2008 Dicembre

E' Deceduto fratel Tarcisio

Articolo tratto dalla rivista "Mondo Nero"

 

Tarcisio Calligaro è nato ad Urbignacco nel 1929 da Eusebio e Anna Molinaro. Terzo di sei fratelli è cresciuto in una famiglia profondamente religiosa e, come il fratello Nevio prima e la sorella Domenica poi, ha scelto la vita missionaria abbracciando la regola di Daniele Comboni, fondata sull'evangelizzazione dell'Africa. Nella decisione è stato guidato da Padre Andrea Minisini, che appartenendo alla medesima congregazione, lo ha avvicinato alla vita missionaria. Tarcisio ha lasciato quindi la sua casa in giovane età, al fine di raggiungere quelle popolazioni africane che erano le destinatarie del messaggio evangelico, di quell'annuncio che Tarcisio ha vissuto proprio nel suo essere missionario.

Una vita completamente dedicata agli altri e finalizzata ad una crescita autonoma dei popoli a cui si proponeva. L'intento missionario infatti è quello di favorire la conoscenza del Vangelo e di migliorare le condizioni di vita delle persone al fine di fronteggiare quelle drammatiche situazioni di povertà che affliggono i popoli e di cui, raramente, se ne sente parlare.

Fratel Tarcisio Calligaro, era missionario comboniano da cinquant'un anni. Nella Parrocchia di Sant'Anna a Isiro, nella Repubblica del Congo, lavorava come responsabile dell'officina. Grazie al suo lavoro molti giovani hanno imparato un mestiere che permetteva loro di sperare in un futuro migliore. Il suo volto trasmetteva la serenità di chi ha vissuto situazioni molto difficili e che hanno fatto parte della storia della sua vocazione.

Comboniano da 56 anni, arrivò in Africa nella primavera del 1953: "Partimmo da Venezia in nave fino ad Alessandria d'Egitto, poi a El Cairo e con il treno fino a Kartum nel Sudan", raccontava con voce roca. La sua permanenza in Sudan durò sei anni, durante i quali svolse il suo lavoro missionario nella parte meridionale del paese, e più precisamente a Mupoi, nella regione degli azande. Lì, iniziò lavorando nella Scuola Tecnica come professore di meccanica. Impiantò un'officina meccanica per la riparazione delle auto, attività che lo portò a lavorare nell'ambito dei trasporti. In molte occasioni, viaggiava con i camion che partivano da Wau o Juba per gli approvvigionamenti e che lungo il percorso, necessitavano di riparazioni. Ricordava con emozione questa esperienza che si interruppe nel 1959: "La situazione politica del Sudan ha portato all'espulsione dei nostri missionari e tutto il lavoro iniziato si perse". Ma il più difficile doveva ancora arrivare. Nel 1964 fu destinato nel Congo, dove però non si poteva viaggiare a causa della ribellione dei Simba. Durante la guerriglia furono assassinati quattro missionari com-boniani.

Ha dovuto aspettare fino al 1966 per vedere realizzato il suo sogno di ritornare a camminare in suolo africano. Arrivò a Rungo via Rampala per una strada in terra battuta. Il suo volto si illuminava quando ricordava quello che aveva passato nei 25 giorni dopo il suo arrivo: "I militari originari di Kantaga, che si trovavano in quella regione, appoggiati dai mercenari Azandi, si ammutinarono contro Mobutu. Volevano conquistare tutta la provincia orientale. Di nuovo tutti noi missionari dovemmo rifugiarci a Zemio, nella Repubblica Centroafricana". Dopo qualche mese, Padre Fernando Colombo e fr. Tarcisio, assieme ad alcuni Belgi, ritornarono a Rungu. Dal 1972, nella Parrocchia S. Anna di Isiro, cominciò a dirigere l'officina interdiocesana destinata a sistemare le auto di tutti i missionari e sacerdoti della diocesi di Dungu, Wamba, Bondo e Iriso-Niangara. Fratel Tarcisio era responsabile dell'officina della Parrocchia, che costruì grazie all'aiuto di alcuni suoi amici italiani. Durante l'ultima guerriglia, con la presenza di numerosi gruppi ribelli, fu obbligato a riparare le loro auto. Gli ritornava spesso alla mente il ricordo di un generale Ugandese, circondato dai suoi luogotenenti, armati di tutto punto, seduto in un angolo dell'officina a controllare la ripara-

zione della sua auto. Secondo la sua opinione, tutti i gli uomini di potere in Congo erano e sono soltanto degli opportunisti, pronti a lottare per occupare la presidenza ed arricchirsi. Non cercavano assolutamente il benessere della popolazione. Diceva: "Mobutu si è arricchito sfacciatamente. Ignoro cosa stia facendo l'attuale presidente Joseph Kabila, ma vedo che le cose qui non stanno andando bene". Ricordava l'epoca della colonizzazione belga, quando veniva a far spesa ad Isiro, che allora si chiamava, Paulis. Alla domanda, se i congolesi vivessero meglio, fratel Tarcisio rispondeva affermativamente: "Le strade - racconta - erano migliori; la gente possedeva auto, moto, radio, erano controllati dai belgi nelle loro attività, ma in generale l'economia era migliore. Quando ritornavo dal Sudan, potevo constatare che non c'era delinquenza ad Isiro". Nonostante tutto, non perde la speranza di poter vedere migliorare le cose nel prossimo futuro. Si compiaceva dei giovani che iniziavano un'attività in proprio dopo aver imparato da lui il mestiere di meccanico. Diceva: "Questa è la mia più grande soddisfazione. Sono venuto in Africa per questo, e resterò in Africa fino che la mia salute me lo permetterà".