Dicembre 1985

Don Carlo Cautero

 

Don Carlo è nato a Udine, da Giuseppe e Narduzzo Angela, in una famiglia povera ma ricca di fede e assai dignitosa, il 15 dicembre 1914. Il papà, assieme al nonno, era sagrestano del Duomo.

La mamma e la zia conducevano con grande sacrificio una delle caratteristiche rivendite di frutta e verdura in Piazza San Giacomo. La sorella, sarta, lavorava senza tregua per sostenere la famiglia e il fratello che desiderava farsi sacerdote. Influirono sul suo carattere l'ambiente di casa, una abitazione dimessa e senza sole ai piedi del Castello in via Sottomonte e dolorose vicende familiari.

Con il suo temperamento dolce e timido, velato di tristezza, crebbe all'ombra della Cattedrale: fin da fanciullo con i suoi si dedicò al servizio e al decoro dell'amata casa di Dio. La sua vocazione fu coltivata da non ancora dimenticati Pastori, Mons. Giovanni Mauro e Mons. Achille Benedetti, che lo aiutarono a superare difficoltà materiali, a vivere una vita squisitamente religiosa, ad amare i poveri e i malati che si abituò ad avvicinare con loro quasi quotidianamente nei tuguri della centralissima Parrocchia.

Entrò in Seminario, dopo la scuola di avviamento, a 16 anni, aiutato a pagare la allora indispensabile retta da due benefattrici, affezionate alla famiglia e alla Parrocchia, le sorelle Cei dell'Ancora d'Oro, nel 1930. In Seminario si distinse sempre per studio, bontà e disciplina.

Negli ultimi anni fu prefetto tra gli orfani del Tomadini. Venne ordinato in Cattedrale da Mons. Nogara il 6.7.1941. Dall'11.8.1941 al 27.1.1947 fu cooperatore a Cassacco dell'indimenticabile don Giovanni Zorzini (poi primo Direttore degli Oblati) nei tempi difficili della guerra che portò anche a Cassacco odi e rappresaglie.

Fu don Zorzini a infordergli slancio pastorale, a iniziarlo a una predicazione apprezzata, e a maturarlo come confessore e direttore spirituale ricercato, donandogli quella carica di ottimismo di cui difettava. A Cassacco lo ricordano ancora come il "cappellano pio e buono". Spinto da Mons. Benedetti, che lo vedeva adatto, concorse per la parrocchia di Madonna di Buia. Mons. Nogara volle dare questo pastore buono, mite e umile di cuore a quella cura "ritenuta difficile".

Dal 13 febbraio 1947 al 30 giugno 1983 svolse la sua opera costante e metodica a favore dei fanciulli, della catechesi, dei malati. Le case di Madonna e le corsie degli ospedali di Udine, Gemona e S. Daniele potrebbero narrare le sue innumerevoli visite apportatrici di serenità e di conforto. Tutti i fedeli potrebbero testimoniare della sua singolare pietà.

Era uno di quei preti che si potevano cercare e trovare inginocchiati in chiesa. Il terremoto del 1976 lo ha provato più di altri. È vissuto come tutti sotto la tenda, come tutti in baracca e non si è mai allontanato dalla sua gente. Come tutti in quei momenti di generale smarrimento è stato oggetto di dolorose critiche e malintesi. Per il suo carattere timido soffrì più di altri la solitudine.

Era gratissimo a tutti quelli che porgevano aiuto, consiglio, e collaborazione, conscio del suoi limiti. Sembrava così fragile, e invece ha dato negli ultimi anni di prove e della conseguente malattia una dimostrazione eccezionale di forza d'animo soffrendo e offrendo in silenzio.

Gratitudine e confidenza piena l'ha riservata agli Oblati che lo hanno sempre aiutato e sostituito nel lavoro pastorale. La riconoscenza più grande l'ha riservata all'impareggiabile don Nino, suo successore, che gli è stato accanto veramente come un figlio!

È spirato serenamente dopo lunga agonia alle ore 16.10 di mercoledì 31 luglio 1985 alla Casa di Riposo di Buia.