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State ascoltando - Brano 7

1982 Dicembre

Il laborioso "iter" del progetto  del Duomo

 

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GENNAIO  1977

La Parrocchia, con consenso unanime, decide che il Duomo di S. Stefano sia salvato e ripristinato conservandone intatte tutte le essenziali caratteristiche precedenti, perché è l'unico monumento che ci rimane della nostra storia e della nostra identità culturale e locale.

PRIMAVERA  1977

Su incarico della Parrocchia l'architetto Alberto Tondolo predispone un primo progetto di massima. Tale primo progetto viene respinto dalla Commissione Diocesana per l'arte sacra, con indicazioni specifiche riguardanti: l'arte, la liturgia  e  la  funzionalità.

ESTATE 1977

Il progetto rielaborato tenendo conto delle indicazioni, viene ripresentato e questa volta accolto dalla Commissione Diocesana

DICEMBRE   1981

Il progetto ora rielaborato fino alla fase esecutiva, viene (dopo altre difficoltà) inoltrato al Provveditorato alle Opere Pubbliche di Trieste per l'approvazione tecnica.

 GIUGNO  1982

Il Comitato Tecnico Amministrativo della Regione (C. T. A. ), non condivide le soluzioni statiche del progetto, che perciò viene restituito alla Curia e da questa alla Parrocchia. L'architetto (in base a calcoli avanzatissimi da calcolatore elettronico), aveva previsto di scaricare tutto il peso della copertura, sulle pareti laterali per lasciare intatte in loco, le colonne della navata centrale, alleggerite da ogni peso sovrastante. Ciò   sembra   inattuabile  ai  tecnici  del  C. T. A.

LUGLIO   1982

La Commissione Parrocchiale, reincarica l'architetto perché rifaccia il progetto ottemperando alle indicazioni pervenute dal C. T. A, Ciò sarà fatto sezionando le colonne, svuotandole e ricostituendole identiche attorno ad una possente   struttura   di  acciaio.

SETTEMBRE   1982

Ripresentazione del progetto alla Curia che, non soddisfatta, lo restituisce chiedendo ulteriori garanzie: in particolare un'indagine geognostica   del   sottosuolo.

 DICEMBRE   1982

Il progetto viene di nuovo ripresentato alla Curia; ora giace in attesa che sia risolto un problema politico emerso in questi ultimi giorni: In base alla Legge 828, recentemente approvata, tutte le competenze decisionali, delegate al­la Regione, vengono a scadere al 31. 12. 1982. Il C. T. A. non esamina più progetti fino a quando non sarà deciso se i suoi poteri saran­no   prorogati.

Tale decisione, per altro prevedibile, ora è ritardata  dalla  crisi  politica  del  Governo.

PROSPETTIVE   FUTURE

Appena la situazione si sarà sbloccata, il nostro progetto, si confida, sarà tra i primi ad essere inoltrato, esaminato, e, se Dio vuole, finalmente approvato, (E' però tutto ancora, so lo, una   speranza!).

L'unica   alternativa  al   nostro   progetto   resta  la demolizione  totale del Duomo per costruire al suo  posto   una  chiesa  ragionevolmente  più   piccola, tutta  nuova, e  meno  costosa, Fuori   da   Buja   non   si   può   capire   perché   noi restiamo tenacemente attaccati ai ruderi del Duomo e lo vogliamo com'era prima. Se questa è la vera profonda motivazione di tutte le opposizioni incontrare, purtroppo ne incontreremo ancora.

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Solo qui a Buja appare invece evidente una realtà, (che i non Buiesi non possono capire): se perdiamo il Duomo vale la pena demolire anche il campanile, poi cancellare dalla Toponomastica il nome «BUJA». Cosa ci resta infatti della nostra identità e della   nostra  storia?

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A giorni uscirà, per iniziativa del comitato, un fascicolo divulgativo (in italiano e tedesco) di Don  Gian  Carlo  Menis dal titolo:

«II   duomo   di   Santo   Stefano: una   proposta "Gotica"  per  il  Duemila».

A tutti i Buiesi l'impegno di darne la massima diffusione per coscientizzare e responsabilizzare tutti   al   nostro   problema Duomo.