quello del terremoto, con la distruzione o l'inattivazione degli edifici che per decenni avevano assolto a specifiche funzioni religiose, sociali e culturali, faceva realisticamente temere che ciascuno di questi punti di riferimento potesse essere cancellato non solo dalla topografia, ma dalla stessa memoria storica del paese. Gli edifici, però, non sono l'anima di Buja né di qualunque altra comunità che, insieme ad essi, abbia ereditato dal passato valori profondi e sicuri principi; ne sono l'espressione esterna, non la sostanza. Il terremoto aveva quindi distrutto l'involucro, ma l'anima era rimasta viva e presente. Solo attraverso questo convincimento ha senso una ricostruzione attenta alla conservazione della fisionomia urbanistica, del tessuto sociale, della funzione delle princiali strutture pubbliche. Soltanto attraverso questa logica la ricostruzione può essere rinascita, intesa come continuità di un volto interiore che può guardare con promettente sicurezza alla crescita complessiva della comunità. Il Duomo e, accanto ad esso, ciascun elemento della ricostruzione del centro devono rispondere fondamentalmente a questa responsabilità storica di cui siamo stati investiti tutti noi che abbiamo avuto la sorte di vivere ed operare in un momento così incisivo: attraverso la conservazione, fin dove è possibile, per tener vivi tutti i legami col passato, o attraverso nuove espressioni, dove è necessario, per consentire che questo tempo lasci come gli altri la sua impronta originale, ciascuno degli edifici e l'intero complesso urbanistico non possono essere visti solo come esercizi architettonici, ma devono continuare nel tempo la consegna per la quale in passato sono stati creati. La stessa ricerca di continuità nella progettazione e nella realizzazione degli elementi di arredo urbano che collegano strutture così diverse per aspetto fisico e funzione sociale sintetizza in un'unico complesso una realtà nella quale i valori della fede, trasmessi fin dall'antichità attraverso la pieve, e i valori democratici, nati dalle altissime lezioni di civiltà politica delle nostre "communitates", convivono per costituire quella microunità culturale inconfondibile, irripetibile ed originale che è Buja. Ci sono elementi sufficienti di coesione, di partecipazione, di disponibilità, di attenzione nelle istituzioni, nelle associazioni, nel volontariato, ne: giovani e nell'impegno e nell'operosità dei singoli: per ritenere che la riedificazione fisica del centro di S. Stefano abbia assolto il suo compito, conservando e consolidando un'anima che si esprime, a livello soggettivo, anche attraverso l'orgoglio di vedere il paese ed il centro che lo rappresenta ogni giorno più accoglienti ed attraverso l'intensa emozione con la quale molti di noi sono rientrati in Duomo la notte di Natale, quasi assaporando la sensazione confortante di ritornare finalmente a casa. Buja, 20 maggio 1988 |