Pasqua 1997

Ricordo di Padre Giovanni Nicoletti

Di Eligio Piemonte

 

State ascoltando Padre Nicoletti (Reg. 1983 Messa di insediamento Mons. Bressani)

Ricordare la figura di P. Giovanni Nicoletti è per me personalmene un dovere di riconoscenza per la sua significativa presenza nella mia famiglia come sacerdote e come amico in momenti importanti. E' anche dovere di parrocchiano testimoniare la ventata di rinnovamento che ha portato nella vita della nostra comunità.

L'ho incontrato per la prima volta in occasione della sua nomina a Vicario-economo della Parrocchia di San Lorenzo, al momento della partenza di Mons. Angelo Cracina. Ho avuto modo poi di conoscere il suo straordinario dinamismo quando, a pochi giorni dal suo insediamento nella canonica, ha posto mano a riordinare ogni angolo dei locali allora disponibili per le attività parrocchiali dove noi, per la stanchezza dell'emergenza e del postterremoto, non ci saremmo sognati di intervenire.

Ricordo d'essere rimasto colpito dalla sua capacità nel distribuire incarichi e nell'organizzare gruppi per i più svariati lavori. Non perdeva occasione per coinvolgerci e responsabilizzarci nell'assolvimento dei compiti comunitari e lo faceva con un tono imperioso che non lasciava spazio per un rifiuto. Nello stesso tempo sapeva essere così bonario e affabile da farci sentire il piacere di stare assieme e di collaborare. Ci teneva moltissimo che dopo ogni lavoro il gruppo si fermasse in compagnia per un piccolo spuntino o solo per un bicchiere di vino e ci intratteneva con le sue barzellette ed il suo humor per farci dimenticare l'ingrato lavoro la stanchezza e la polvere e ci rimandava a casa sereni, più amici di prima, pronti a ritornare.

Il telefono di casa mia squillava spesso a quel tempo, a determinate ore si sapeva che era lui per qualche esigenza urgente: bisognava organizzare un gruppo di donne per la pulizia della Cappella e della sala della Casa della Gioventù (chiesa festiva), occorreva una persona per rispondere a chi si presentava in Canonica o telefonava, ne voleva un'altra per l'aggiornamento dei registri parrocchiali, bisognava nominare un amministratore-contabile, occorreva un fabbro, un falegname, un idraulico...., serviva qualcuno che si occupasse del recupero di preziosi paramenti è di suppellettili accattastate alla rinfusa in depositi di fortuna e dimenticati.... Voleva che ogni ambiente fosse in ordine e che ogni settore funzionasse così come ci teneva che ogni persona capisse di fare ordine nella sua vita, nelle cose dell'anima.

La domenica rimanevo sorpreso nel vedere come, nella veste di Ministro di Dio, assumesse autorevolezza e competenza nello spiegare le scritture, nel calare i contenuti in esortazioni pratiche, nel far vivere la sacralità del mistero eucaristico. Niente di nuovo o di diverso, ma l'animazione liturgica con le sue spiegazioni risultava più coinvolgente.

Si è trovato presto ad affrontare problemi finanziari, in particolare il risanamento amministrativo della Scuola Materna. Non aveva paura a chiedere contributi, né si curava delle resistenze della gente: doveva essere motivo d'orgoglio, un punto d'onore della comunità il dotarsi di strutture efficienti e di prestigio! Risolto un problema, subito ne proponeva un altro.

Mi piaceva moltissimo che i miei figli, allora studenti universitari, fossero invitati il sabato sera ad incontri tra coetanei in Canonica. Dai loro discorsi capivo che in quelle occasioni approfondivano la loro formazione e la cultura religiosa e si aprivano all'amicizia con giovani provenienti da altri paesi dove P. Giovanni aveva lavorato in precedenza. Anche per quelle riunioni sollecitava il dono di qualcosa da consumare insieme per rallegrare l'incontro. Doveva essere qualcosa di fatto in casa, personalizzato, da donare gratuitamente e da condividere con gli altri. Il valore pedagogico di questi gesti era evidente e ogni incontro lasciava il segno.

E' venuto qualche volta a cena a casa mia; accettava volentieri l'invito perché non gradiva la solitudine della Canonica e, anche se sapeva accontentarsi di cibo in scatola o cotto alla svelta, faceva onore alle pietanze preparate con cura.

Era molto piacevole stare in sua compagnia: tra una barzelletta e una storiella allegra il discorso cadeva sui temi importanti e discutere con lui voleva dire veramente chiarire le idee.

Ricordo con commozione le sue visite frequenti, più o meno rapide, per seguire il decorso della malattia di mio figlio. Ormai era lontano da Buja, ma venuto a conoscenza della situazione era immediatamente intervenuto. Con la spontanea carica Umana ha saputo accompagnare ognuno di noi in quel cammino di dolore e soprattutto dare speranza e certezza nell'amore del Padre Celeste perché Giancarlo arrivasse sereno al traguardo.

Altrettanto importante è stata la sua guida nella preparazione al matrimonio delle mie figlie .

Sarà presto un anno dalla sua improvvisa e tragica morte, ma il suo ricordo è così vivo in me da non suscitare dolore, né senso di vuoto perché mi ha trasmesso certezze che durano.

Non so immaginarlo a riposare «su pascoli erbosi» e lungo «acque tranquille».... senza un rubinetto, una lampadina o un mazzo di chiavi nelle tasche. Capirei se avessi accolto (e mi rammarico di non averlo fatto) i suoi inviti agli incontri di preghiera. Lui così attivo e così pratico sapeva trovare il tempo per il silenzio, per «fare deserto» e restare in contemplazione di Gesù eucaristico ad ascoltare quello che voleva dire al suo cuore.

Il Signore in cui tanto credeva gli avrà certamente affidato un incarico speciale anche lassù.