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Il Dizionario Biografico Friulano

giunto alla terza edizione"

di M. R.

 

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Come da promessa -una riedizione ogni cinque anni - riecco puntuale in libreria il "Dizionario Biografico Friulano"; ampliato, limato, arricchito da Gianni Nazzi, ideatore e curatore, e dai collaboratori Sergio Fantini, Angela Fioritto, Luca Nazzi, Claudio Schiavon e Riccardo Urbani. Più che una galleria è un pozzo di San Patrizio, con centinaia di personaggi, più o meno conosciuti, più o meno meritevoli di essere ricordati, la cui scelta gli autori legittimano con fior di recensioni e una gran mole di riferimenti bibliografici. Un'opera monumentale. Il calcolo è presto fatto: nelle 780 pagine "utili" (contro le 600 della prima edizione) si affollano 4 mila e 600 personaggi se si calcola, per largo difetto, una media di sei per pagina. "Sono di - più precisa il curatore - cinque mila erano nella seconda edizione". Questa sterminata parata, come dire un'intera cittadina, è la silloge del Friuli passato, presente e in divenire. I curatori hanno infatti già scavato le fondamenta per la prossima edizione, predisponendo già bell'e stampate, a conclusione del Dizionario, le schede per le future candidature, le eventuali correzioni e le inevitabili precisazioni. Ultimo scatto di una diligenza esponenziale.

Altro che la lanterna di Diogene. La pattuglia guidata da Nazzi ha scandagliato con un faro i recessi più reconditi della genealogia friulana, rincorrendone i geni per l'universo mondo.

Chi immaginava che Gore Vidal - celeberrimo nell'olimpo delle lettere, di questi tempi mosca nocchiera del dissenso Usa - avesse ascendenze friulanissime?

E chi sapeva che Byron avesse un debole per le montagne friulane; o che la danzatrice del Covent Garden fosse opera di Enzo Plazzotta; e che lo speaker di Radio Londra, il celeberrimo Candidus, fosse friulano doc? C'è quanto basta e avanza per documentare come sia illuminata da vivide sciabolate di luce anche la diaspora friulana.

Il dizionario, più che una lacuna, ha colmato un'assenza. Esempio: nessuno saprebbe, se non lo dicesse il Dizionario, quanti artisti friulani abbiano esposto alla Biennale di Venezia o nei musei del mondo,

semplicemente perché nessuno si è mai preso la briga di farne l'elenco. Eppure non sono tanti. Facile dunque predire a questo Dizionario una buona frequentazione di studiosi e curiosi, friulanisti, letterati, politologi e via elencando. I rinvii bibliografici, per esempio, squadernano libri e rimandano ad articoli di stampa in quantità industriale, non lasciando spazio a dubbio alcuno sul chi è. Sfogliare per verificare.

Un'opera così, frutto della fatica di pochi, non poteva non destare sorpresa nel mondo scientifico. Ne ha parla perfino il Dizionario biografico degli Italiani che la Treccani, dotata di mezzi imponenti, ha finora editato in 58 volumi fino alla lettera G. I nostri, invece, hanno

fatto tutto con le poche briciole di un pur prezioso contributo della Provincia. Il resto - ovvero il più - è stato volontariato allo stato puro, lievitato da un'attrazione inesorabile per il Friuli, le radici, l'identità. Come spiegare altrimenti un lavoro così certosino, così "matto e disperatissimo", su migliaia di schede e decine di migliaia di riferimenti bibliografici, su un così laocoontico viluppo di personalità ognuna trattata con la ponderazione e con la documentazione indispensabili a scansare rimbrotti e a evitare omissioni? Gianni Nazzi cammina per le 800 pagine sul filo di questo rasoio, passando indenne tra le scontate vampate di gelosia e le raffiche di rimostranze se solo si permettesse di scivolare in un peccato veniale. Neppure l'ostensione su Internet della precedente edizione dell'imponente dizionario ha svelato imprecisioni, sviste, inesattezze. Merito di uno scrupolo elevato al quadrato, di una conoscenza enciclopedica della friulanità, di una memoria da cammello, di un'inclinazione a ordinare e a catalogare degna del Muratori dei "Rerum Italicarum scriptores", di una curiosità prensile. "E di tanti e bravi collaboratori" aggiunge lui, tirando il freno alla soddisfazione. "Ma sono già scontento" precisa. Vuoi dire - nel suo linguaggio - che sta già lavorando alla prossima edizione. 

Se il Dizionario evidenzia l'"esprit de geometrie" di Gianni Nazzi, fa però torto al suo spessore di eclettico studioso. Nazzi, infatti, è molto di più del Dizionario: è stato tra i fondatori prima e presidente poi del Movimento Friuli, e tra gli animatori dell'Istituto per la storia della Resistenza. Una postfazione di Antonio Comelli a una sua antologia fece scalpore. Clamorosa una sua filippica all'indirizzo della Filologica, accusata di usare poco il friulano e molto "il conformismo, l'inerzia, l'immobilismo e la supponenza dei dirigenti". "Su 13 mila titoli pubblicati nei suoi ottant'anni di vita - tuonò il nostro - neppure mille sono in friulano; e di questi, i più recenti sono un vilipendio alla marilenghe". Tutto il contrario della sua Clape culturàl Acuilee - che ha tradotto in friulano perfino Shakespeare e Beckett (la collana dei "Classics des lederaduris forestis", editi senza prezzo perché... "dut a glorie di Diu") - e della sua strabocchevole passione a studiare la "peraule" ordinandola e confrontandola in una manciata di dizionari.

Il meticolosissimo Gianni Nazzi è infatti un ricercatore di lungo corso, senz'altro il più fertile lessicografo della seconda metà del Novecento, capace di spaziare dal Vocabolario italiano-friulano-sloveno-tedesco-inglese per poliglotti e quello italiano-friulano e, scendendo per li rami, dallo sport ("Da Carnera a Zoff: i campions dal Friùl" pubblica tra l'altro una foto inedita del gigante di Sequals in compagnia di Charlot) all'anatomia ("Dizionari inlustrât dal cuarp dal omp"); dalla "Declarazion dai dirits dal omp" ai grandi della letteratura friulana: l'opera omnia di Eusebi Stele, commedie di Alviero Negro, il Celso Macor di "I voj dal petaros"; dalla letteratura varia per l'infanzia alla celebre "Cuintristorie dal Friûl" di Marchetti che reca in copertina un disegno fatto per l'occasione da "Ul de Ri co", l'indimenticabile autore delle sceneggiature del film "La storia infinita"; fino alla grammatica friulana venduta in 5 mila copie. Un lavoro oscuro e severo, "dut a glorie di Diu" e della crescita civile e culturale del Friuli.