Natale 2006

 

L'Archivio Storico della Pieve Arcipretale

di Roberto Zontone

 

Sulle colonne di questo ormai ottuagenario foglio parrocchiale sono stati trattati gli argomenti più disparati, aventi maggior interesse o attinenza per la nostra comunità, ma mai si è scritto su un argomento poco conosciuto ma non per questo meno meritevole di attenzione. Mi riferisco all'archivio storico parrocchiale: una fonte ricchissima di informazioni storiche locali per un verso, un notevole patrimonio documentale per un altro.

È di questi tempi che la Pieve di Gemona, con felice intuito ed intelligente iniziativa accompagnati da un indubbio impegno finanziario, ha dato vita al Museo del Duomo, e in questo contesto, ha inserito una sezione costituita da diversi documenti facenti parte dell'archivio storico di quella parrocchia. La Pieve bujese, pur essendo stata nel tempo meno importante della gemonese, non per questo è meno antica e pure essa possiede un robusto archivio storico dotato di documenti interessanti, non solo ecclesiastici, alcuni dei quali risalenti al 1300.

Il possedere una tale documentazione storica non è un fatto eccezionale in sé. Infatti fino al 1866 (unità nazionale) la Chiesa con le sue Pievi era praticamente l'unica istituzione organizzata presente nei paesi di campagna friulani, dove sacerdoti e rettori delle chiese erano costante punto di riferimento ove rivolgersi per tutte quelle attività o eventi sociali che avevano bisogno di essere in qualche modo sanciti o comunque documentati. La presenza continua dei sacerdoti assicurava, inoltre, una fedele e quasi sempre unica testimonianza scritta della vita locale che nello scorrere del tempo si svolgeva, dando modo così alla piccola storia locale di stratificarsi nelle case canoniche, unici siti meno soggetti al duro quanto ineluttabile alternarsi della aleatoria vita famigliare del tempo.

Quando Napoleone organizzò i primi registri anagrafici civili, le antiche Pievi già possedevano da tempo i registri di battesimo (nascita), di matrimonio e di morte per le proprie comunità. Tanto è vero che, esaurita l'avventura napoleonica in Friuli, l'impero austro-ungarico, dominante fino al 1866, non creò una propria anagrafe civile, ma affidò il compito di "ufficiale civile" ai parroci locali riconoscendo valore ufficiale ai registri parrocchiali già in essere.

Il nostro archivio storico parrocchiale comprende diversi documenti. Il più famoso è il Catapane della Pieve di Buja. Trattasi di un manoscritto composto da 46 fogli di cartapecora, scritti in carattere gotico latino dal sacerdote Bartolomeo da Vendoglio, presumibilmente alla fine del XIV° secolo. Detti fogli contengono annotazioni circa i lasciti devoluti dai fedeli di allora alla Chiesa a vario titolo e altri eventi inerenti la comunità locale. Dopo questo volume sono da citare i registri di battesimo, matrimonio e di morte risalenti al 1600 circa; accanto a questi, dal 1800 al 1900, sono da annoverare i registri delle famiglie, molto utili per individuare i nuclei originari delle più antiche famiglie buiesi. Dell'archivio fanno parte inoltre i libri storici della Pieve (specie di diari cronologici dal 1860 al 1935 circa) compilati dai pievani Venier, Bulfoni e, in parte, Chitussi. Essi contengono le notizie ritenute più meritevoli di essere riportate a futura memoria della comunità buiese. La loro cessazione, di fatto, coincide con il consolidarsi del bollettino parrocchiale.

Sono interessanti dal punto di vista documentale i registri delle confraternite (S. Antonio abate, S. Nicolò vescovo (fu questa confraternita a commissionare al Grassi la grande pala di S. Lorenzo), S. Valentino martire, Beata Vergine ad Melotum, SS. Sacramento e S. Rosario); altrettanto importanti sono le pergamene relative ad atti notarili, alcune risalenti al 1300, i quaderni contabili delle varie chiese buiesi tenuti dai rispettivi camerari (1500-1600), alcune lettere vescovili indirizzate alla Pieve, alcuni atti istruttori per processi inquisitori. A tutto questo materiale, a carattere documentaristico locale, sono da aggiungere infine diversi libri liturgici e molti altri libri, appartenenti al 1700 e secoli successivi, aventi come contenuto trattati di morale, teologia, storia della Chiesa e altre discipline.

Quanto sopra elencato sommariamente fino al 1976 era custodito nella canonica arcipretale di S. Stefano in vari locali, dove oltre a fare bella mostra di sé, poteva essere agevolmente consultato. Successivamente ha subito diverse allocazioni di emergenza e/o di fortuna; attualmente il materiale è sistemato (sarebbe meglio dire stipato) alla meglio in alcuni locali della attuale canonica in attesa di tempi migliori.

Quando quest'ultima è stata ricostruita, nessuno ha osato pensare a cubature paragonabili alla precedente costruzione: la molteplicità delle opere da riedificare, la preoccupazione per i debiti da sostenere, ma soprattutto il timore di essere annoverati fra quanti potessero distrarre le risorse pubbliche per costruire chiese e canoniche a scapito delle case private, hanno fatto sì che la canonica di S. Stefano, rinata dopo il sisma, sia decisamente limitata per i servizi cui è chiamata a fornire. Così l'archivio storico parrocchiale è ancora in attesa di una funzionale sistemazione.

In loco, unica soluzione possibile sarebbe l'elevazione di un piano sopra gli esistenti due uffici parrocchiali; così facendo si disporrebbe di un vano di dimensioni idonee per una razionale collocazione di tutto il materiale storico. Non parlo di costi. Come tutte le iniziative, esse diventano attuali e pressanti quando sensibilità e interesse trasformano un problema latente in un problema meritevole di essere affrontato e risolto. Personalmente ritengo che una comunità, come la nostra bujese, orgogliosa delle proprie antiche e gloriose origini, dovrebbe farsi carico concretamente per custodire, valorizzare e divulgare a benefìcio delle nuove generazioni i documenti che parlano e testimoniano delle proprie radici e del proprio passato.