Natale 2005 |
15 anni fa ci lasciava Mons. Raffaele Zanin di Michele Venturini |
Anche se ora avrebbe 100 anni (li avrebbe compiuti pochi giorni prima di questo Natale) un uomo, un cristiano, un prete e parroco come mons. Raffaele Zanin avrebbe sempre molto da trasmettere, soprattutto a quella generazione che non lo ha mai conosciuto. Sebbene a quanti lo conobbero il ricordo di lui rimanga immutato nel tempo, così come le tracce indelebili che un educatore e prete così ha lasciato nel quotidiano delle coscienze, a 15 anni dalla sua morte comincia ad essere nutrita anche la schiera di quanti ne hanno solo sentito parlare, da genitori o conoscenti più grandi. Si tratta di un'intera generazione, tra quanti sono nati dopo il 1990 e quanti erano molto piccoli all'epoca. Come spiegare, a voi giovanissimi, la persona di mons. Raffaele? Cari amici più giovani della nostra comunità, stiamo parlando di un grandissimo uomo e prete. Chi ha provato a dire di lui con una sola parola ha usato termini come "santo" o "perla del clero friulano". Allo stesso tempo sappiate che, per chi ha vissuto gomito a gomito con lui, è sempre stato "don Raffaele" (pre Rafael). Il titolo monsignorile gli fu concesso durante gli ultimi anni e pur non volendolo privare del giusto onore e rispetto, anzi essendo felici ed orgogliosi di questo riconoscimento di fedeltà vera, chiamandolo "monsignore" ci pareva quasi di sentirlo più distante o meglio come se questo titolo significasse un cambiamento del suo ruolo, mentre noi volevamo che lui continuasse ad essere quello di sempre: quel punto di riferimento, quell'esempio, quella presenza. Già da questi due sintetici modi di riferirsi a lui potete intuire quanto sia stato da un lato una persona alta, preparata su ogni fronte, convinta ed autorevole, capace, intelligente ed aperta (si pensi ai suoi speciali studiare, approfondire ed assimilare con convinzione i cambiamenti della Chiesa), di contenuti e di stile, mentre dall'altro lato l'educatore, l'insegnate, la guida quotidiana, il consigliere, sempre pronto e presente, puntuale, il vero Amico dei suoi "figli". Operò ad Urbignacco con impeccabile dedizione per più di 46 anni. Vi starete chiedendo: cosa fece? Perché è così ricordato? 1) Fu uomo e prete esemplare. 2) Costruì una comunità e trasmise il modo di esserlo, dando un'impostazione che è naturale. Si può proprio dirlo senza nulla togliere alla capacità, alla bravura ed all'opera delle persone che trovò e che continuarono ad essere per lui preziosi partecipi collaboratori. Conobbe tutti ed a ciascuno si rivolse con la stesso Annuncio. Si poneva sempre con i suoi tradizionali modi rispettosi ed attenti, ma allo stesso tempo con la consapevolezza e la premura del zelante pastore che vuole indicare chiaramente qual è la vera luce, la vera strada da seguire, la vera libertà, la vera dignità. Prima di tutto, naturalmente, c'è l'uomo e don Raffaele era un uomo buonissimo, intelligente, aperto ed attento. Proveniva da una numerosissima famiglia di Bressa, studiò, diventò prete a 22 anni. Poi insegnò in seminario per 10 anni ed in seguito per 6 fece l'esperienza di cappellano in città, ad Udine nella parrocchia di San Giacomo. Con queste credenziali si presentò ad Urbignacco per spendervi, rivelando ed impiegando tutta la sua levatura, il resto della vita. Com'era consuetudine diffusa in quegli anni di numerose vocazioni, e com'era connaturato in don Raffaele giovane ed educatore, intraprese innumerevoli iniziative (la cui citazione qui non trova spazio, così come quelle di carattere materiale) di vario genere e si dedicò alla cura spirituale di tutta la comunità sapendo che i giovani, per farli diventare bravi uomini e buoni cristiani, dovevano avere un'attenzione senza sosta. Senza sosta del resto fu tutta la sua opera, ed in ogni iniziativa fu sempre vero uomo e vero prete. Il suo modo di operare era di quelli che fanno fondere con le persone, giorno per giorno, nel quotidiano, sia i propri contenuti che i modi. Era una modalità di interazione sia attenta e chiara che paziente e profonda, mai invadente. Convinto, anzi sicuro, e pacato. Sapiente nel modo di fare, sempre ugualmente presente e disponibile. Mai banale o superficiale o parole fuori posto. Mai una distrazione o un procedere per inerzia, una routine. Questo era per lui un abito mentale, che diventava, giorno dopo giorno, opera. Perché dicevo all'inizio che vi trasmetterebbe molto? Perché mai così tanto come ora entra nelle nostre vite tramite i mezzi di divulgazione di massa (e, anche se noi non li seguiamo, ci condiziona in quanto condiziona la società) anche quanto è insignificante o addirittura diseducativo o peggio. A volte vi trova molto più spazio di ciò che ha valore. Fra tanti modelli vuoti, di una persona come don Raffaele vi sorprenderebbe il modo di fare, indubbio riflesso del suo essere: non potreste non starlo ad ascoltare. Più vi sorprenderebbe lui, più lui vi indicherebbe la fonte della sua gioia ed eccezionale serenità, della sua squisita spiritualità ed anche della sua forza e del suo amorevole sorriso. Questo modello vi aiuterebbe molto nella vita e nello studio. Tutt'altro che un modello estemporaneo e spettacolare, ma tutto quello di cui abbiamo bisogno. |