2005 Luglio |
A spasso nell'Arte e nella Storia 3 di Elisabetta Venturini |
Ripercorrendo con lo sguardo o il pensiero i mosaici che adornano e completano la nostra chiesa, non possiamo, in questo periodo che precede la Pasqua, non posare lo sguardo sul mosaico esterno che capeggia sopra il portone di ingresso alla chiesa. Nel mosaico viene rappresentato Gesù davanti a Pilato e fra i due si interpone la dichiarazione "regnum meum non est hoc mundo"; sullo sfondo alcuni soldati. Non sono necessari ulteriori elementi a completare il piccolo mosaico, a forma di mezzaluna. Il resto è tutto nel dialogo fra i due personaggi, di cui si riporta appunto una delle frasi dette da Gesù: "il mio Regno non è di questo mondo." Non si trovano in nessun archivio tracce che chiariscano, in modo esplicito, il motivo della scelta di questo mosaico.. Non è difficile però giungere ad alcune conclusioni. Si è già trattato in questa sede del mosaico che campeggia sull'abside, quello appunto di "Cristo Re", cui probabilmente si ricollega la scelta di quello all'ingresso. Gesù infatti, di fronte a Pilato, in un dialogo che di fatto ha tutte le caratteristiche di un monologo, per l'incapacità di comprendere di Pilato stesso, giustifica la sua condizione di "Re". Nel dialogo segue l'interrogativo di Pilato sulla verità: "quid est veritas?". Re e Verità si possono intendere in modo strettamente correlato fra di loro. Gesù si propone come Re, nella nostra chiesa si è già più volte ricordato, si venera "Cristo Re dell'Universo". Non è sufficiente prendere semplicemente atto della condizione di Re di Gesù, sulla base di che cosa Egli è Re? Non di certo in un contesto giuridico, la sua condizione di Regalità universale sta nel fatto che Egli stesso è la Verità. In una filosofia di vita in cui l'essere ha la vita e partecipa all'Essere, niente e nessuno è più regale di chi è l'Essere. |