Mons. Leonardo Monassi Canonico della Cattedrale di Adria Aldo Rondina | "La Settimana" Settimanale di informazione della Rovigo - 1 luglio 2007 |
A partire dal XVII secolo, più di una volta la nostra Diocesi è stata affidata alla cura di Vescovi di origine friulana. L'attuale Vescovo mons. Lucio Soravito de Franceschi, giunto in Polesine da Udine il 18 luglio 2004, è stato preceduto dai conterranei Girolamo Porcìa (1598-1612), Germanico Màntica (1633-1639) e Filippo della Torre (1702-1717). Presuli che hanno lasciato un ricordo indelebile nella Diocesi, seguita con particolare zelo dopo aver espletato gravosi incarichi nella diplomazia vaticana: mons. Porcìa, già legato in Francia per Sisto V, e poi in Germania, in rappresentanza di Clemente VIII e Leone XI; mons. Màntica, fu governatore in Campania per conto di Urbano VIII; mons. Torre, già legato pontificio in Cina su designazione di Clemente XI. Anche mons. Luigi Pellizzo, che fu Delegato Apostolico della Diocesi di Adria (gennaio 1912-luglio 1913) dopo l'aggressione al Vescovo mons. Boggiani, era Rettore del Seminario di Cividale quando fu nominato Vescovo di Padova il 27 luglio 1906. Il Friuli, terra generosa, ha dato alla Chiesa polesana non solo Vescovi, ma anche santi sacerdoti e canonici di grande prestigio. Uno di questi è mons. Leonardo Monassi che, dopo una vita consacrata spesa per questa Comunità, volle tornare alla sua terra d'origine, dove era nata la sua vocazione. Nato ad Avilla di Buja in provincia di Udine, da una famiglia di solida formazione cristiana, il 24 marzo 1865, scelse, ancor giovanetto la via del sacerdozio. I disegni della Provvidenza sono imperscrutabili e, probabilmente su consiglio di qualche sacerdote che conosceva bene il Seminario diocesano di Adria, anziché Udine, scelse di entrare a Rovigo. Il 2 aprile 1892 il Vescovo mons. Antonio Polin lo consacrò sacerdote. L'imposizione delle mani avvenne a Badia Polesine. Questo perchè il Vescovo aveva stabilito che le ordinazioni sacerdotali fossero "itineranti", dovendo servire da stimolo per la scelta del sacerdozio da parte di altri giovani. Trascorse i primi due anni di ministero a Grignano "dove - scrive la nipote Gemma Minisini Monassi - aveva imparato a vivere in comunione con i suoi parrocchiani, desideroso di trasmettere ad altri la luce della fede e con essa il senso del dovere e del sacrificio". Quando fu trasferito a Ficarolo, il Paese che tanto lo stimava reagì con forti proteste organizzate da centinaia di Grignartotti colpiti dalla sua inaspettata partenza. Nel 1895 venite inviato come Vicario economo a Crespino dove rimase fino al 1904, anno in cui fu trasferito ad Adria in qualità di Cappellano corale della Cattedrale. Nel 1906 entrò a far parte del Capitolo nel quale si dintinse 'per le sue peculiari virtù di mente e di cuore". Come canonico guidò la parrocchia di Santa Maria Assunta della Tomba per circa due anni, divenendo successivamente Rettore della Chiesa di San Nicola da Tolentino, consacrata ad Ara votiva e monumento ai Caduti nel 1931. Nella Diocesi fu, tra l'altro, Consigliere di Amministrazione dei beni ecclesiastici e Deputato per l'Amministrazione del Seminario. La figura di mons. Monassi appare ben sintetizzata in un articolo scritto dalla nipote Gemma nel Numero Unico "Buje pore nuje!" del 2001. "Mons. Monassi - si legge - possedeva profondi interessi culturali e rispetto per la ricerca della verità. Netta la sua opposizione alle idee moderniste che agl'inizi del '900 si stavano diffondendo, privo di orgoglio intellettuale il suo pensiero, intriso di calore il suo linguaggio. Nella novità dei tempi egli amava la Chiesa con cuore antico!". Un "Figlio fedele della Chiesa Cattolica, dunque, e suddito fedele dei Superiori Ecclesiastici. " disposto ad "accettare con ogni venerazione" le disposizioni del S. Padre. Eppure, anche per lui suonò l'ora della prova. Nel 1909 la città di Adria era stata colpita dall'interdetto, disposto da Pio X in seguito alla proditoria aggressione inscenata da un gruppo di facinorosi nei confronti del Vescovo mons. Boggiani, recatosi di persona per comunicare al Capitolo il trasferimento della Curia a Rovigo. Così, dal 30 settembre 1909, per quindici giorni, nessun sacerdote potè celebrare la Messa, amministrare i Sacramenti, svolgere funerali solenni, far suonare le campane delle chiese. Dell'aggressione, infatti, vennero accusati come mandanti i cattolici adriesi ed anche dei santi, Sacerdoti. Mons. « Monassi, ; quindi, si trovò suo malgrado, tra gli accusati di aver fomentato i disordini di piazza e per questo fu punito con la sospensione dell'esercizio della Confessione e con il divieto assoluto di partecipare al Coro dei Canonici del Capitolo. Monsignore, molto turbato per questa pena, pensò di ritirarsi in preghiera a Treviso, ospite di un confratello. La sua assenza da Adria diede la stura alle più svariate illazioni diffuse da molti organi di stampa locali e nazionali. Lo stesso Canonico, fu costretto ad inviare una lettera ai giornali per chiarire le ragioni della sua assenza. Con il procedere del tempo, grazie all'azione pacificatrice di mons. Luigi Pellizzo, la questione della Curia fu ridimensionata e tante anime intorpidite dai tristi eventi, ritornarono nel seno della Chiesa. Mons. Leonardo Monassi con tutti i membri del Capitolo ed i sacerdoti della città, si adoperò per pacificare gli animi ed infondere nei fedeli la fede. Il 2 aprile 1942 (giovedì Santo), con una Santa Messa solenne, il Capitolo e l'intera città hanno festeggiato il cinquantesimo anniversario dell Ordinazione Sacerdotale del canonico friulano, cantando alla fine il Te Deum. In quella occasione, il nipote Mattia Monassi, celebre incisore della Zecca Vaticana, consegnò al "Sior barbe" (allo zio) una splendida medaglia celebrativa dell'evento, coniata m pochissimi esemplari: due in argento e quattro in bronzo. Nel 1945, al termine del secondo conflitto mondiale, ormai quasi cieco, mons. Monassi lasciò definitivamente la casa al n. 1 di via Chilla, abitata per circa qua-rant'anni in affitto coadiuvato dalla nipote Esterina, per ritirarsi nella sua abitazione di Avilla di Buja, dove si spense santamente il 22 gennaio 1950. Aldo Rondina |