2002

Riflessioni su una sentenza

di Domenico Zannier

 

...............  Travanâz di iniquitât,

imbombâz di tristerie,

e blestemavin nature

cu la cjâr di creazion

ch’e semene vite,

i umans cence Aleance. ...........

da  "Il gno viač al è Diu" di Domenico Zannier  

 

Chi vive in Friuli all'ombra del suo campanile e spesso si accontenta della propria realtà locale, anche religiosa, poco si cura dei fenomeni, che avvengono altrove e più in alto, fenomeni anche negativi che poi scendono in basso a condizionare la vita sociale.

Recentemente la Magistratura suprema dello Stato, in questo caso si legga la Corte Costituzionale ha stilato una sentenza che, a mio avviso, si rivela anticristiana e poco civile. La sentenza recita che non è più considerato reato il vilipendio della religione di Stato. Si era già sentenziato che non si doveva considerare reato la bestemmia.

La definizione di religione di Stato è un falso problema perché in Italia da quando esiste la costituzione repubblicana non abbiamo mai avuto una religione di Stato. Si è sempre parlato della religione della maggioranza assoluta degli Italiani. Siccome però ai suoi tempi il cattolicesimo, circa cinquanta anni fa, era Religione di Stato si è voluto riesumare il termine.

 Appare chiaro che la sentenza risulta sfavorevole al cristianesimo cattolico, le altre religioni non sono infatti mai state religioni dello Stato italiano, anche se ammesse e libere nel culto. Si possono dunque bestemmiare Dio, Cristo, i Santi, compiere atti di disprezzo verso la Fede di milioni di cittadini italiani, cristiani da duemila anni ad oggi, senza incorrere in penalità e sanzioni.

La giustificazione, sofisticata e pellegrina, per non dire erronea e ingiustificata, è l'equiparazione di tutte le religioni da parte dello Stato laico e aconfessionale. Sembra anche questa una frottola poiché lo Stato, come viene oggi inteso, figlio della rivoluzione giacobina e massonica francese, ha una sua specifica parareligione: il laicismo, non neutrale, come si vuole far credere, ma con ben orientate propensioni.

Abbiamo recentemente visto come la Francia laicista se la sia presa contro degli Stati che chiedevano per la Carta dei Diritti dell'Europa un richiamo alla tradizione cristiana. La sentenza della Corte, proprio nel momento in cui l'Italia e il Friuli sono il teatro di una immigrazione o invasione selvaggia di appartenenti ad altre fedi non cristiane, non sembra fautrice di tolleranza e di civiltà, nemmeno di convivenza.

 Il reato di vilipendio sarebbe dovuto rimanere e venire esteso a tutte le religioni, perché nessuno ha il diritto di offendere, denigrare, e svillaneggiare le credenze dei singoli e delle comunità, qualunque esse siano. Si è preferita l'equiparazione negativa, in basso.

A questo punto, però, la situazione peggiore è quella dei cattolici. Infatti, se ci si esprime solo in modo critico, contro l'integrazione e l'espansione islamica, scatta l'accusa di essere razzisti e xenofobi. E questo è visto come reato. Ugualmente ciò avviene se critichiamo altre religioni d'importazione o almeno il comportamento non sempre lineare di certi loro aderenti.

Con gli Ebrei si deve essere molto prudenti nei rilievi critici per non venire accusati di antisemitismo, anche quando nessuno se lo sogna. In ultima analisi risulterebbe che si sia voluto colpire dove si poteva colpire. Da questo momento (ma ci sono vari precedenti storici) il cristianesimo cattolico diventa, a mio parere, una entità discriminata.

Non è possibile che la legislazione italiana non tenga in nessun conto la realtà storica e attuale della propria popolazione, la sua consistenza, la radicazione bimillenaria del cristianesimo nel territorio, tutto l'apporto artistico, umano, civile, morale di cui è stata l'artefice. Il suicidio non è la migliore forma di accoglienza del diverso e dello straniero. In Friuli abbiamo avuto il caso di due insegnanti che hanno impedito la presenza del parroco del Paese a scuola per non "offendere" due o tre alunni su venti che erano di credenza diversa. Non era un atto di giustizia.

Era un atto di discriminazione contro gli altri alunni in assoluta maggioranza. Questa è la vera realtà, ma tutti i motivi sono buoni per i laicisti, anche la millantata equità, maschera d'ipocrisia ideologica. Bisogna divenire consapevoli che viviamo in un mondo che non aiuta ad essere cristiani (stampa e televisione ce lo insegnano spesso) e che dobbiamo fare appello alle nostre convinzioni più profonde e alla nostra coscienza per vivere e diffondere i valori umani e divini della nostra Fede cristiana cattolica.

Dopo il regalo prenatalizio e giubilare della Corte Costituzionale, passiamo ad altro. Ci sarebbero tante cose da dire anche sull'ecumenismo, che più che un dialogo, sembra alle volte un cedimento e un arretramento per il buon vivere assieme a scapito dell'identità cristiana. Con tutto il rispetto che ho per le varie opinioni, anch'io ho le mie, ritengo che da parte nostra bisogna dire pane al pane e vino al vino.

La lettera recente della Congregazione della Fede "Dominus Iesus" (Il Signore Gesù) ha suscitato tanto strepito, ma era ora di prendere una rinnovata posizione sull'essenza della nostra Fede. Se non si hanno chiare basi e precisi punti di partenza, il dialogo ecumenico di traduce in puro sentimentalismo, in un "embrassons-nous" senza capo né coda e che non giova a nessuno, tanto meno ai cattolici.

Ritornando alla sentenza della Corte, diciamo che si è fatto un ulteriore passo verso il dissolvimento dei valori fondamentali che permettono a una società di vivere e di operare. Ci auguriamo che aggiornate intese concordatarie e maggiore comprensione da parte dei poteri politici e giuridici abbiano a rimediare per il bene dell'intero Paese. E i cattolici facciano sentire una buona volta la loro voce