Numero Speciale - 1966 Marzo 

Mons. Angelo Cracina - nuovo Pievano-Arciprete 

Note biografiche

di Pietro Menis

 

 Si sarebbe giurato, al vederlo di spalle e al sentirlo celebrar Messa, che fosse don Giovanni. Pentito della partenza? No, quello era don Valerio, il nuovo cappellano. Quattro anni di messa, 31 d'età, originario di Togliano di Cividale, proveniente da Socchieve. Parrocchia vastissima, basti pensare che la borgata più distante era a 12 km: mica male, eh?! «Mi sembra d'essere sceso in paradiso».

Mons. Angelo Cracina, il nuovo Pievano-Arciprete di Buia è nato a Campeglio, l'ameno borgo che occhieggia sul pendio, tra vigna e frutteto, lungo la pedemontana che da Faedis {capoluogo del Comune) porta a Cividale.

Il futuro Arciprete ebbe un'infanzia grama che tuttavia non impedì il fiorire della vocazione sacerdotale e contribuì notevolmente a formare quel suo carattere adamantino.

Dopo le classi elementari nel paese natale, il piccolo Cracina intraprese gli studi superiori nella vicina Faedis presso un sacerdote invalido che dava lezioni in casa sua, Don Francesco Pelizzo, fratello di S. E. Mons. Luigi Pelizzo, Vescovo di Padova e poi amministratore della Fabbrica di S. Pietro in Roma, e fratello di Mons. Giuseppe, che fu professore nel Seminario di Udine.

«Pre Checo» era una nobile figura, di intelligenza superiore, che, pur nella sua infermità (era paralizzato agli arti inferiori), sapeva istruire con profitto e godimento, sapeva confortare e indirizzare quanti, ed erano tanti, ricorrevano a lui.

Casa Pelizzo era frequentata costantemente da giovani desiderosi di avviarsi soprattutto agli studi ecclesiastici che vi convenivano da tutta la zona circostante. Molti di quegli antichi studentelli, oggi sono zelanti pastori di anime, sparsi nel vasto raggio della nostra arcidiocesi ed anche all'estero.

Ma nella casa del fratello del Vescovo di Padova spesso convenivano anche altre personalità del mondo cattolico; e queste visite, magari sbirciate attraverso una finestra od una porta socchiusa, certamente facevano sognare i giovani studenti.

In questa casa patriarcale, così largamente ospitale, il giovane Angelo Cracina prese l'avvio al suo sacerdozio e la sua anima si plasmò su questi grandi esempi.

Forse lo sprone maggiore gli venne tuttavia da quella indimenticabile figura di "Pastore che fu il Pievano di Faedis, Mons. Leone Mulloni; un sacerdote attivo, innamorato della sua missione, a contatto costante coi giovani che sapeva trascinare ed entusiasmare verso le mete del bene e del vero...

E dopo due anni di spola fra Campeglio e Faedis, il Seminario!

Il giovane Cracina vi entra nel 1923 ed è ammesso alla quarta ginnasiale; si distingue subito per l'intelligenza e per il profitto nello studio. Negli anni che seguono, fino al sacerdozio, non smentirà più quelle sue belle qualità; ogni anno per lui vi saranno premi e menzioni onorevoli.

Celebrata la sua prima S. Messa nel 1933, Don Angelo Cracina viene destinato a Paularo, nell'alta Valle del Chiarsò, dove fa le sue prime esperienze pastorali. Più tardi viene trasferito a Gemona, dove ha per guida e maestro Mons. Giovanni Battista Monai, sacerdote colto, di qualità umane non comuni.

Ed eccolo quindi a Vernassino come Curato, nell'alpestre paesino, in Comune di S. Pietro al Natisone; qui, con l'entusiasmo dei giovani, si da alla cura d'anime, affronta i problemi più urgenti, costruisce la cella campanaria.

Ma Don Angelo Cracina era fatto per spazi più vasti, per attività più consistenti, per un apostolato più ricco!

Ed ecco che nel 1940 viene destinato a S. Leonardo degli Slavi, una vasta e antica parrocchia, frazionata in tante borgatelle fra monte e valle, con le loro chiesette raccolte e devote.

A questi piccoli templi, testimonianze di una fede antica e profonda, caratteristica e vanto di quelle tranquille popolazioni, don Angelo dedicherà le sue cure precipue. Egli provvederà a farle restaurare, ne ricercherà, fra gli antichi documenti, le memorie che le riguardano, fino alla loro origine.

In tal modo egli si appassiona agli studi storici di quella zona negletta, impara alla perfezione la lingua slovena, viene a conoscenza delle costumanze locali e delle tradizioni soprattutto religiose, che egli valorizza come metodo di apostolato efficace e moderno.

Con questo corredo di esperienze e di studi, don Cracina può pubblicare diversi opuscoli, in occasione di prime Messe o di Messe giubilari dei sacerdoti locali. Pubblicazioni ben note agli studiosi; esse hanno valore storico e folcloristico e costituiscono un prezioso contributo alla storia delle vallate.

Oltre agli studi più sopra indicati, don Angelo Cracina si è fatto un ricco corredo di conoscenze linguistiche, tanto che può essere definito un poliglotta. La conoscenza della lingua russa gli giovò molto durante la ultima guerra in favore della popolazione; grazie al suo intervento presso gli occupanti, potè salvare dalla deportazione e quindi dalla morte, molte persone.

A riconoscimento di queste sue benemerenze, anche in campo civico, nel 1958, in occasione delle sue nozze d'argento sacerdotali, il Comune di S. Leonardo gli consegnò una medaglia d'oro, accompagnata da una pergamena finemente miniata, che reca questa significativa iscrizione:

«Parrocchiani, Autorità e Cittadini di S. Leonardo

al loro Pastore Don Angelo Cracina

nel XXV anno di sacerdozio

con sincero affetto

ricordando

grati e festosi

i benefici ricevuti

dal sacro suo ministero

imperlato di saggia fortezza

e cristiana civica carità

specialmente

negli orrori della guerra

con devoto augurio presso il Signore

che benedica conforti e ricompensi».

Anima apostolica, pastore illuminato, uomo di studio, oratore felice e ricercato, ecco i lineamenti della personalità di don Cracina.

La sua nomina a Pievano-Arciprete

di Buia ha suscitato unanime consenso fra gli amici e gli estimatori, fra il clero che lo conosce e la popolazione affidata alle sue cure.

Ad multos annos, Monsignore!

p. m.