Pasqua 1993 |
Per il X anniversario di Pievanato a Buja di Mons. Aldo Bressani DISCORSO PRONUNCIATO ALLA MESSA DI SABATO 27 MARZO 1993 di Gian Carlo Menis |
State ascoltando Mons.aldo Bressani (Reg.1983 Messa di insediamento)
Con viva commozione e grande gioia adempio questa sera l'incarico di interpretare e dar voce ai sentimenti della comunità cristiana di San Lorenzo - Santo Stefano nella felice ricorrenza del X anniversario della permanenza tra noi di Mons. Aldo Bressani, nostro stimato ed amato Pievano. Sono, infatti, trascorsi esattamente 10 anni da quel 26 marzo 1983 quando don Aldo in Monte, davanti ai ruderi dell'antica Pieve di San Lorenzo, si chinava per baciare la terra di Buja, divenuta sua nuova patria, e riceveva dall'Arcivescovo la stola, simbolo della giurisdizione parrocchiale. La comunità intera - sacerdoti, collaboratori più prossimi, religiose della Scuola materna e della Casa di Riposo, autorità e rappresentanti delle borgate e delle varie associazioni, fedeli tutti - si stringono stasera attorno al loro Pastore per una grande festa di comunione! Ed il primo sentimento che sento di dover esprimere a nome di tutta questa comunità è quello della riconoscenza! Un grazie spontaneo e cordiale a don Aldo, che fiorisce di istinto sull'onda dei tenaci vincoli di affetto che legano alla sua persona tanti uomini e donne di questa parrocchia. Dieci anni sono un soffio davanti alla sconfinata dimensione del tempo, ma nella breve vita di un uomo essi sono sempre una lunga stagione, che lascia sempre indelebile il suo segno per l'infinita trama degli eventi e dei moti dell'animo su cui si usura l'esistenza: gioie e sofferenze, speranze e delusioni, slanci generosi e stanchezze, realizzazioni e sconfitte... E chi potrà mai conoscere l'intensità e talora la drammaticità del rapporto, anche emotivo, che si stabilisce fra un pastore d'anime, che ha donata interamente la sua vita alla comunità, e le singole persone che la compongono? Rapporto personale che si nutre ogni giorno nell'incontro, nel dialogo, nel servizio, in momenti di gioia, ma soprattutto nelle circostanze più disagiate e conflittuali, nell'ora della sofferenza e della morte.... Nel discorso pronunciato il giorno del suo ingresso Mons. Bressani ha manifestato con semplicità questo proposito: «Offro la mia vita per tutti voi, senza guardare le idee e gli atteggiamenti di ciascuno... Spenderò volentieri ogni giorno della mia vita per voi con donazione totale. » Ebbene, dopo 10 anni, possiamo ben testimoniare che egli ha saputo tener fede a quel disegno, con coerenza ammirevole. Egli è entrato con discrezione in tutte le nostre case, è diventato uno di noi, amico e servo fedele delle anime nostre, soprattutto delle più povere e bisognose, dei bambini e degli adulti, sempre disponibile, senza riserve, schiettamente, serenamente. Per questa vita donata a noi, noi oggi commossi lo ringraziamo! Ma c'è un altro sentimento che questa sera s'alza come un canto gioioso dalla nostra comunità, quello della lode e del ringraziamento alla Provvidenza divina per aver posto alla guida della nostra Parrocchia, in questo nostro tempo storico, proprio Mons. Bressani. Ripercorrendo con la memoria i 10 anni del cammino fatto insieme, troviamo, infatti, molti motivi per cosiderarci «privilegiati» dalla bontà di Dio. Una constatazione facile, che si rafforza ancor più quando venga confrontata con la attuale situazione di tante comunità della nostra diocesi che prive di sacerdote, vivono in stato di grande sofferenza. Ringraziamo, dunque, con gioia Dio che ha voluto donarci quest'uomo, questo Parroco, questo sacerdote! Quest'Uomo. Tutti conosciamo le tappe essenziali della sua biografia umana. Nato a Nimis 64 anni fa; avviato al sacerdozio sotto la guida spirituale della santa anima di Mons. Alessio (eccezionale tempra d'antica famiglia bujese); compiuti gli studi medi e teologici presso il nostro Seminario e presso il Seminario romano lateranense, celebra la sua prima Messa nel 1954. Laureatosi, quindi, in Teologia e Diritto canonico, per 25 anni insegna con lucida competenza, Diritto nella Scuola teologica del Seminario di Udine, attendendo contemporaneamente a molteplici attività pastorali ed assumendo compiti di grande responsabilità presso il centro diocesano, fino all'incarico più prestigioso e impegnativo di Vicario episcopale per i laici, ufficio che egli ha lasciato dieci anni fa, accogliendo l'invito del Vescovo, per venire tra noi! Così si è andato anche via via affinando il profilo di quella spiccata personalità che tutti conosciamo e ammiriamo, fondata su un temperamento tenace e volitivo nutrito da una solida cultura umanistica e teologica, temprata dal duro impatto con l'esperienza, raddolcita da una cordiale apertura intellettuale e da una costante attenzione alle persone. Difetti? Certamente ci sono anche questi. Neppure i santi ne sono esenti. Ma per l'uomo di Dio che per questo ogni giorno si confessa, essi diventano - come diceva Papa Giovanni - un titolo in più, che eccita ad unirci sempre meglio a Dio che solo può sanare le nostre infermità» (Giornale dell'anima). Dio solo. Ecco, qui raggiunta la vera sorgente profonda di ogni autentica spiritualità, il cuore segreto di ogni vera anima sacerdotale. Ebbene chi più conosce da vicino il nostro don Aldo sa che proprio da questa vissuta familiarità con Dio, fatta di umile preghiera, traggono ispirazione unificante tutti i suoi pensieri e le sue opere. Grati a Dio per il dono di quest'uomo, abbiamo, noi bujesi, fondati motivi di ringraziarlo anche per averci dato questo parroco. Quando Mons. Bressani veniva a Buja nel 1983 sapeva di dover assumere sulle spalle il grave peso del post-terremoto e di dover rispondere alle richieste e alle attese di una comunità materialmente e moralmente lacerata. Egli si accinse subito all'ardua impresa con caparbio coraggio, con metodo e discrezione. Oggi possiamo valutare in tutto il loro spessore i risultati concreti di questa ormai decennale azione pastorale ed in letizia assegnarla alla miglior memoria del nostro recente passato. L'aspetto più appariscente è senza dubbio quello della ricostruzione del patrimonio edilizio culturale della Parrocchia, rimasto letteralmente maciullato dal sisma... a partire dal Duomo! La sua ricostruzione, nonostante la corale richiesta della gente, non fu una battaglia facile, anzi fu subdola ed estenuante, fino al punto di sembrare disperata, punteggiata di ritardi, di rinvii, di rifiuti da parte di esperti e commissioni varie. Ma su tutto prevalse l'energica e realistica determinazione di Mons. Bressani che, certo di interpretare le aspirazioni più profonde dei bujesi, riuscì a portare a buon fine la grande impresa. Quando la notte di Natale del 1987 potè celebrare qui, tra la commozione generale, la prima Messa nel Duomo rimesso a nuovo, egli provò il santo orgoglio di aver finalmente ridata la sua casa alla famiglia parrocchiale. Ma altre chiese attendevano il loro riscatto. Così egli si è prodigato instancabile per il ripristino delle chiese di S. Floriano, di Ursinins Grande (da parte della Soprintendenza), di S. Bartolomeo al Cimitero (da parte del Comune); ha portato a buon punto il restauro della Pieve di S. Lorenzo, (dove presto avrà inizio il terzo lotto di lavori) e ora sta promuovendo l'ultimazione, con il concorso di tanti generosi benefattori della nuova chiesa del S. Cuore. Sei chiese restituite alla comunità locale che in esse riconosce l'immagine, più espressiva, della propria identità culturale e religiosa. Questa poderosa attività edilizia cui si deve aggiungere anche la costruzione della casa canonica, colloca Mons. Bressani accanto alle figure dei suoi predecessori, grandi costruttori di templi, soprattutto accanto a Mons. Venier, il fondatore di questo Duomo e realizzatore in tempi difficili ma con la plebiscitaria partecipazione di tutto il popolo, di ben tre chiese (cioè oltre al Duomo, della Pieve di Monte e della Chiesa di Madonna). Ma l'assillo quotidiano di Mons. Bressani in questi dieci anni è stato soprattutto quello di costruire il vero tempio di Dio, che sono i suoi adoratori. «Costruito il Duomo fatto di pietre, di ferro e di cemento - scriveva egli nel 1988 - dobbiamo ora costruire la Chiesa fatta di uomini»! Per raggiungere questo alto obiettivo, pur nell'ambito di una pastorale diocesana comune, ogni pastore opera sempre delle scelte rapportate alle concrete situazioni locali e alle sue personali attitudini. Ora mi pare di dover accennare almeno a due significative scelte prioritarie operate dal nostro Parroco che caratterizzano il suo governo pastorale. Al primo posto egli ha collocato la Caritas parrocchiale. Fin dai primi mesi dell'84 egli ha chiamato a raccolta un folto gruppo di generosi, disponibili a farsi servitori dei poveri, di tutti i poveri non solo di risorse economiche, dei più poveri della nostra comunità, coinvolgendo nella pacifica rivoluzione della carità il maggior numero possibile di collaboratori, «A nuovi bisogni, risposte nuove», aveva ammonito ancora nell'81 l'arcivescovo. Sotto questa linea si schiera don Aldo! Visite agli ammalati in casa e all'ospedale, assistenza agli anziani, presenza nella Casa di riposo, centri di ascolto, ricerca sulle tossicodipendenze... non sono che alcune delle esemplari testimonianze promosse dalla Caritas in questi anni. Ed accanto a questa, una seconda scelta privilegiata: La formazione cristiana delle nuove generazioni, a partire dalla Scuola materna (alla quale vanno le sue attenzioni più squisite) per proseguire nella Scuola di catechismo per i ragazzi della scuola dell'obbligo (alla quale ha dedicato il maggior sforzo organizzativo con la collaborazione di una ammirevole schiera di catechisti) e nella preparazione dei giovani candidati alla Cresima, intesa come cammino comunitario verso la maturità cristiana. Ho voluto evocare due soli, ma qualificanti aspetti dell'azione pastorale di don Aldo, anche per richiamare all'attenzione di tutti quali sono i campi cui egli, con particolare ardore, ci chiama a collaborare! E c'è un ultimo aspetto dell'impegno pastorale del nostro Parroco che non posso tralasciare dal ricordare: i temi ricorrenti della sua predicazione. Il primo: il richiamo continuo alla bontà di Dio, alla misericordia, alla sua paternità, di più alla sua dolce maternità! E quindi il tema della fiducia, della speranza, del coraggio, della forza che Dio ci dona in ogni circostanza lieta o triste della vita. Il secondo: l'esortazione insistente ed accorata alla concordia, alla solidarietà, alla intesa fra le famiglie, fra i gruppi, fra le borgate, fra le parrocchie di questa Buja così ricca di risorse umane e pur così divisa negli animi. Solo rifondando la nostra convivenza sulla civiltà dell'amore - non desiste dall'ammonirci don Aldo - potremo andare incontro ad un futuro degno delle nostre tradizioni civili e cristiane. C'è veramente da sperare che tanti nostri concittadini di buona volontà accolgano con favore e piena disponibilità questa urgente ed attualissima esortazione! Ma, finalmente, Ia fede ci invita stasera a guardare oltre le cose apparenti ed a cogliere la profonda realtà sacramentale della presenza sacerdotale nella nostra comunità. Eleviamo dunque un festoso inno di lode a Dio per il dono di questo sacerdote che egli ha posto in mezzo a noi! Agli occhi della nostra fede il sacerdote appare come colui che perpetua la presenza salvifica di Cristo nella storia, colui che in un certo modo perpetua la persona di Cristo, unico e sommo sacerdote nella comunità dei credenti. Il sacerdote - ci ricorda il Vat. II - «con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo (di Dio) e compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo» (LG 10) Ed il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica ripete: «Nel sacerdote è Cristo stesso che è presente nella sua Chiesa in quanto Capo del suo Corpo... Il sacerdote, in virtù del sacramento dell'Ordine, agisce in persona di Cristo Capo». (n. 1548) Attraverso la presenza del sacerdote nella comunità Cristo governa la sua Chiesa, attraverso la sua bocca Cristo predica ancora al mondo il Vangelo, attraverso la sua mano Cristo riconcilia e conforta i peccatori pentiti... Tutta la «potestà sacerdotale di agire con la potenza dello stesso Cristo» (Pio XII) si manifesta però in modo folgorante nella celebrazione della Eucarestia. IlI sacerdote ha detto Giovanni Paolo II - «agisce in persona Christi particolarmente quando celebra l'Eucarestia: mediante il suo ministero Cristo continua a svolgere nel mondo la sua opera di salvezza (presiedendo, predicando, consacrando). A ragione, pertanto, ogni sacerdote può esclamare con l'apostolo Paolo: Ognuno ci consideri come ministri ed amministratori dei misteri di Dio»! (1 Co. 4, 1) Mentre ci accingiamo a celebrare l'Eucaristia in comunione di amicizia e di fede con il nostro caro don Aldo eleviamo a Dio l'inno della riconoscenza per tanti doni della sua bontà ed invochiamo per lui e per noi la grazia che la nostra vita sia in tutto conformata a Cristo nello Spirito santo a gloria di Dio Padre. |