Ottava di Pasqua 18-19 aprile 2009 |
FOLCLORE PASQUALE di Domenico Zannier |
Le tradizioni popolari, risalenti a parecchi secoli addietro e ricordate negli studi accurati di Valentino Osternamann nell'ottocento e di Andreina Nicoloso Ciceri nel Novecento come dal Perusini dal D'Aronco non hanno resistito del tutto all'evoluzione dei tempi. I cambiamenti effettuati dalla modernità e dalla civiltà industriale hanno permesso a poche usanze di sopravvivere. Ne sono un esempio le rogazioni sopravvissute in pochi luoghi. Il calendario delle festività cristiane ha visto accanto ai riti liturgici un intreccio di manifestazioni popolari, testimonianze di antichi culti e di più recenti forme al limile della superstizione, Certi usi sono stati ripescati per rievocazione e spettacolo, ma suonano falso perché privi del sentimento genuino che li animava una volta. La settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme e Seconda di Passione, in Friulano "Domenie Ulive" o dal Ulîf. Si usa portare a casa ramoscelli di ulivo, benedetto per la processione delle palme. Lo si brucerà in caso di forti temporali e tempeste. Con l'ultima riforma liturgica sono praticamente scomparse le recite dei mattutini in latino, suggestive per gli anziani cantori e lettori, con gli enormi candelabri con file di candele, che il sagrestano spegneva al termine dei salmi. Anche l'usanza dei sepolcri del Giovedì Santo è scomparsa, con i loro addobbi. Il venerdì Santo è stata ripresa la tradizionale processione serale. Certi paesi non avevano però mai smesso di compierla. Prima che Pio XII restituisse la Veglia del Sabato all'antico rito, era già Pasqua il sabato con il canto del Gloria al mattino. Le donne si bagnavano il viso con l'acqua santa. L'acqua santa, benedetta oggi la sera della Veglia, viene portata a casa per eventuali benedizioni e aspersioni contro mali d'ogni genere. Nel costume friulano si considera il Venerdì Santo pericoloso per la coltivazione della terra, che non va toccata. Nello stesso tempo la famiglia vive come se avesse un defunto in casa. È la partecipazione alla morte di Cristo. Non suonano campane e musiche. Si sentono colpi di battacchi e rumori di raganelle. Per la Pasqua si pulisce a fondo la casa. Si lucidano pentole e recipienti di rame e i catenacci del focolare, dove ci sono ancora. Se il Natale è festa di casa, la Pasqua è festa anche fuori casa, il Lunedì dell'Angelo famiglie e gruppi di famiglie o di amici sciamano per i prati e colline a desinare o a far merenda all'aperto con il bel tempo. Si fanno ruzzolare per i declivi le uova colorale. Si tingono le uova con colori vegetali. Si gustano anche focacce e "colombe" e altri dolci locali. L'Ottava di Pasqua, chiamata Domenica in Àlbis, per il ricordo dei nuovi battezzati che in questo giorno deponevano le vesti bianche battesimali, "albae" appunto, in friulano semplicemente "l'Otave", rinnova la Pasquetta e apre il periodo delle festose sagre primaverili. Nella gioia del Cristo risorto e glorioso passa sul mondo un vento di speranza e di gioia. E c'è chi ricorda lodevolmente le grazie che Dio e la Vergine Santa hanno fatto in passato al popolo cristiano. Assistiamo in tal modo al pellegrinaggio votivo dì ringraziamento della Comunità di San Daniele del Friuli al Santuario della Madonna di Comerzo. E un pellegrinaggio, che si svolge da secoli, dai tempi delle devastanti pestilenze ed epidemie medioevali, purtroppo ancora imperanti in altri Continenti e Paesi. E lo scioglimento annuale di un voto che vale pure per il nostro futuro. |