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Natale 1988

Consacrazione ed inaugurazione del Duomo

 18-19 luglio 1988

di Romano Aita

 

Buia ha vissuto con grande commozione, durante due festose e solenni cerimonie, la riconsacrazione del riedificato duomo di Santo Stefano, da parte dell'arcivescovo di Udine monsignor Battisti, e la successiva concelebrazione presieduta da monsignor Mülbacher, vicario generale di Rottemburg-Stoccarda.

Alla base della salvaguardia del duomo resta la ferma determinazione con cui l'assemblea popolare del 24 gennaio 1977 aveva deciso (di fronte all'alternativa di demolizione totale con le relative conseguenze) di conservarlo a ogni costo, attraverso un ripristino generale, nell'assoluto rispetto delle strutture precedenti.

A questo riguardo va ricordato il professor Gian Carlo Menis che vedeva nella grossa mole neogotica, rimasta sola e indifesa tra tante rovine, l'espressione tipica della cultura ottocentesca, il simbolo e l'ultimo baluardo della memoria storica dei buiesi. Le solenni cerimonie sono cominciate alle 18 di sabato 18 giugno, quanto l'arcivescovo Battisti, seguito da numerosi sacerdoti, è giunto sul sagrato del tempio accompagnato dai calorosi applausi della grande folla, noncurante della fitta pioggia.

Davanti l'ingresso centrale il presule ha pronunciato la tradizionale formula bussando con il pastorale alle porte, che si sono aperte permettendo ai fedeli (con gli scout in testa) di riempire le navate. Per primo ha preso la parola l'arciprete, monsignor Aldo Bressani, che, con evidente emozione, rendendosi interprete dei sentimenti della comunità, ha espresso la riconoscenza della Pieve a Dio per il grande dono del duomo restaurato, unendo in tale sentimento tutti coloro che hanno concorso a realizzarlo: lo Stato e la Regione (in particolare il Genio civile e il Provveditorato alle opere pubbliche), le Chiese di Rottemburg e di Firenze, le maestranze e le ditte operatrici coordinate dall'impresa appaltatrice Furlanis, l'architetto progettista Alberto Tondolo, l'amministrazione comunale, che ha reso accogliente la piazza antistante, e tutti i benefattori locali, nazionali e stranieri. "Il nostro impegno - ha concluso - dev'essere ora quello di costruire una Chiesa viva costituita da tutti noi". È cominciata poi la lunga liturgia della consacrazione, i cui momenti sono stati seguiti attentamente dai fedeli. Particolarmente suggestivi il rito dell'unzione delle pareti fatta dall'arcivescovo dodici volte, su altrettante formelle crociate murate sui pilastri, e quello dell'accensione dei ceri dell'altare e dell'intero impianto d'illuminazione che ha riempito l'ampia aula a tre navate di una vivida, intensa luce, simbolo di Cristo che è luce del mondo. In quell'istante, spontaneo, si è alzato dalla folla un'altrattanto applauso di ammirazione: quella luce, infatti, aveva messo in evidenza lo splendore dell'architettura, la grazia della decolorazione, lo slancio delle colonne e delle lesene, il luccichio degli ori che fregiano l'antico altare barocco facente bella scenografia al presbiterio, i riflessi dei pregiati marmi del pavimento. Il seguito della liturgia ha avuto momenti d'intensa riflessione comunitaria nell'ascolto delle parole appassionate e significative dell'arcivescovo, che ha esaltato l'operato incisivo e coinvolgente di monsignor Bressani, realizzatore dei progetti di ripristino avanzati, a suo tempo, dal suo predecessore monsignor Angelo Cracina. L'indomani, domenica, stesse emozioni, stesse esultanze nel corso della solenne concelebrazione della messa grande presieduta dal tedesco monsignor Mülbacher, proveniente da Stoccarda, città della Germania federale con la quale si è gemellata la parrocchia buiese. All'omelia il prelato ha illustrato in perfetto italiano i legami affettivi, culturali, operativi che uniscono Rottemburg a Buia, dicendo che il contributo dato dalla sua Chiesa per la ricostruzione del duomo è un gesto di doverosa riconoscenza del suo Paese verso i friulani emigrati, cofautori della potenza economica tedesca. Sono seguite le letture del telegramma inviato dal Papa da parte di monsignor Bressani e dell'epigrafe relativa alla ricostruzione del duomo (collocata sulla fiancata interna destra) da parte del professor Gian Carlo Menis. Alle solenni cerimonie inaugurali, sottolineate dalla corale di Monasso con l'esecuzione della Missa Eucharistica di Lorenzo Perosi e altri inni, oltre alla gran folla e alla lunga teoria di sacerdoti, erano presenti il sindaco Gino Molinaro con gli amministratori, il ministro Santuz, l'avvocato Comelli, il senatore Beorchia, i consiglieri regionali Carpendo, Benvenuti e provinciali Varisco, Martini, Baraldo, il maresciallo Gaiotti, i rappresentanti della Furlanis ingegner Martini, geometra Oss-Noser e Pietro Bianchini, nonché delegazioni austriache e tedesche. Era giunta inoltre una rappresentanza di Nimis, paese natale di monsignor Bressani, composta dal sindaco Germana Comelli, dal vice Longo e dal presidente dell'Afds Canciani.