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Natale 1985

"Rivive una commovente pagina di storia 

RITROVATA LA PRIMA PIETRA DEL DUOMO"

di  Gian Carlo Menis

 

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 Una pagina commovente di storia del Duomo è riemersa inattesa mentre le ruspe asportavano le ultime strutture di fondazione del presbiterio della secolare fabbrica. Improvvisamente agli occhi degli operai è apparso un blocco di pietra accuratamente squadrato e sigillato al centro con un piccolo coperchio. Si trattava della prima pietra posta all'inizio dei lavori nel 1889. Levato il coperchio, e comparsa all'interno della piccola teca un'anforetta di vetro contenente otto monete, una fiala d'acqua di Lourdes e un listello di pergamena con la seguente scritta vergata sicuramente di pugno da Mons. Pietro Venier:

LOURDENSI EX PRODIGIOSO FONTE HAUSTAM - HIC POSUIT VIRGINIS POR-TENTOSUM MAGNAE - TESTEM FIDE-LEM - PIETAS POPULl - D. O. M. - NOVUM AB INTEGRO STRUCTURA TEMPLUM -R. S. MDCCCLXXXIX

«La pietà del popolo ha posto qui l'acqua attinta alla prodigiosa sorgente di Lourdes quale testimonianza fedele della miracolosa potenza della Vergine, mentre erige a Dio Ottimo Massimo il tempio interamente nuovo nelle sue strutture». Le 8 monete tutte coniate tra il 1851 ed il 1888 e di modestissimi valori, appartengono a sette nazioni diverse e cioè Italia, Austria, Ungheria, Germania, Svizzera, Romania e Grecia.

Non c'é dubbio che attraverso questi piccoli segni il Pievano Venier intendeva tramandare ai posteri soprattutto due messaggi:

1. La costruzione del Duomo si é iniziata sotto la protezione della Madonna che ha dato indubbie prove della sua potente benevolenza.

2. La grande opera si realizzerà soprattutto attraverso il concorso dei generosi emigranti bujesi, sparsi in tutta l'Europa.

Ma qual'era il segno della speciale protezione della Madonna ?

Ce lo chiarisce lo stesso Venier nel Libro storico della Pieve. Qui sotto la data 1888 il Pievano scrive: «Dopo pressochè trent'anni che si andava in cerca di uno spazio per ampliare od anche fare di nuovo la chiesa di Santo Stefano finalmente si ottenne quello che si desiderava». Da trent'anni dunque si trascinava il grave problema dell'ampliamento della vecchia chiesa, divenuta affatto insufficiente all'aumentata popolazione della Pieve. Si era deciso, come unica soluzione, di ampliarla verso Oriente. In quella zona però c'era un vero intrico di piccole proprietà; orticelli sterili ed inselvatichiti, ma che, alla nuova richiesta, s'erano fatti enormemente costosi. I proprietari vi avevano visto una grossa occasione di lucro. Ci vollero perciò interminabili trattative con le singole famiglie.

Quando finalmente l'affare sembrava giunto al termine; ecco opporsi un nuovo inatteso ostacolo. Continua il Venier: «Fra l'area ormai acquistata e la chiesa c'era un orticello incolto di circa 116 metri quadrati di proprietà di un prete che non voleva cederlo per nessuna somma al mondo». Non valsero suppliche, esortazioni, offerte vistose di denaro, permute vantaggiose; nulla, nemmeno le recriminazioni del popolo scandalizzato. Che fare? Esaurite tutte le risorse umane, «si fece pregare - é ancora il Pievano che scrive - delle pie persone e recitare il Rosario nelle famiglie». Lo stesso Pievano fece un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Lourdes. Ed ecco che «improvvisamente il prete cambiò opinione e cedette il famoso orto»!.

Così nel 1889, - come ci testimonia ora anche la pergamena ritrovata - tra la festa della gente, l'intrepido Pievano poté collocare la prima pietra di quella maestosa costruzione neogotica che, senza alcun contributo finanziario pubblico ma con i soli sacrifici, la fatica e l'intraprendenza dei suoi figli di Buja, riuscì in nove anni a portare a compimento.