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Muìnis di une volte

di Andreina Nicoloso Ciceri

 

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Par sècui Buje 'e jere cence un plevàn resident e la pìevanìe, titulade a San Laurinz, 'e lave indevant cun doi vicjaris: un al stave a San Scjefin e un a Madone. Tes glesies filiâls 'e levin a celebrâ mo un mo chel âtri e si pò imagjnâ che, cence un predi sul puest, el muini al jere come el paròn de glesie: paròn e ancje responsabil, si capìs.

Le nomine dal muini j spietave ai capos dal Comun e a chei de glesie, ch'e proviodevin insieme a dutes les necessitâs. Cussì almanco tai secui de dominazion veneziane, parceche, dopo le passade dai Francês, 'e son sparides les piciules comunitâs e si son formâs comuns pui granc' e separâs de organizazion de glesie.

Tal 1815 el Vicjari di San Scjefin al è deventât plevàn di dute le plêf (1) e planc planc les filiâls 'e àn vût un lôr predi e pui autonomie. Cun dut chel el muini al jere simpri une figure un pôc speciâl. Al pareve che lui al fos parfìn el paròn dal timp, par vie des cjampanes ch'e segnavin i momens de fìeste e de disdevore e soredut 'e slontanavin el maltimp e le tampieste.

El muini, pò, al cjapave di riflès un pôc de autoritât dal predi parceche lu compagnave pardùt: sei tes cerimonies di glesie, sei in chês furvìe come processions, rogazions, puartâ Vueli Sant, e vie.

El muini e le sô famèe si disfarenziavin un pôc dai contadins daí paîs parceche j tignivin al decoro tal vistî e tal mût di fâ. Chei che àn une certe etât e ch'e àn vivût in tun dai nestris paîs di une volte, di sigûr 'e àn memorie dal muini. Jo, par esempli, mi visi ch'j vevi un pôc di sudission dal muini di Vile (2), ma non vevi par nuje di chel di San Scjefin parceche al ere l'om di gnagne Irme e parceche al veve une muse serene e un fâ gjubiâl: barbe Vigj Capelàn al à fat el muini a San Scjefin par cuarantedoi agns, comenciant dal 1900, l'an stes che si è sposât.

Al à ereditade rincariche di un so barbe, come che lui, dopo, le à lassade a un ginar e a un nevôt. Gnagne Irme e dopo ancje les fies 'e judavin a tignî in ordin le glesie e massime les blancjarìes ch'e puartavin cul cjâr a lavâ te roe di San Florean bas; po', a cjase, 'e comedavin, 'e sopressavin, 'e stucavin... 'E preparavin a cjase ancje les particules di Comunion, prime che chel impegno lu cjapassin sù les muìnies de Cjase di Ricovero. J varai vût siet o vot ains che mi è capitât di sei presint cuant che fasevin les particules: mê agne 'e sbateve te terine le pastele e barbe Vigj al manegjave su le flame dal spolêr come une grande tanae ch'e dave el stamp a l'ostie; al ribaltave une dopo cheâtre les particules e les ritajave atôr atôr.

Al jere presint ancje Mario di barbe Gjdìn e jo e lui j fasevin gare par gafâ i ritais. Chestes memories mi son tornades amens cuant ch'j ài vût par man i tre documens (3) ch'j ripuarti di seguit e che riguardin le nomine dal muini tai timps passâs:

a) Convenzione per la chiesa di S. Pietro di Avilla: 1799 "Addi 5 Xbre 1799. Buja nella Sagristia di S. Pietro del Borgo di Villa.

Con la presente scrittura si fa noto come li tre Capi (4) di questo Onorando Comune Sig. Giambatta Tonino Massaro, Sig. Francesco Colauto Sindico, Sig. Giambatta Guerra Scrivano unitamente al Sig. Giambata Barachino vice Cameraro di S. Lorenzo, ed alli Procuraíori Sig. Antonio Missio, e Sig. Niccolò Comoretto, tutti ad hoc destinati, come appare dalla Parte presa il di Primo di questo, accettano in Nonzolli di questa Veneranda Chiesa di S. Pietro, rnesser Lonardo e Giacomo Padre e Figlio Barachini con la Pieggieria (5) del Sig. Giambata Barachino con le condizioni seguenti:

I. Che i Nonzoli debbano custodire tanto li Mobb (6): ora esistenti, contenuti nell'Inventario qui sotto registrato dalli sig. Capi formato con la citata parte di Comune, quanto quelli si faranno in avvenire.

II. Che debbano pontualmente ed indifferentemente servire tanto i R. R. Vicarj nelle ordinarie e straordinarie ufficiature, quanto gli altri Sacerdoti che vogliono qui celebrare.

III. Che debbano dare come il solito il segno dell'Ave maria la mattina, il mezzodì, la sera, e suonar il Deprofundis circa l'ora di notte; come pure tener netta e pulita la chiesa specialmente quando cadono officiature solenni.

IV. Che debbano vigilare perché vi sia tutto l'occorrente, onde dar poi parte al Comune se vi manca qualche cosa.

V. Che debbano custodire quanto è stato loro consegnato, o lo verrà, sotto la responsabilità d'ogni loro avere mobile e stabile, presente e venturo ad elezione del Cameraro e Procuratori pro tempore, salvo quanto potesse venir trafugato per via di roture o d'altra prepotenza...

 E tanto dalli oltrascritti Padre e Figlio Barachini accordato, l'Onorando Comune loro per mercede assegna L. 40, dico lire quaranta solite contarsi dal Cameraro di S. Lorenzo pro tempore, e vino Conzi 1 secchie 2 per le Messe solito consegnarsi dal detto Cameraro. Di più loro aggiungono L. 10, dico Lire dieci, che verranno ad essi contate dai Procuratori di S. Lorenzo pro tempore. Le Parti sono convenute che l'anno del cominciamento del servizio abbia ad essere a S. Martino.

 Quanto poi alla rata di tempo dovutasi all'antecessore Nonzolo consistente in L. 4, questa dovrà essersi contata dalli predetti Barachini. E questa convenzione principiando quest'anno dovrà durare di tre in tre sino alli nove, e dopo d'anno in anno, salvo che mancando agli assunti impieghi possa il Comune quandocumque licenziarli. Furono presenti (7) a questa li Signori Pietro Barachino, e Giusto d'Angiolo Forte ambi di questo Luogo".

b) Convenzione per la veneranda chiesa di S. Floriano Filiale. 1801

Il 27 dicembre 1801 i Capi della Pieve di S. Lorenzo e quelli del Comune decidono di "relocare" l'ufficio di nonzolo ai fratelli Domenico ed Angelo qm Sebbastiano Marcuzzo. Raccomandano di "contribuire il vino per le s. Messe"(8), di scopare la chiesa almeno quattro volte all'anno, di tenere i conti sul consumo delle cere, di "abbadare alla campana, ed al coperto di detta Chiesa", di "cercar (9) l'elimosina per il Santo, e per l'Anime" ad ogni Messa celebrata, e così via.

 Per le regole di carattere generale, la convenzione per S. Floriano e per S. Pietro di Avilla sono affatto simili, ma questa filiale dà l'impressione di essere più povera: la paga del nonzolo, fin dal 1778, era di L. 37: "di più gli si concede di potersi servire del vino, così ancora della foia che vien intorno la Chiesa"! Riportiamo (anche per la curiosità dei termini) l'inventario dei mobili di cui i due fratelli nonzoli si prendono carico con garanzia sui propri averi e con appoggio di un garante:

Il Banco d'Albeo (10) con scancie da tenir apparamenti, calici velli, e missali

Cassetta d'Albeo per tenir cerre, e per sedere

Velli d'ogni sorte... Pianette d'ogni sorte con stola e manipolo

Camisi stucati (11) n. 2, e uno no

Misotti (12) da Santi 2, di requie 2, rituale 1

Mantili (13) d'ogni sorte compresi quei sul Altare n. 5

Copetta d'argento per portar la Comunione

Vello umerale con la busta

Croce grande d'otone 1, piccole 3

Secchiello (14) di rame per tenir l'aqua di lavarsi

Tovaglie da sugar le mani 3

Reliquiario di Argento, e due di rame argentato

Candelieri d'ottone sul Altare n. 4

Campanelle piccole 3

Coperta sopra l'altare

Dopieri (15) à latere del Altare

Banche da seder in coro

Cassette per meter l'ellemosine

Borse per cercarla

Il Confonone (16) del Santo con l'astile

Internari (17) per portar la Comunione

La Ombrena (18), e la lampada d'ottone

Banchi di nugaro (19) 2, e chiavi per la porta della Chiesa, e Sacrestia.

 c) Convenzione per S. Stefano: 1802

"Addi 28 ottobre 1802 Buja in Conseglio presenti...

La presente privata scrittura si fà notto, come gia giorni venti comparse in questo Conseglio messer G. Batta Calligaro Scoi Gennero del detto Valentino Calligaro Fanzut, e cognato, quale per esser avanzato in ettà, e per esser alquanto incomodato renunzia l'Offizio di Campanaro, ò sia Nonzolo della Veneranda Sacramentai Chiesa di S. Stefano.

Li 14 poi del corrente si manifestorno diversi per esser admessi à questo offizio di Nonzolo, tra li quali con più voti passorono, e furono elletti, ed admessi li Frattelli qm Antonio Mollaro, cioè mistro Angelo, e mistro G. Battista Molari, ed in detto dì come da parte presa in detto Conseglio furono destinati à far la Locazione, ed incontrare l'Aventario de mobili esistenti in detta Ven. da Chiesa li Cappi di Comun, e di detta Ven. da Chiesa, cioè Sig. Giulio Ursella come Degano attuale, Sig. Michaele Tissino Sindico, Sig. Giò Barnaba Scrivano, e Procuratore di S. Antonio facendo à nome del Cameraro Sig. Francesco Calligaro, Signori Domenico Tonino ed Antonio Calligaro Probi Viri della Ven. da Chiesa di S. Lorenzo facendo anche a nome del Cameraro Sig. Francesco Pezzetta, nec non Sig. Antonio Misso Pocuratore del SS. Rosario... quali assieme locarono à detti Fratelli per l'anno presente, e poi d'anno in anno l'impegno di servitù, e concessero per ciò da poter esigere da detti nomiti Camerari l'esazione de onorar], cioè il fomento a S. Giacomo (20), e il vino al travaso (21), e li conta di (22) parte a detto S. Giacomo, ed a S. Martino come in altre locazioni stabilito. Ver che all'incontro detti Conduttori promettono per loro simul ed in solido (23) assumere in loro la servitù in qualità di Campanari (24), ò Nonzoli nella Ven. da Chiesa di S. Steffano, ed assumere in loro la custodia de mobili nella med. ma esistenti come dal Inventario qui sotto... e con quelle condizioni, che saranno nelli qui sotto Cappitoli espresse

 

Le Onoranze da esigere da Camerari pro tempore

Cameraro di S. Lorenzo paga di contadi L. 36 formento S.1    Vino C. 3 S. 1

Cameraro del SS. Rosario                    L. 55: -6 m. 1

Più per sonare per il Legato Fetonti       L-: -6 m. 1

Cameraro di S. Antonio Abbate             L. 20: -

Cameraro di S. Nicolò                          L. 6. -               S.1 m. 2    C. 3 S. 3

Tutto summa di contadi                        L 117: 12  F.     S.8 m. 2 V. C. 3 S. 3

E per maggior cauzione, e sicureza de medesimi Loccatori qui presente Sig. Antonio Barachino, quale per loro simul, ed in solidum con detti condutori si constituisce come manutentoré25 de mobili, e di custodir, osservar, e mantener... Testemonij di ciò furono ricercati messer Pietro Baldasso e Pietro di Innocente Zontone".

 

 NOTE

1 I lavori storici di Pietro e di Gian Carlo Menis hanno trattato più volte questi argomenti e recentemente vi ho dedicato anch'io un contributo: Il quartesaro della Pieve di San Lorenzo di Buja esattore per la fabbrica del duomo di Udine, Atti dell'Accademia di Scienze Lettere e Arti, Vol. LXXXVIII, A. 1995.

2 Nei numeri passati di questa rivista sono apparsi vari contributi riguardanti personaggi della fam. Monassi Tove, titolare per lugno tempo della carica di sagrestano, e la figura di Zuan Tove è protagonista del racconto La rive di S. Pieri di Maria Forte (in Cja' Fors, del 1970).

3 Ringrazio vivamente Franca Barnaba Del Zotto per avermeli forniti (il Fondo è ora depositato all'Archivio di Stato di Udine).

4 I Capi di Comun (massaro o degano o rneriga; sindico che curava le finanze; scrivano che verbalizzava le parti prese, cioè le decisioni della Vicinia) operavano unitamente agli amministratori della Chiesa: Camerari e Procuratori.

5 Cauzione, malleveria.

6 Per 'mobili' erano intesi non solo i fornimenti di legno, ma ogni altro fornimento, arredi, vestimenti, insomma ogni cosa contenuta nella parte muraria.

7 In ogni affare erano necessari almeno due testimoni, come parte neutra tra due contraenti.

8 Per vari paesi ho trovato lunghi contenziosi per il vino della Messa: nel caso di Avilla vino e frumento per le Ostie di Comunione sono pagati dalla Pieve; per S. Floriano deve provvedere il nonzolo: evidentemente disponeva di un vigneto contiguo alla chiesa, di cui egli stesso poteva fruire, come poteva fruire della foglia di gelso.

9 S'intende 'questuare' con la borsa tra i fedeli durante le sacre cerimonie.

10 Abete bianco.

11 Inamidati.

12 Càmici.

13 Tovaglie.

14 In ogni sacristia, per lavare le mani, c'era una bacinella che prendeva acqua da un secchiello con relativo rubinetto.

15 Candelieri a due bracci.

16 Gonfalone, stendardo,

17 Lanternine su aste.

18 La tipica ombrella che proteggeva il Santissimo aveva un sostegno a doppia L.

19 Noce.

20 S. Giacomo Maggiore cade il 25 luglio: allora da noi la mietitura è terminata ed il frumento è "bello, secco, crivellato".

21 Il primo travaso si fa a S. Martino, l'11 novembre.

22 Denari liquidi: ad essi si dava tanta importanza che, nei documenti, di solito sono specificati i tre momenti del passaggio del denaro liquido: esborsare, contare (talvolta pesare), imborsare (dalla controparte).

23 La formula "simul et in solidum" significa che due o più contraenti si impegnano unitamente e garantiscono sui propri immobili.

24 In questa Convenzione si insiste sulla funzione di 'campanari', dei nonzoli, forse perché vi erano più campane che nelle altre chiese. Comunque l'attività di suonare (a corda o a battacchio) le campane era il compito più pesante ed impegnativo perché per ogni funzione e momento (del giorno, dell'anno, della vita individuale... ) le campane avevano suoni e ritmi diversi, convenuti e da tutti compresi.

25 Garante, mallevadore.