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Mons. Leonardo Monassi 

Canonico della Cattedrale di Adria

 di Gemma Minisini Monassi

 

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Quando andavo a trovare la zia Esterina nella sua casa piena di ricordi del tempo passato, di medaglie e di quadri, ciò che mi colpiva di più era il ritratto dello zio Monsignore, (1) un disegno a carboncino fatto da Enrico Ursella nel 1910. Mi piacevano i valori di luce e di tono che davano serenità al volto e la delicatissima cromia dei bianchi e dei grigi della veste sacerdotale, impreziosita dall'alto pizzo traforato.

Non sapevo molto di “Siôr barbe”, un giorno, però, la zia ha aperto una scatola di cartone piena di ritagli di giornale, di fotografie, di vecchi documenti. Mi ha detto: “Voglio regalarti questo materiale che conservo da tanti anni, forse potrà servirti...”.

Quest’anno, per “Buje Pore Nuje!”, ho ripreso in mano proprio quei fogli arrotolati ed ingialliti dal tempo, ho cercato di riannodare i fili con il passato, di riaprire il gioco di memorie e di voci.

“Oggi 2 aprile (1942) verrà, con speciale cerimonia, celebrato il cinquantesimo anniversario dell'ordinazione al sacerdozio del M. R. Canonico Mons. Leonardo Monassi, il quale, nei 38 anni di sua permanenza fra noi, ha saputo accaparrarsi, colla sua intelligenza e nobiltà d'animo, la stima e l'affetto dell'intera cittadinanza di Adria che si appresta a festeggiarlo”.

Ed ancora...“Ieri è stato festeggiato il cinquantesimo anniversario dell'Ordinazione Sacerdotale del Canonico Mons. Leonardo Monassi. Alle ore 7.30 nella Chiesa di San Nicola addobbata per l'occasione, gremita di fedeli e con una larga rappresentanza del Capitolo della Cattedrale, Mons. Monassi  ha celebrato la Santa Messa seguita dal Te Deum di ringraziamento.

Nell'occasione il festeggiato ha ricevuto lettere e biglietti congratulatori da S. E. il Vescovo e Sacerdoti ed una artistica grande medaglia d'argento fatta coniare espressamente per lui da alcuni ammiratori di Roma, mentre il Capitolo dei Canonici della Cattedrale ha pubblicato in suo onore una bella dedica in latino”.

Non so da quali testate giornalistiche siano stati ritagliati i trafiletti con le notizie che ho qui fedelmente riportato, so, però, che tra gli ignoti “ammiratori” c'era lo zio Matiute, è stato lui, infatti, a realizzare la medaglia per le Nozze d'oro sacerdotali di “Siôr barbe”.

Il 25 ottobre 1942, anche il “Popolo della Vicaria di Avilla”, (2) con la regia di pra Saverio Beinat, si è stretto attorno a lui per dimostrargli il suo effetto. Dopo la Messa Solenne, “con voti augurali”, ha voluto donargli una pergamena (3) resa preziosa da un fregio dal ricco ornato dove, in un freschissimo e vivace cromatismo, in mezzo a tralci e fiori campestri, spiccavano i tondini con la Chiesa parrocchiale, la Cattedrale di Adria e lo stemma di famiglia. (4)

Quel giorno, festa di Cristo Re, mentre in tutta Europa infuriava “devastatrice la tormenta di odio e di sangue” e gli uomini imploravano “dal cielo Vittoria e Pace”, sono certa che Mons. Leonardo, inginocchiato davanti all'altare, è ritornato con il pensiero alla sua famiglia, dove aveva imparato il timore di Dio, compiuto le scelte della vita, sperimentato momenti di gioia, ma anche di sofferenza condivisa. Ha sicuramente ripercorso il suo cammino di fede e le tappe della sua vocazione, vissuta con totale consapevolezza ed intelligente adesione della mente e del cuore, ha ricordato la sua capacità di essere fedele alla Chiesa senza limiti e condizioni, ma anche le delusioni cocenti e le difficoltà incontrate in ambienti storicamente difficili, in periodi intricati ed incerti...

Dipanando il filo della memoria, forse ha ripensato a quel lontano 2 aprile 1892 quando, a Badia Polesine, Mons. Conte Polin, Vescovo della Diocesi di Adria, aveva imposto su di lui le mani ordinandolo Sacerdote, forse si è rivisto ad Onè di Fonte, nel Santuario di “Nostra Signora del suffragio”, mentre si accostava commosso all’altare per celebrare la sua Prima Messa e poi a Grignano dove aveva imparato a vivere in comunione con i suoi parrocchiani, desideroso di trasmettere ad altri la luce della fede e con essa il senso del dovere e del sacrificio. Quando, dopo due anni, era stato trasferito a Ficarolo, aveva dovuto lasciare il paese “la sera a notte tarda e  partire senza cappello né soprabito per non destare sospetti, ma la mattina seguente era stato svegliato da un rumore insolito. Un centinaio di Grignanotti se ne stava sotto la finestra acclamando e protestando per la sua inaspettata partenza”. (5)

Per dieci anni, dal 1895 al 1904, era stato Vicario parrocchiale ed Economo a Crespino.

Trasferito ad Adria in qualità di Cappellano Corale della Cattedrale, nel 1906 era stato nominato Canonico “per le sue peculiari virtù di mente e di cuore”. In città aveva guidato per circa due anni la parrocchia di Santa Maria Assunta della Tomba, “dove aveva profuso i tesori del suo animo mite e generoso”, per diventare poi Rettore della Chiesa di San Nicola di Tolentino, consacrata ad Ara votiva e monumento ai Caduti.

Mons. Monassi possedeva profondi interessi culturali e rispetto per la ricerca della verità. Netta la sua opposizione alle idee moderniste (6) che in quel periodo si stavano diffondendo, privo di orgoglio intellettuale il suo pensiero, intriso di calore il suo linguaggio.

Nella novità dei tempi egli amava la Chiesa con cuore antico!

Alla morte di Mons. Polin, era diventato Vescovo di Adria Pio Tommaso Boggiani, dell'ordine dei Predicatori.  Il giorno del suo ingresso in Cattedrale, il nuovo Pastore era stato accolto dagli Adriesi con manifestazioni di grande stima ed affetto, nessuno avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi, quando una mattina di settembre del 1909 si diffuse in città la notizia che la Sacra Congregazione Concistoriale aveva deciso il trasferimento della Curia e della residenza vescovile da Adria a Rovigo. Immediatamente parecchie persone si radunarono davanti al palazzo del Vescovo per manifestare il proprio disappunto. Mons. Boggiani, dopo aver convocato urgentemente in Episcopio il Capitolo della Cattedrale per la comunicazione del Decreto giunto da Roma, decise di rientrare in treno a Rovigo, dove già risiedeva. Lungo il viale della stazione venne circondato da una folla vociante e colpito alla fronte da un sasso lanciato da “un giovinastro già noto alle autorità di polizia per il suo carattere violento e i sentimenti antireligiosi”. (7)  L'attentatore fu subito arrestato ed in seguito condannato per il grave atto.

Per parecchio tempo i giornali italiani e stranieri parlarono del caso, gonfiando a dismisura la notizia. “Il gesto irresponsabile di quel ragazzo venne addebitato prima agli Adriesi, poi ai Cattolici Adriesi, ed anche, a dei Santi Sacerdoti.

La Santa Sede, non poteva rimanere inerte di fronte tutto ciò, doveva in qualche modo reagire. Con sommo dispiacere del santo pontefice Pio X fu scelta l'azione più pesante ma forse la più consona per quei tempi: la via dell’interdetto, che turbò profondamente tante coscienze”. (8)

Così, per quindici giorni, dal 30 settembre 1909, data di pubblicazione del Decreto papale, ad Adria nessun Sacerdote potè più celebrare la Santa Messa, amministrare i Sacramenti, svolgere funerali solenni, far suonare le campane delle proprie Chiese.

Tra i “Santi Sacerdoti” accusati di aver fomentato i disordini di piazza, anche Mons. Monassi, punito con la sospensione della Confessione e col divieto assoluto di assistere al Coro dei Canonici del Capitolo.

“La punizione ha addolorato il Rev. Prelato che stamattina è fuggito senza lasciare traccia di sé.

La cosa ha destato vivo fermento nella cittadinanza. Numerosi egregi cittadini sono riuniti per deliberare sul da farsi. Si crede che da un momento all'altro abbiano a succedere dimostrazioni di protesta”.

Queste le notizie riportate dal “Corriere del Polesine” del 7 aprile 1910, ma anche da “Il Resto del Carlino”, dall’“Adriatico”, dal “Giornale d'Italia”.

La verità era molto più semplice: già da qualche giorno Monsignore si trovava, per un periodo di riposo, a Treviso ospite di un amico. Immediatamente, dopo aver letto le corrispondenze provenienti da Adria, aveva fatto ritorno in città da dove aveva spedito ai quotidiani una lettera (9), misurata nei toni, ma dal contenuto chiaro e preciso, “smentendo queste corbellerie e protestando intera soggezione e devozione ai suoi superiori”. (10)

L'aggressione patita dal Vescovo Boggiani e la conseguente grave pena inflitta alla città episcopale dalla Sacra Congregazione Concistoriale, avevano provocato nei Sacerdoti e nei fedeli una lacerazione profonda, difficile da rimarginare.

Solo dopo tre anni, “quando sembrava che tutto fosse perduto, che nessuna speranza rimanesse ai buoni...... Mons. Luigi Pelizzo il forte e dolce Vescovo di Padova, prendeva a cuore, s’interessava, conduceva felicemente alla soluzione una delle più gravi questioni che avessero agitato una città...... tante anime intorpidite della lunga, snervante, avvilente condizione nella quale erano cadute si scossero e ritornarono all'ovile, tutti gli altri alzarono il capo e guardarono ancora verso la Chiesa”. (11)

Il ritorno alla normalità è stato lungo, faticoso, alla fine Adria, riconciliata con l'Autorità Ecclesiastica, ha ripreso a vivere, a muoversi con i segni della fiducia e della speranza. Le Chiese sono tornate ad essere la casa di tutti, i Sacerdoti ancora una volta punti di riferimento e testimonianza di fede vissuta in spirito di obbedienza e dedizione.

Solo nel 1945 Mons. Leonardo Monassi, ormai quasi cieco, ha salutato la Comunità alla quale aveva consacrato la vita e donato tutto quello che aveva dentro di sé: la spiritualità, l'amore, l'intelligenza, il suo essere uomo di Dio.

Il suo ritorno Buja è stato silenzioso. Chiuso negli affetti di famiglia, ha lasciato scorrere il tempo con la corona del Rosario intrecciata nelle mani scarne, lo sguardo spento, ma pronto ad abbracciare l'Infinito.

 

NOTE:

1) Monsignor Monassi Leonardo, figlio di Giovanni e di Tonino Marianna, è nato a Buja il 24 marzo 1865. Si è spento della sua casa di Avilla il 22 gennaio 1950.

2) La Vicaria di Avilla è diventata parrocchia del 25 aprile 1943, giorno di Pasqua.

“Con sacrificio non indifferente si è formato allora un capitale (£ 50.000)  necessario per la stabilità e relativo riconoscimento giuridico della parrocchia stessa. Tutte le famiglie furono chiamate a contribuire secondo le proprie forze”.

Monsignor Leonardo Monassi ha offerto lire 1000.

(Notizie ricavate dal "foglio" distribuito a tutti i parrocchiani di Avilla, in occasione della Pasqua del 1944).

3) Il testo della pergamena recita:

“Al Rev.mo Monsignore Canonico

Leonardo Monassi

nel suo Giubileo d'Oro Sacerdotale

mentre infuria devastatrice

la tormenta di odio e di sangue

con Lui implorando dal Cielo  

Vittoria e Pace

il Popolo della Vicaria di Avilla

con voti augurali

1892-1942

Avilla di Buja  25 ottobre 1942-XX”

4) Da “Stemmi bujesi” di Pietro Menis                                                  

Tip. Editrice M. Buttazzoni e F.lli., S. Daniele del Friuli - pag.10

Troncato: il 1º d'azzurro a tre foglie d'edera male ordinate. - 1,2 – accompagnate nel canto destro della croce patriarcale di rosso; nel 2º di rosso alla clessidra fra il sole ed il crescente raggiati d'oro.

5) Notizie tratte dal diario di Ester Monassi, che per lunghi anni ha vissuto accanto a “Siôr barbe” in Polesine.

6) Agli inizi del ’900, la questione modernista ha suscitato un dibattito appassionato: il movimento avanzava un insieme di proposte volte a rinnovare la Chiesa. In particolare venivano affermati il primato della coscienza individuale nell'esperienza religiosa, la necessità di rifondare gli studi biblici applicando il metodo scientifico e l'aggiornamento dell'organizzazione ecclesiale. Nel 1907, con l'enciclica “Pascendi”, Pio X ha formulato una condanna durissima contro il Modernismo e nel 1910 è stato introdotto per tutto il clero l'obbligo del giuramento antimodernista.

7) E. Avanzo, “Settembre Adriese”, Adria 1957

8) A. Rondina, “Una diocesi millenaria - ricerche e appunti sui vescovi di Adria”, Minedi, Rovigo 1982, pag. 241

9) Testo integrale della lettera:                                                                      

“Assente da Adria fino da martedì mattina rilevo dal giornale come la mia assenza è stata interpretata in maniera che offende non solo la verità, ma intacca la mia coscienza di sacerdote: non posso quindi che deplorare, come deploro quanto è stato scritto nelle due corrispondenze da Adria. Figlio fedele della Chiesa Cattolica e suddito dolcissimo dei miei Superiori Ecclesiastici, tengo a dichiarare che io sono in pieno accordo e perfetta armonia con il mio Vescovo dichiarando nello stesso tempo per iscritto, come ho fatto pubblicamente anche a voce, di accettare con ogni venerazione quanto il S. Padre ha disposto col Suo Decreto. Tanto più che son persuaso essere questa mia protesta accetta a’ miei Superiori; come non ho nessun dubbio che di ciò siano persuasi anche i miei Colleghi, che tanto venerano con me le sapienti disposizioni della Santa Sede.

                       Leonardo Can. co Monassi

10) “Il Gazzettino” aprile 1910.

11)    “Verità cattolica” 17 giugno 1913 

Un grazie di cuore al Rag. Aldo Rondina di Adria, per avermi fornito notizie sul “Caso Baggiani".