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Mons. Saverio Beinat, 

pastore  friulano

di Domenico Zannier

 

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Queste righe non vogliono essere una biografia e tanto meno un panegirico festivo in onore del Santo Patrono. Sono e intendono essere un ricordo e un atto di riconoscenza verso una persona, un sacerdote, che ha vissuto per oltre mezzo secolo al servizio di una comunità cristiana, quella di Avilla di Buja.

La sua guida spirituale e, diciamolo pure, culturale abbraccia due generazioni e sorpassa i limiti alla Parrocchia per estendersi con il suo benefico influsso a tutta Buja e all'intero Friuli.

Era figlio dal nostro Friuli collinare, essendo nato a Mels di Colloredo di Monte Albano nel 1912.

Della nostra gente egli portava la fierezza e quel temprato individualismo che evita sia l'orgoglioso isolamento sia la supina sottomissione al potere. Era uomo di acuta intelligenza. La sua parola era libera, ma controllata. Sapeva cogliere con sapiente ironia il lato comico o difettoso di azioni e situazioni, con cui veniva a contatto.

Ordinato sacerdote nel 1936 dall'Arcivescovo Monsignor Giuseppe Nogara, approdava ad Avilla di Buja, provenendo dalla cura di Maiano, nei primi anni '50. Da allora non si è mai mosso da Avilla, se non per viaggi e brevi periodi di ferie per ragioni di salute, di pellegrinaggi, di cultura e di arte. L'ultimo suo grande viaggio era stato quello in Terrasanta per il 50a di sacerdozio e l'ultima sua corsa a Genova, prima che la sua salute precipitasse nell'estrema conclusione.

Con l'amico e confratello Mons. Pietro Londero amava visitare le terre dall'antico Patriarcato di Aquileia in Carinzia e Slovenia. Mons. Saverio Giuseppe Beinat, per la sua gente «Prà Saverio», si era formato una vasta cultura, che andava dall'antica latinità alle forme più moderne dell'arte, con eccezionale apertura in lui, che pure era piuttosto tradizionalista sui temi teologici e cultore della «philosophia perennis» aristotelico-tomistica. Tutto era però al servizio della Fede e della Chiesa, intesa sia come popolo che come casa di Dio. Questo spiega come in mezzo secolo Avilla abbia avuto praticamente tre chiese: l'antica, la rinnovata, la rinata dalle macerie del sisma del 1976. Spiega anche le ricostruzioni della chiesa dell'Andreuzza e di quella di Tonzolano, che ha rimpiazzato un'ancona preesistente.

Da Troiano Troiani a Vittorio Alfieri e Arrigo Poz, per non fare che pochi nomi tra i molti di artisti che adornano con le loro opere la chiesa e gli altri edifici di culto della Parrocchia, è tutto un susseguirsi di creazioni artistiche che celebrano i misteri cristiani e il divino messaggio dell'amore evangelico. La cripta della parrocchiale è quasi il memoriale degli artisti ed incisori Bujesi di soggetto sacro. Il suo amore per l'identità etnica e culturale del Friuli rientra in quella valorizzazione del patrimonio umano, storico, civile, religioso della sua gente. Ospitò ad Avilla il primo Congresso della Scuele Libare Furlane, con un centinaio e più di fanciulli dalla Carnia al Rojale. In quella circostanza venne presentato un sintetico sussidiario elementare tutto in lingua friulana, ciclostilato per ogni allievo. Sulla stampa ci fu chi alimentò indebite e pretestuose polemiche su una presunta antiitalianità.

Si adoperò incessantemente con colleghi anche del Goriziano per la composizione del Messale in friulano, ma cercando sempre l'autorizzazione della competente Gerarchia ecclesiastica. Con amarezza fu costretto a dividersi da Don Francesco Placereani, di cui aveva promosso con Londero, la traduzione dei Vangeli, per l'ipertrofica personalità del medesimo. Collaborò invece sempre con Don Pietro Londero, traduttore di diversi libri della Bibbia, con il quale stava preparando, anche insieme con Mons. Copolutti, l'intera traduzione. Ne aveva parlato pure con me per associarmi al lavoro. La scomparsa di Mons. Londero interruppe il progetto. Sul versante propriamente pastorale è stato un parroco zelante e preciso, autorevole e comprensivo, generoso e caritatevole nel silenzio. Ha fatto per molti anni il sostituto assistente sociale, curando pratiche di pensione italiane e straniere per le persone in difficoltà e ignare in materia. Amava il confessionale e l'eucarestia. Insegnava il catechismo. Nella predicazione risultava piuttosto prolisso per il continuo definire i particolari.

Sapeva essere forte e persuasivo. Aveva una grande devozione alla Madre di Dio e si era adoperato per il riconoscimento della Madonna di Avilla come Patrona dei Fornaciai. E' stato chiamato alla ricompensa dei Giusti alla vigilia dell'inaugurazione del nuovo pulpito che con le sue sculture di bronzo canta la vita del Cristo e la sua Resurrezione di eterna salvezza. Avilla, tutta Buja, il Friuli non lo dimenticheranno.

 

N.B. Mons. Saverio Beinat è stato amico e cultore dell'opera musicale innografica di Padre Gino Fachin, che voleva valorizzare e salvare.