2009 Agosto

L'omaggio affettuoso di un confratello

di Pietro Romanello

 

 

Succede sempre così. Quando un gruppo di amici si incontra per celebrare un compleanno, una festa o per un semplice desiderio di vedersi, ci si guarda in giro e si incomincia a domandare: "E' arrivato questo... viene quello... e Mons. Goi arriva...?". Se manca lui il nostro gruppo non esiste. Perché tra un "tâs, tâs, finisile..." e un momento di preghiera, don Emidio è il vero amico che tutti aspettiamo.

Quando ho fatto l'ingresso a Sappada ho chiesto al Vescovo che fosse don Emidio a presiedere il rito di immissione, perché entrando in un paese che non conoscevo, volevo essere accompagnato da un caro amico. E quando ho dovuto fare... l'ingresso all'ospedale è stato un grande conforto ricevere ancora da lui l'Unzione degli infermi.

Per gratitudine e per non far torto a quel carattere schivo che non accetta tutto, metto assieme solo qualche ricordo nel cinquantesimo del nostro sacerdozio..

 

"Benedete che manzute!"

Ultimi giorni di vacanza prima del rientro in seminario per il traguardo finale: la quarta Teologia. Eravamo suddiaconi - ministero abolito dal Vaticano II - orgogliosi di essere chiamati don, di dover recitare il nostro Breviario come i sacerdoti; avevamo già emesso l'unico voto richiesto a noi futuri sacerdoti; ci aspettava a Natale il diaconato e a giugno il Sacerdozio e la prima Messa. Ma in bore dai Gois a Glemone, arriva una lettera intestata: Seminario Arcivescovile di Udine - Economato. Ce podevial jessi? Non era una lettera, era una catastrofe.

L'economo del Seminario comunicava alla famiglia di don Emidio che se non avesse saldato le rette non pagate era bene che non rientrasse in Seminario, il Seminario, non lo avrebbe accettato. "Jesus, Marie! Ce fasìno?".

Povero don Emidio: fulminâat! Il buon saggio papà, risolve il problema: "I vin une manzute te stale, le vendìn e o paìn". E la provvidenziale "manzute" ha portato una grande gioia e ha salvato un futuro prete!

 

"Amor di Patrie..."

Per andare a Messa in Duomo a Gemona, ogni giorno Emidio passava davanti al grande Cimitero e una preghiera nasceva spontanea per quei defunti. Questa "pietà" spontanea lo guidava in diverse scelte e gli suggerì - era il 2 o 3 novembre - di andare a pregare per i morti caduti in guerra e ricordati a Redipuglia. A nessuno di noi verrebbe un tale pensiero, ma a lui sì. Ed è a Redipuglia: davanti al Cimitero monumentale. Si avvia alla visita, ma mentre attraversa la grande strada che separa il parcheggio dal Cimitero, un'auto lo investe in pieno, lo fa volare e gli procura numerose fratture. "Non l'ho visto!" afferma l'autista. E per il povero don Emidio incomincia un calvario di dolori atroci.

Con un sorriso molto amaro, ci comunicava dolori ed angoscia dietro un grande vetro nell'ospedale di Gorizia. Ma con volontà ferrea e sempre tanta fiducia un po' alla volta - pur con tempi lunghi - si è ripreso e il Signore ci ha restituito il nostro insostituibile Monsignore.

 

"Arcipredi" de Catedral"

Erano circa le 22 del 7 dicembre 1995: a Sappada nevicava. Squilla il telefono: "Alore no tu mi fasis nissun augurio che doman o jentri in Domo?". E jo: "Monsignor, j ai mandât un telegram che il Signor lu judi". Era inverno, ma a Udine quel giorno era più freddo del solito. Solo la fiducia di Monsignore nell'Immacolata - era il 7 dicembre, vigilia della solennità - ha riscaldato un po' l'ambiente. Alla sera si è ritirato nella Canonica solo soletto "l'Arcipredi plui impuartant de Diocesi".

Aveva un po' di appetito. "Sgarfant al à cjatât un pac di biscòs e miez vàs di marmelade. E je stade le grande cene dall'ingres dal Monsignor dal Domo di Udin.

 

"Par chei di Buje..."

Eravamo in tre che discutevamo sul modo di passare la giornata, con i suoi vari impegni di lavoro, di preghiera, di visite, di carte... Questi erano il monsignor, il mai dimenticato mestri Ermes e il sottoscritto. "Monsignor j domande Ermes - a ce ore jevial a buinore?". "Di solit des cinc a cinc e mieze". "Par ce fa?". "Par preâ". "Par cui?". "Par chei di Buje!".

Don Pietro Romanello, parroco di Sappada