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Il nuovo ruolo delle Parrocchie

nella Forania di Buia

di Pietro Brollo

 

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La situazione della forania di Buia

 Da un anno circa a questa parte la zona di Buia è stata sensibilmente coinvolta in quel progetto di distribuzione degli incarichi pastorali che ho preso a cuore fin dagli inizi del mio mandato episcopale a Udine. Qualche sacerdote infatti ha ultimato il servizio in loco per impegnarsi in altre zone della nostra Arcidiocesi, come don Giordano Simeoni che ha lasciato Madonna e Urbignacco per andare a Percoto e a Pavia, come don Giuseppe Pelizzer che, fino a qualche tempo fa parroco di Majano, ora è parroco di Campoformido e Bressa, come don Enzo Cudiz che da Buia si è trasferito a Tarcento e come don Gianni Menosso che ha salutato Colloredo e Caporiacco per assumersi l’incarico di Osoppo. Altri sacerdoti hanno allargato i confini della loro attività pastorale, come don Giuliano Mauro che, rimanendo ancora parroco di Mels, di Pers e di Comerzo, ora è anche parroco di Majano e come don Felice Snaidero che offrirà le sue competenze pastorali in un servizio foraniale. Ci sono stati poi nuovi arrivi: la parrocchia di Buia ha accolto infatti don Daniele Calligaris che si impegnerà soprattutto nel settore giovanile e lo farà per tutta la forania; è giunto poi anche don Giovanni Del Missier, giovane sacerdote, insegnante in Seminario, in servizio nella parrocchia di Colloredo di Molte Albano e di Caporiacco. Dunque tante novità che certamente hanno fatto sorgere in molti un interrogativo: Perché tutti questi cambiamenti? Qual è stato il principio che ha condotto l’Arcivescovo di Udine a fare tali scelte? Scelte che non sempre sono facili perché per un sacerdote non è indifferente lasciare persone luoghi impegni e affetti e ricominciare da capo in un altra realtà. Sono sinceramente grato a tutti i sacerdoti della forania di Buia, a quelli che da lì sono partiti e a quelli che vi sono giunti, per la loro pronta disponibilità e la loro generosa risposta.

Cosa ci sta sotto, dunque, ci chiediamo. Ci sta un progetto, quello che attraverso uno slogan ripeto più volte: la Pastorale di comunione. Ne ho parlato insieme al Vicario per la Pastorale,  mons. Igino Schiff, ai sacerdoti e ai membri del Consiglio  Pastorale Foraniale di Buia il giorno 17 gennaio u. s. e ora approfitto di queste righe per ribadirne alcuni contenuti. La forania di Buia, è noto, insieme a quelle di Ampezzo, di Mortegliano e di Palmanova ha dato la sua disponibilità a intraprendere ufficialmente il cammino di Pastorale di comunione che da qui a qualche tempo dovrebbe coinvolgere anche le altre venti foranie della nostra Arcidiocesi.

Da tempo si discute su come affrontare le nuove problematiche che si impongono al nostro “essere Chiesa” in un mondo che sta cambiando così velocemente, in una situazione particolare come la nostra che  vede calare sempre più il numero dei sacerdoti. Pensiamo solo ai giovani, che sono la cartina al tornasole di una pastorale. Noi riusciamo a coinvolgerli solamente fino alle medie, e dopo? Tutti noi notiamo come nelle nostre parrocchie stenti una pastorale giovanile, perché i problemi di oggi sono maggiori di quelli di ieri. Similmente succede per altri settori della vita pastorale, quali la catechesi, la formazione degli adulti, la testimonianza di carità. Queste e altre situazioni travalicano il potere di azione di ogni singola parrocchia, per cui è necessario metterci in rete, camminare insieme per affrontarle e rispondervi.

 

Tre aspetti particolarmente importanti: la parrocchia, i laici, la zona

 1. Un lavoro di comunione, di corresponsabilità non dev’essere visto come superamento della dimensione parrocchiale. Non si tratta di abolire le parrocchie; anzi, si tratta proprio di dare ad ogni piccola comunità quegli stimoli che le permetta di mantenere la propria identità e la propria vita cristiana.  Quando verrà il momento di esaminare i passi fatti, dovremo chiederci se il programma foraniale ha avuto o meno una ricaduta nelle singole parrocchie. Non accentramento che svuoti le parrocchie, dunque, ma collaborazione che dia loro maggiori risorse!

2. È evidente che un cammino di questo tipo non può essere fatto senza il contributo dei laici. Il laicato di oggi è più preparato rispetto a quello di un tempo, sia dal punto di vista culturale che spirituale. È necessario investire sui laici e farli crescere sempre di più perché, in forza del battesimo, tutti i cristiani sono chiamati ad essere testimoni e annunciatori della Parola. Anche in questo caso, anche in vista della promozione e formazione del laicato, la forania diventa essenziale. Una singola parrocchia si troverebbe in difficoltà a organizzare un percorso di formazione del proprio laicato da sola; è necessario dunque proporre il cammino di formazione all’interno di una zona pastorale.

3. Noi intendiamo per zona pastorale la forania. Nella Diocesi di Udine la parrocchia sede del Vicario foraneo è perlopiù il centro più popolato della zona, punto di riferimento per i paesi limitrofi. Ci è sembrato dunque di far coincidere la zona pastorale con la forania stessa. Pensare a zone pastorali più ridotte delle foranie comporterebbe il fatto di trovarci fra non molto tempo nelle medesime difficoltà. Ma cosa vorrà dire vivere e camminare in comunione e in corresponsabilità dentro la forania?

 

Alcuni passi da fare insieme

1. Una fornaia riuscirà a perseguire un progetto unitario solo se, in primo luogo, i sacerdoti saranno legati fra loro da legami di fraternità e amicizia. È il vangelo che ci richiama a ciò: «Che siano una cosa sola – dice – perché il mondo creda».

2. Il progetto che ci farà camminare insieme dovrebbe tenere conto almeno di cinque dimensioni importanti della pastorale: i giovani, la famiglia, la catechesi, la carità e la liturgia. Ma come procedere in questi cinque settori?

3. È innanzitutto importante che in ognuno dei cinque settori sia presente un prete. Sarà mio dovere dare il mandato a un prete per ogni singolo settore dell’attività pastorale su cui la forania si impegnerà a lavorare insieme. Una volta individuato il prete che seguirà un settore, questi, con la collaborazione di tutti i parroci, aggregherà attorno a sé un rappresentante (nel caso della famiglia una coppia) per ogni parrocchia. Con questi si concretizzerà in seguito il progetto pastorale foraniale per quello specifico settore ed esso verrà esposto al consiglio pastorale foraniale che discuterà e deciderà la modalità di realizzazione.

4. Il primo percorso da fare sarà quello della formazione. Il nostro progetto, come è emerso chiaramente dagli Orientamenti Pastorali pubblicati nel settembre 2002, è quello di formare i cristiani in previsione dell’assunzione di precisi compiti ecclesiali. Solo dopo la formazione si comincerà a studiare le cose da fare. Nel momento in cui si elaborano questi progetti a livello foraniale si rivelerà di grande aiuto la presenza e la collaborazione di qualche esperto dei singoli Uffici Pastorali Diocesani.

5. In un futuro potrebbe accadere che responsabili di questi settori non siano i preti, ma i laici. Questo permetterà di affrontare la situazione anche con un minor numero di sacerdoti all’interno di una forania. Il prete non dev’essere il prete tuttofare, come accadeva in passato. Abbiamo tanti esempi positivi di catechesi affidata a laici e anche la formazione dei catechisti da qualche parte è affidata agli stessi laici.

Il mio augurio è dunque che i sacerdoti, le religiose, i catechisti, i membri dei Consigli Pastorali Parrocchiali, quelli del Consiglio Foraniale, i membri delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali e tutti gli uomini e le donne di buona volontà delle parrocchie della fornaia di Buia incomincino a camminare insieme in questa stagione nuova della vita di Chiesa che si è inaugurata agli inizi del terzo millennio. Sarà con noi per sempre e sempre a nostro favore Colui che ha detto: «Ecco io sono con voi tutti giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).