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I "Drams Lirics" 

di Domenico Zannier

di Luciano Floramo 

 

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State ascoltando Luciano Floramo che presenta i "Drams Lirics" - Buja ..-..-1991

Condividiamo il giudizio del dott. Dolso, Presidente del Circolo culturale Laurenziano che ha curato la pubblicazione dei "Drams Lírics", quando sottolinea che: "la lingua e la poesia rappresentano l'identità storica, culturale e morale di un popolo". Tutto ciò ritroviamo pienamente nell'opera di Domenico Zannier. Più che riproporre momenti di storia, l'opera di Zannier è un vivere poeticamente valori e speranze, filtrati attraverso l'esperienza dell'uomo e del sacerdote nel significato cristiano che diamo alla vita. Lo è però, con un'anticipazione di anni in una dimensione "profetica" di una crescente e consapevole identità del popolo friulano, per altro superata da considerazioni più profonde sul valore dell'uomo: egli infatti "in un incontro ed in una chiamata" per tutta la sua vita cerca Dio, la Verità che lo libera e l'Amore che ci affratella. 

Certamente il dato storico fa da riferimento alle singole vicende, ma la lirica trascende l'esilità della trama, in un crescendo poetico che si può cogliere nei temi rilevanti. Nel primo dramma lirico "La Malen" "la sofferenza e l'incomprensione dell'uomo per l'uomo" sono superati nel rifugiarsi in un mondo fatato. La figlia di Salvan, respinta dalla società, viene accettata nel mondo pastorale delle vette in un'aura magica. La natura liricizzata è la dimensione dell'anima. 

Nel secondo dramma "La val des crôs a blanc", non ci si rifugia o si evade nel mito, ma la vita è rischio ed impegno con una morte "drammatica", diremmo annunciata, che sembra sconfiggere l'Amore che vive al di là del tempo, in nome della libertà, contro l'arbitro e la violenza dello Stato. Veriti, ritornano alla Pieve di San Pietro per portare la croce armata, secondo il rito tradizionale, viene ucciso da sicari del luogotenente veneziano. Il terzo dramma lirico "Cjarande pajane" celebra il declino del mondo pagano nell'emergente

DOMENICO ZANNIER civiltà cristiana. Il conflitto tra realtà terrene e speranza cristiana che abbatte pregiudizi è evidente. Elena raccoglie il figlio di un pagano a cui era morta la moglie ed è accusata dal fidanzato di averlo tradito. Dimostra la sua innocenza, rifiuta il fidanzato che non ha saputo amare al di là dei pregiudizi, e si dedica all'educazione del fanciullo che diventerà poi sacerdote, in questa alba epocale di un cristianesimo che si diffonde. I

l quarto dramma lirico, "Agnui furlans" è la storia di una vocazione sacerdotale sofferta. Vi è un personale "mistero dell'esistere", ma nel contempo cresce la consapevolezza dell'identità di popolo. Questo tema, però, è appena accennato rispetto alla vicenda personale ed esistenziale di Angelo, che si ritrova in un Amore più grande. Certamente è difficile nel riassumere i fatti o le vicende dei personaggi, rendere pienamente la ricchezza poetica di quest'opera. Una prima chiave di lettura è data dalla risposta alla domanda: "Chi è il poeta?". Risponde Zannier, in Masutto poeta: "Io faccio il sole e la luna con le mie parole e vi apro la meraviglia di vite lontane e dei paesi stranieri - fatti di mistero". 

Ma forse, non è la ricerca di un paese straniero, la contemplazione estetica di una natura trasformata dalla poesia, quanto invece la riscoperta di un immaginario paese della nostra anima che si radica nel quotidiano drammatico dall'esistere; paese che chiamiamo Friuli-Carinzia-Ladinia, in cui viene meno la cultura di appartenenza che ci rende diffidenti e restii all'accoglienza, e cresce la cultura dell'identità in una storia visibile per fatti, invisibile per eventi che trascendono l'episodio. Il mondo dei valori di Pace-Solidarietà e Amore nella trasposizione poetica rivaluta, nel linguaggio elementare proprio di una vita, simboli e riferimenti per andare, uomini di Speranza contro ogni Speranza, a vincere la morte con la vita e l'odio con l'amore. 

Ciò si realizza liricamente nel ricomporre nell'unità di spazio e tempo, il passato che è memoria e il futuro, presentito che è progetto, senza rifiutare la verifica amara dell'esperienza, del tradimento, della solitudine e della sofferenza. Vi è nella storia un intreccio di riflessioni sui valori offerti dalla sapienza antica e popolare dei proverbi in uno splendido friulano, direi "solare" e poetico, che di per sè commenta o è, meglio, espressione di sentimenti delicati profondamente interiorizzati, che ci dice molto di più di quanto appaia della ricca tensione ideale di Zannier poeta. La violenza è condannata specialmente quando si afferma dominio dell'uomo sull'uomo. Ad es. "chi non tratta bene i disgraziati, tardi o prima mette in croce i santi". Così le ragioni della vita, le tentazioni della morte e le riflessioni sul dolore aprono il cuore alla Speranza. "Perché perdere due volte?" Allora la vita trionfa nel riso e nella luce della natura, ma c'è anche quella dell'anima: "Ridi o cielo, allarga vento un riso a grido di richiamo. Ho nella gerla il mio vivere e tutta la . 

Carnia che fa festa e s'inghirlanda!" Singolare allora è il rapporto tra Dio, uomo e natura in un presentimento di transizione epocale. In questo senso Dio è ricerca; la natura è un momento della nostra solitudine che trasporta nella magia di un paesaggio, cantato dal di dentro; l'uomo è sofferenza e Speranza, al di là dei luoghi comuni, dei pregiudizi che condannano, un Amore che redime e salva e va oltre la curva degli anni, perché ha in sè il fremito dell'Eterno. Ciò lo si coglie molto bene in "Cjarande pajane" (Siepe pagana), dove la celebrazione della donna ha il senso profondo di un'"epifania della redenzione" e la esalta. Si avvertono tutte le suggestioni di una sacra rappresentazione, di un'esaltazione trasfigurata della Madonna. 

A Lei si richiama, nella donazione di sè per un amore più grande, Elena, che fa suo il bimbo del pagano. Si scontra con i pregiudizi della gente che dovrebbe capirla di più (il fidanzato) e che invece ne è lontana, perché non trasfigurata dalla Grazia che ci permette, in noi e negli altri e nelle nostre storie, di cogliere il messaggio nascosto di "Chi è già e non ancora". Vi è insomma, anche nella ricerca di sè ("Agnui furlans") piena di sofferenza, un identificarsi nella terra del Friuli, che spazia dalla montagna al mare e guarda il cielo, da cui le stelle commentano le trepidazioni dei cuori. Per questo "la morte è vita diventata mistero" e "l'Amore non ha stanchezza" e "la Speranza è una realtà dell'anima che non capitola".

A conclusione, "i drams liricis" di Zannier sono un itinerario di un anima che traspone in immagini, in suggestioni musicali per un friulano splendido e interiore, non solo la storia di un popolo, ma la vicenda nascosta di un uomo, in ciò che tramonta e in ciò che sta per sorgere. Sembra che l'affanno del vivere abbia riposo, davanti alla premessa di una Pace che ci riempie di stupore per la bellezza misteriosa, ma operante, dell'Amore. Come ho detto, non conta l'esilità delle trame; forse è solo un'opportunità che si offre al lettore per ritrovarsi con se stesso, con "i suoi perché" e con la risposta che si fa parola - vita e ancora una volta Amore.