La Cartolina tra racconti e storia di Elena Lizzi
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Secondo alcune fonti, nella seconda metà dell’Ottocento, Henrich von Stephan, alto funzionario delle Poste prussiane e futuro autore del progetto dell’Unione Postale Universale, presentò pubblicamente un cartoncino privo di immagini e preaffrancato da spedire senza busta a tariffa ridotta. La novità si chiamava “Offenes Postblatt”. Correva l’anno 1865. Tale iniziativa non trovò favore, poiché i più ritennero sconveniente rendere accessibili pubblicamente comunicazioni private, che fino ad allora avevano viaggiato custodite nel segreto della lettera che, pur essendosi evoluta in varie forme, era rimasta rigorosamente chiusa. Quattro anni dopo, un articolo del professore di economia viennese Emanuel Alexander Herrmann mise in evidenza i vantaggi di tale originale proposta, esaltandone le convenienze per l’economia del servizio postale. Il governo viennese colse quindi immediatamente l’opportunità ed emise la “Correspondenz-Karte”, la cartolina postale, che, data la bassa tariffa e la comodità, ebbe subito un successo travolgente. La cartolina postale venne adottata anche da altri stati, inizialmente ad uso interno. In Italia essa fu emessa dal 1° gennaio 1874 al costo di 10 centesimi. L’anno successivo la circolazione divenne possibile in 22 paesi aderenti al Trattato dell’Unione Postale Generale (futura Unione Postale Universale). Sin da subito, ditte ed industrie utilizzarono le cartoline postali per marchiarle con le proprie intestazioni e loghi o per semplificare la corrispondenza. Queste prime cartoline pubblicitarie sono oggi molto ricercate dai collezionisti. L’evoluzione da cartolina postale a cartolina illustrata di produzione privata fu graduale. Apparve nel 1870 e la sua origine è dibattuta tra il libraio della corte germanica August Schwartz e quello francese Lèon Besnardeau. Pare che siano stati infatti i privati a “stimolare” la trasformazione, che nasce proprio all’epoca della guerra franco-prussiana. In Italia la cartolina illustrata viene pubblicata nel 1882 per iniziativa della Tipografia Danesi che emette una serie di vedute di Roma preparate da un artista. Non è chiaro se queste versioni abbiano circolato via posta, ma dal 1889 le “Cartoline autorizzate dal Governo”, di produzione privata, poterono viaggiare affrancate. Seguono gli anni della regolamentazione (bollatura preventiva…), delle modifiche grafiche, della diversificazione delle tecniche e dell’utilizzo. Verosimilmente, però, dalla diffusione delle immagini create dagli artisti all’affinamento delle tecniche della fotografia, si crearono le condizioni per la rapida diffusione della cartolina illustrata. Le cartoline illustrate, paesaggistiche e panoramiche, si diffusero subito nella quasi totalità dei paesi italiani. Erano uno strumento per conoscere luoghi non visti o fatti da ricordare, ma testimoniavano anche la “presenza” in un dato luogo. Nacquero anche le splendide immagini che ritroviamo nelle cartoline di borgata o di frazione, che testimoniano quanto fosse importante per le persone essere presenti alla fotografia per una cartolina che sarebbe partita per chissà dove! Momenti di storia si trovano anche nelle immagini di tipo architettonico. Le “grandi opere”, per lo più chiese, piazze e viali. In alcuni casi la “grandezza” delle opere spesso stride con la mancanza di persone. Che dire del “colore” o del “bianco e nero”, usato in modo poetico dagli artisti agli albori, un po’ meno con l’avvento delle tecniche moderne? Le comunicazioni divennero via via più facili, rapide, alla portata di un pubblico sempre più vasto, aiutate certamente dalla progressiva riduzione dell’analfabetismo e dall’evoluzione economica, conflitti permettendo. Crebbe di pari passo anche il fenomeno del collezionismo che, praticato in principio nelle proprie case, veniva poi esteso con gli scambi tra amici e tra collezionisti. Nacque quindi anche la corrispondenza al solo scopo di scambiarsi cartoline. Per tutte queste ragioni, e non solo per queste, queste collezioni sono oggi anche una importante fonte documentale per ricordare il nostro passato. Nella esposizione “Buje ’e rît su lis culinis - Immagini di Buja nelle cartoline della collezione di Umberto Aita” possiamo vedere il nostro paese con gli occhi di chi ha dipinto, fotografato, posato, progettato, costruito, sperato, atteso, ricominciato e chissà ancora che altro… Per otto anni, Umberto Aita ha raccolto la sua collezione, che viene esposta al pubblico in una selezione curata da lui stesso e dai nostri amici Gemma Minisini e Luciano Monassi. I “nostri” hanno studiato, scelto, didascalizzato testi a volte di non facile comprensione. Gli oltre 100 esemplari sono stati scelti con la precisa volontà di rappresentare quanto più possibile i generi, gli anni di emissione, la rappresentazione dei singoli territori e, non ultimo, lasciando spazio anche alle chicche tutte da godere, direttamente dagli originali o dalle ingrandite riproduzioni curate da Egidio Tessaro. Il ritrovamento degli esemplari di Giuseppe Venturini (1857-1916), il primo collezionista bujese di cartoline, testimonia ancora di più l’importanza del lavoro del collezionista Umberto Aita, animato dalla passione per la storia del proprio paese. Ha dimostrato in passato sensibilità anche nei confronti del Museo bujese che, suo tramite, è venuto in possesso di inediti di prossima esposizione e pubblicazione. Gli esemplari esposti sono certamente databili negli anni a partire dal 1898 al 1918 quasi tutti presenti con scene animate da persone o vedute panoramiche di grande effetto cromatico. Le cartoline più popolate appaiono quelle relative ad Urbignacco, ma sembra quasi che potesse esserci una sfida campanilistica da tanta partecipazione. Oppure semplicemente fino al 1912 Buja contava 12.000 persone? Negli anni dal 1924 al 1962 si possono ritrovare, o scoprire come se fossero nuovi, scorci di paesaggi, progetti architettonici, scene monumentali e interni chiese. In alcuni casi il periodo è attribuibile ma non con certezza documentata. Non mancano gli interni chiesa, persone in preghiera, vedute notturne e aeree. Particolare attenzione alle didascalie che riportano spesso l’editore, la tipografia, la tecnica di stampa ed il luogo dove la cartolina ha transitato. Riscopriamo le antiche manifatture Civram e Toniutti, il cantiere della stazione ferroviaria, alcuni vecchi esercizi commerciali, gli asili di Avilla e Urbignacco, la Casa del Popolo, il Palazzo arcipretale Sono tutte da godere perchè, oltre nelle immagini, le storie umane vivono negli scritti. Ancora oggi forse sono queste vecchie cartoline, che catturano frammenti di vite vissute, che stimolano la curiosità a conoscere le emozioni nei visi dei protagonisti, nelle mani che hanno scritto i messaggi spediti e nelle mani che hanno accolto la tanto sospirata missiva. Saranno le stesse che proviamo leggendo oggi un sms o un mms? Chi li collezionerà? Come? |