Friuli nel mondo - Dicembre 2007

1967-2007: L'ANNIVERSARIO DI UNO DEI PIÙ PRESTIGIOSI CIRCOLI LETTERARI FRIULANI

I 40 anni de "La Cjarande"

di Domenico Zannier

 

 

La seconda metà del Novecento sarà ricordata come il periodo della rinascenza letteraria friulana di lingua ladina. Non si tratta qui di dimenticare la produzione validissima di lingua italiana come quella di Tumido, Sgorlon, Bartolini, Giacomini, Angeli ma di documentare un fenomeno che ha creato una consapevole ed altrettanto valida produzione di lingua friulana, con nomi assurti a notorietà nazionale ed internazionale. E la propria letteratura che dà l'immagine della civiltà ai un popolo alla lingua che esso parla. Poeti e scrittori sono l'anima e la nobiltà di un linguaggio che trascende la quotidianità della semplice comunicazione e si proietta nel futuro quale documento del sentire e del vivere di una gente e di un'epoca. Fa specie che nei dibattiti odierni si parli sempre di lingua e di lessico e si abbozzino grammatiche "politiche" ignorando totalmente la civiltà letteraria del Friuli che ha perpetuato e salvato per sette secoli la lingua stessa. La cultura del collettivo celebra la massa e chiude al genio ed all'individualità, come se le persone che hanno operato non esistessero. E bene dunque colmare una così grave lacuna culturale.

Nel secondo dopoguerra sono apparse in successione "l'Academiuta di lenga furlana" di Casarsa il cui corifeo era Pier Paolo Pasolini, quindi "La Risultive", stretta attorno a Marchetti, ma organizzativamente condotta da Cantoni e Virgili, il gruppo de "Il Tesaur" ideato da Gianfranco D'Aronco. Brevissima, quasi un lampo, l'esperienza del "Carantan" di Venuti, Angeli e Zof. Nel 1966 nasceva il circolo o associazione di fatto de "La Cjarande", formatasi con autori emersi dai concorsi di prosa e poesia di lingua friulana, promossi dalla "Scuele Libare Furlane" nei primi anni Sessanta, e da appartenenti al Tesaur e scrittori indipendenti.

La Cjarande festeggiò la sua nascita sui Colli di Buttrio, come la Risultive aveva fatto sui Colli di Fagagna, quasi a indicare nella collina friulana, centrale e orientale, il luogo della bellezza e dell'ispirazione e della più genuina friulanità. La decisione di attuare un'antologia che ospitasse penne poetiche antiche e nuove, perfino esordienti, fu presa il 1 ottobre 1966 presso la Buona Vite di Udine in via Treppo. La Cjarande voleva essere una famiglia di poesia e il suo nome, che sta a indicare siepe e bosco ceduo, accomunava tutti i partecipanti al cenacolo, senza troppe distinzioni di merito, ma naturalmente dignitosi. Fondatori della Cjarande furono Mario Argante, Galliano Zof e Domenico Zannier, ma l'iniziativa risultò infine collegiale per adesione alla proposta e concordia di intenti. L'antologia, con l'omonimo titolo, uscì nel giugno del 1967 e fu presentata a Udine, in sala Brosadola, dal noto scrittore e romanziere friulano Carlo Sgorlon.

I ventidue autori presenti vennero analizzati individualmente sul piano artistico ed espressivo dall'insigne romanziere e critico. Il libro portava una presentazione degli autori ed una introduzione di Diego Valeri. Nel dicembre dello stesso anno apparve una seconda edizione con la prefazione di Sgorlon. La copertina di entrambe le edizioni la si deve al noto pittore Arrigo Poz. In seguito gli autori, che hanno continuato nella vocazione poetico-letteraria, hanno pubblicato diverse opere in proprio con o senza etichette. Insieme però si sono trovati su "Il Punto" e sul "Turcli" e presenti in parecchie riviste e numeri unici e nelle più autorevoli antologie. Al primo nucleo sono venuti ad aggregarsi in più riprese altri poeti e nel 1981 è stata pubblicata "La Gnove Cjarande" con 17 poeti a cura di Nino Rodare, segretario del gruppo (come poi Franzolini e Cappelletti).

Gli amici della Cjarande hanno per anni dato vita al Garbin d'aur di Pozzuolo del Friuli con Aghe di Poc', incontro annuale e poi biennale di poesia al di fuori di ogni retorica. Sono stati pure celebrati i decennali. E quest'anno siamo giunti al quarantesimo. Vanno ricordati gli scomparsi Mario Argante e Mario Bon, Alessio Armano e Giacomo Fabiani. Il messaggio fondamentale del gruppo letterario "La Cjarande" è il rispetto per le diverse varietà friulane, pur consentendo a una koinè linguistica, che quando nacque "La Cjarande" era quella di Giuseppe Marchetti, fatta propria dalla Risultive e dalla Filologica. La grafia della Scuele Libare Furlane era integrativa non sostitutiva e non era imposta.

Ogni aderente aveva libertà di scelta. Altro principio, oltre al pluralismo, è quello di privilegiare la creatività personale e artistica nei confronti di regole e di norme standardizzate. Leggi politiche e regole grammaticali possono, entro certi limiti, giovare agli autori, ma non saranno mai capaci portatrici di genialità e di ispirazione. Ci sono poi i contenuti e le tematiche dei poeti de "La Cjarande": lirici, affettivi, religiosi, civili, sociali, ideali in piena libertà, ma non separati dalla tradizione di civiltà e di cristianità del Friuli. Su questo punto si è fatta sentire l'ironia sufficiente di chi in Friuli culturalmente ripudia e avversa il nostro passato. Ma "La Cjarande" ha tirato diritto. Né Aristotele né Tommaso né Vico né Croce né Marx hanno mai detto l'ultima parola sulla poesia. La vera critica aiuta, non conculca e opprime. "La Cjarande" da quarant'anni è e rimane espressione e manifestazione di umana e friulana civiltà. E in programma una nuova antologia.