Natale 2000

La Via Crucis del Duomo di S. Stefano 

di Roberto Zontone

 

Fino al 1960, la Via Crucis, presente nel nostro Duomo di S. Stefano, era costituita da quattordici rappresentazioni pittoriche su tela con relativa cornice lignea e distribuite lungo i muri laterali del Duomo partendo dall'abside destra verso sinistra.

I più anziani certamente ricorderanno questi quadri con la loro cornice nera sistemati sotto i capitelli laterali e sotto ciascuna stazione era collocato un piccolo candelabro a parete con candela che veniva accesa durante il rito della Via Crucis e, in caso di necessità, quando mancava la luce elettrica. Nel 1960 mons.

Urbani apportò al Duomo alcune modifiche interne e precisamente: realizzò un nuovo presbiterio più avanzato verso l'aula rispetto al precedente, staccò l'altare maggiore dal fondo dell'abside centrale e lo collocò all'inizio della stessa; infine tolse l'organo, posto sull'orchestra che si trovava sopra la porta centrale di ingresso, e lo sistemò dietro l'altare maggiore dove si trova tuttora. In quella circostanza venne data una diversa collocazione anche alla Via Crucis.

 Le quattordici tele a olio, opera dell'artista Domenico Fabbris di Osoppo e realizzate verso la metà del secolo XIX, vennero tolte dalle loro cornici ed inserite, a gruppi di sette, entro altrettante finestre create su due nuove intelaiature in legno di rovere.

 Questi due nuovi pannelli vennero a loro volta fissati in asse sotto i due fine stroni laterali del Duomo, posti circa a metà delle due navate minori. Il terremoto del 1976 sostanzialmente distrusse il Duomo e con esso gran parte del contenuto, ma le tele della Via Crucis, protette dall'intelaiatura in legno, furono recuperate intatte e gelosamente custodite in attesa di tempi migliori. Che, per amore del vero, tardavano ad arrivare.

A Duomo ricostruito, grazie all'interessamento per esse del Gruppo catechistico, le tele fecero timida apparizione nell'abside laterale di "S. Vincenzo", poi furono utilizzate come arredo in sacrestia durante il periodo invernale, quando questo vano veniva adibito a cappella feriale. Le cornici originali, accantonate nel 1960 e chi sa per quale motivo non distrutte, durante la fase del post-terremoto subirono involontariamente le peripezie di gran parte dell'arredo recuperato del Duomo fino ad approdare nello scantinato della nuova canonica e lì rimasero.

Nel dicembre scorso, mons. Goi - nuovo Arciprete - ritenne opportuno che il Duomo si riappropriasse pienamente della sua Via Crucis; dal dibattito che scaturì circa la collocazione delle varie stazioni, la funzione liturgica prevalse sulla funzione ornamentale e quindi i quattordici quadri dovevano essere ridistribuiti singolarmente lungo il perimetro interno del Duomo e ciò al fine di creare un percorso non solo ideale ma anche fisico della sacra rappresentazione. Assodato questo concetto, venne preso in esame se restaurare le vecchie cornici o costruirne di nuove.

Da un accertamento effettuato su quelle originali emerse non solo l'opportunità del restauro, ma anche la possibilità di recuperarne la tinta originale. Il lavoro di restauro fu lungo ed impegnativo, ma ne valse la pena; il risultato ottenuto ha appagato pienamente lo sforzo compiuto. Infatti le cornici, in ciliegio naturale, non solo bene si intonano con le tele in esse contenute, ma danno al complesso un tono decisamente meno freddo e pesante di quanto sarebbe stato con le cornici interamente nere.

Così domenica 28 maggio, festa della Prima Comunione, mons. Arciprete ha presentato alla Comunità parrocchiale le quattordici raffigurazioni della Via Crucis restituite alla loro originale bellezza e ricollocate sui muri perimetrali del Duomo ad una altezza più visibile della primitiva e lungo un percorso più vicino ai fedeli.

Con questa iniziativa è stato fatto un ulteriore passo avanti sulla via del recupero e del ripristino dell'arredo interno del nostro Duomo. Sono certo che la sensibilità di mons. Goi, già ampiamente dimostrata per questo problema, e la generosità della nostra gente agevoleranno di molto questo cammino.