Pasqua 1986 |
Le prime vetrate istoriate del Duomo (Cronaca e storia) di Roberto Zontone |
Nel momento in cui ci apprestiamo a commissionare la realizzazione dei finestroni istoriati, da installare nell'abside centrale del ricostruito Duomo di Santo Stefano, può essere interessante e per certi aspetti significativo, descrivere - seppur in forma concisa - la cronistoria delle prime vetrate istoriate del nostro Duomo inaugurate la domenica 5 dicembre 1954. Con precisione non si sa quando nacque nella mente di mons. Domenico Urbani allora Arciprete - l'idea di sostituire le vecchie vetrate bianche, coperte dalle ormai logore e scolorite tende, con altre istoriate, ma dagli atti di archivio a disposizione, ho potuto constatare che il 15 gennaio 1953 i titolari della Ditta Scolari e Salviati di Padova vennero a Buja per studiare la possibilità di realizzare l'opera e nel contempo dimensionare l'entità del costo (L. 400.000 per tutti 5 i finestroni). Si deve presumere che mons. Urbani quando chiamò a Buja la Ditta di Padova, avesse già sondato l'umore della comunità locale e, soprattutto, la generosità di diverse persone della Pieve lo avesse incoraggiato a compiere il non facile passo decisionale. Infatti il 12 febbraio successivo, con animo trepidante, ma con determinata volontà, l'Arciprete conferma alla ditta Scolari e Salviati l'incarico e li invita a predisporre i bozzetti dettandone i relativi temi figurativi: Al centro i Misteri principali della fede (SS. Trinità, Redenzione, Caduta Originale); di fianco le due Madri (la Madonna con l'Immacolata, l'Annunciazione, l'Ecce Filius Tuus e la Chiesa con Pietro che parla, Pietro in carcere, la consegna delle chiavi); infine ai lati ancora, i due Santi Patroni Stefano e Lorenzo. Nel mentre a Buja la sottoscrizione per le vetrate dava incoraggianti risultati la ditta aggiudicataria predisponeva alacremente i disegni; tant'è che la Commissione Diocesana per l'Arte Sacra poteva dare la sua approvazione già l'8 aprile 1953, suggerendo qualche leggera modifica nella distribuzione dei quadri (cosa che nei fatti non venne pienamente recepita). A questo punto i lavori proseguirono normalmente e tutto lasciava prevedere che per la Solennità del S. Rosario del seguente ottobre le vetrate istoriate avrebbero fatto bella mostra di sé nel Duomo di S. Stefano. Invece impellenti lavori di manutenzione al tetto del Sacro Edificio consigliarono di rinviare il montaggio dei finestroni ad esecuzione avvenuta dei lavori stessi. Come sempre, i lavori di ripasso del tetto che avrebbero dovuto esaurirsi nel giro di poche settimane sotto l'egida del Genio Civile, si protrassero per diverso tempo e la Ditta, anche al fine di avere il suo, in data 27 aprile 1954 spedì a Buja le casse contenenti gran parte delle vetrate già predisposte da diverso tempo e nel contempo sollecitò l'Arciprete a definire i particolari per le vetrate mancanti (le scritte da inserire alla base dei quadri). Al sollecito, venne data risposta il 3 agosto, ma non in maniera esauriente se ancora il 14 ottobre la Scolari sollecitava le ultime cinque scritte. A questo punto però due grossi avvenimenti religiosi fecero accelerare le cose e questi furono il congresso Mariano Foraniale e la Pelegrinatio Màriae di Buja che solennemente dovevano concludersi nel Duomo di Santo Stefano il 4 e 5 dicembre 1954 (Primo centenario del Dogma dell'Immacolata). Di fronte alle ultime difficoltà sollevate dalla Ditta, mons. Urbani così rispondeva il 17 novembre 1954: "Per tale data deve essere già a posto e completata in tutte le sue parti la posa in opera dei finestroni del Duomo. Su questo punto, caschi il mondo, non posso transigere in via assoluta". E così fuma solo in parte. Perché solo il 16 dicembre vennero installati gli ultimi due quadri (San Pietro in carcere e la Consegna delle chiavi). Ciò non impedì comunque a mons. Urbani di comunicare alla Ditta che il lavoro fu di piacimento del pubblico e di pieno gradimento per quanti contribuirono al suo finanziamento. L'opera completa costò Lire 512.160 a fronte delle quali vennero raccolte oblazioni specifiche per Lire 326.000. Chi avrebbe previsto che a trent'anni di distanza da tali avvenimenti la nostra Pieve si ritrovasse alle prese con analoghi problemi? Forse nessuno. Eppure si è verificato e, per rispetto all'iniziativa ed ai sacrifici all'epoca intrapresi - ben superiori ai nostri attuali - si è voluto non solo restaurare la vetrata, uscita presso ché indenne dal terremoto, ma anche recuperare i temi figurativi allora voluti da mons. Urbani e tutt'ora estremamente validi ed emblematici. |