INDIETRO A CHIESA DI MONTE |
La Chiesa di San Lorenzo Martire in Monte di Buja (Foto di Tessaro Egidio) |
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Gli scavi effettuati dopo il terremoto del 1976, hanno portato alla luce i resti di una strada romana e di una cisterna, collegata con un pozzetto , risalenti al IV secolo d.C. e un forno per piccole fusioni in bronzo di epoca tardo-antica. Nel X secolo, forse dopo un rovinoso incendio, venne costruita una nuova chiesa sovrapposta parzialmente al sepolcreto ivi esistente. All'inizio del XIII secolo, divenuta insufficiente per l'accresciuta popolazione dei fedeli, venne eretta una nuova chiesa che si sovrappose alle rovine delle due antiche. Fu consacrata il I maggio 1248 dal Vescovo Fulgenzio di Parenzo, suffraganeo del Patriarca di Aquileia Pertoldo. Sopra la porta laterale fu posta un architrave, forse proveniente dal vicino castello, dove vi sono scolpite quattro figure: il Sole, la Luna, un Aquila ed un Bue. Secondo alcuni studiosi dovrebbe trattarsi di una scultura celtica di epoca anteriore a Cristo, poiché questi popoli adoravano il Sole, la Luna, (Iside, Osiride), ed il Bue Api. Secondo altri studiosi, i quattro simboli rappresentano il Patriarcato di Aquileia, la notte, il giorno, e la comunità di Buja. Nel XIV secolo venne costruita la cappellina annessa alla chiesa, dedicata alla Vergine, coperta da una volta a botte tutta affrescata, forse da Valente di Valcone da Gemona nel 1328. Sono dipinti il gruppo dei 12 Apostoli e 10 soggetti mariani che formano un ciclo completo e unico in Friuli della vita della Madonna. Nel 1511 ci fu un disastroso terremoto, troviamo infatti negli archivi della Pieve una nota, che anche a Buja nel "1511 a dì 26 marzo fu un grandissimo terremoto ......et ruinò il castello et case molte". (1) (2) Nel 1518 fu ricostruita la chiesa e collocato il portale principale, come si legge sull'architrave; nel 1520 fu ultimato il campanile pentagonale, come risultava dalla data incisa sul cornicione della cella campanaria.
Prima di questo campanile, sul tetto della chiesa, esisteva un campanilino a vela con due campane. All'interno, sulla parete destra della chiesa, accanto alla tomba di famiglia, troviamo lo stemma dei Rizzardi (Conti di Codesio e Signori di Udine), però capovolto, poiché nel 1558 il nobile Dionisio fu processato e condannato dal Tribunale dell'Inquisizione di Udine per eresia luterana.
Sui fianchi della navata sono disposte due grandi statue lignee quattrocentesche della scuola di Domenico da Tolmezzo, raffiguranti Sant'Antonio Abate e la Santissima Trinità. (I Santons di Buje, une des siét maraveis dal paîs). Nel 1558 venne collocata sull'altare maggiore la grande pala (metri 4 X 2,60) ordinata dalla confraternita di san Nicolo e dipinta da Giovanni Battista Grassi assieme alle due piccole tele (3) (4) che si trovano appese sopra gli stalli del coro. La pala del centrale rappresenta il martino di San Lorenzo. Nella parte inferiore é raffigurato San Lorenzo ignudo ed un soldato che attizza il fuoco sotto la graticola; a destra i Santi Gervasio e Protasio ed a sinistra le sante Lucia e Margherita.
In secondo piano, un soldato, il prefetto di Roma ed altri personaggi; mentre sopra le nubi poggiano il Redentore con la Madonna ed i Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista.
Le due tele laterali rappresentano: una San Lorenzo davanti al prefetto di Roma e l'altra il santo nell'atto di distribuire il denaro ai poveri. Verso il centro della chiesa sono addossati alle pareti due altari marmorei in stile barocco, della fine del XVII secolo: quello di destra è dedicato a Sant'Antonio Abate e fu eretto dalla Confraternita a lui intitolata. Il dipinto raffigura S. Antonio tra S. Caterina e S. Paolo. L'altare di sinistra è dedicato a San Nicolò Vescovo di Bari.
Particolare curioso è il paliotto marmoreo, nel quale si vede il Santo che risuscita tre bambini, che secondo la leggenda erano stati fatti a pezzi e messi in salamoia da un oste malvagio. Il dipinto di questo altare raffigura l'Incoronazione della Vergine da parte dell'Eterno Padre e di Cristo suo Figlio, mentre in primo piano troviamo S. Nicolò e S. Agostino.
Nella parte destra del transetto vi era fino al terremoto del 1976 un'ancona lignea con le statue lignee della Madonna con il Bambino (sec. XV), di San Sebastiano (sec. XVII), e di San Rocco (sec. XVIII) .
Quest'opera proveniva dalla chiesa di S. Sebastiano del castello (esistente nel luogo dove ora sorge il Parco della Rimembranza), distrutta nel 1908 per dar luogo a piazzole per l'artiglieria.
Esisteva anche un altare dedicato a S. Domenico, il cui dipinto (sec. XVII), rappresenta il Santo tra S. Agata e S. Valentino. Sopra il portale principale, nel 1711 venne murato lo stemma di Buja con il bue passante, e nel 1718, il vicario Barnaba restaurava la tomba situata al centro del pavimento cinquecentesco.
Tra il 1871 ed il 1883, al tempo del pievano mons. Pietro Venier, la chiesa fu ampliata ed assunse la forma di croce latina. Fu ricavata anche la cripta.
Nell'inverno del 1872, in un solo mese, la popolazione di Buja condusse sulla piazza di Monte 275 carri di ghiaia e sassi per l'ampliamento della chiesa. L'ultima inumazione avvenuta nel sagrato circostante la chiesa venne effettuata nel novembre 1857.
La chiesa ed il campanile che ora contempliamo, sono stati ricostruiti in questi ultimi anni dopo il sisma del 1976. Ultimamente, in questa chiesa sono stati sistemati due grandi dipinti: uno raffigura S. Valentino che benedice gli infermi; l'opera e di Eugenio Pini (sec. XVII) proveniente dalla chiesa di Madonna di Buja. L'altro rappresenta S. Filippo Neri tra S. Francesco e S. Girolamo; l'opera è di Giò. Giuseppe Cosattini (sec. XVII) proveniente dalla chiesa di Avilla di Buja. |
San Lorenzo Diacono e Martire Un antico documento del 354, la "Depositio martyrum", ricorda fra gli altri santi anche il popolare diacono della Chiesa di Roma, sepolto il 10 agosto presso l'Ager Veranus (l'attuale cimitero grande di Roma) sulla via Tiburtina: lì vi è ora la basilica in suo onore. Arrestato assieme al papa Sisto II Lorenzo non sarebbe stato subito ucciso (perché i persecutori speravano di strappargli i beni della comunità cristiana) ma bruciato vivo alcuni giorni più tardi, dopo che egli aveva dichiarato di non possedere altre ricchezze che i poveri a lui affidati dalla Chiesa La sua festa era di precetto fino al secolo scorso e gli elementi della liturgia della vigilia e del giorno sono presentì nei più antichi Sacramentari. L'esempio di Lorenzo, caduto in terra come grano pronto per la semina, ha portato frutti abbondanti, suscitando una schiera di generosi giovani a servizio della Chiesa e dei poveri. |