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Grafica del XX secolo in Friuli 

di Mirella Comino

 

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Il 15 dicembre, nella sala consiliare del Comune, è stata presentata la mostra "Grafica del XX secolo in Friuli", allestita al primo piano del palazzo con opere di Pittino, Ceschia, Colò, Baldan, Tubaro, De Zorzi e altri artisti. Gli onori di casa sono stati fatti da Elena Lizzi, Assessore alle attività culturali, alla presenza di un pubblico non molto numeroso ma qualificato, mentre alla scrivente è toccato l'onore di rappresentare la Società Filologica Friulana che, pur non essendo direttamente coinvolta nelle problematiche della produzione artistica contemporanea, ha voluto dare la sua adesione alla manifestazione.

 La mostra, organizzata e allestita dal Centro Friulano Arti Plastiche, è stata per Buja una importante occasione d'incontro con alcuni dei maggiori artisti della seconda metà del secolo XX, che hanno agganciato l'arte del Friuli ai linguaggi dell'Europa. Presentatore ufficiale della mostra è stato Gianfranco Ellero, storico di Buja e del Friuli, nelle vesti di Presidente del Centro Friulano Arti Plastiche: trascriviamo, qui di seguito, in forma necessariamente riassuntiva, i punti salienti del suo applaudito discorso.

 L'oratore, dopo aver ringraziato l'Assessore Lizzi per la pronta disponibilità dimostrata di fronte alla proposta di una mostra che caratterizzasse in modo significativo e culturalmente qualificante il passaggio al 2000, ha ricordato le precedenti occasioni d'incontro e di collaborazione fra il Comune di Buja e il Centro Friulano Arti Plastiche, dalla presentazione del trittico di Arnaldo Baldassi in onore di Tina Modotti nel 1998 alla Mostra d'arte per l'erigenda Croce dei Caduti sul Monte nel 1963. "Una lunga linea culturale non si improvvisa" ha detto, rendendo omaggio a tutti i Sindaci di Buja, e in particolare a Gino Molinaro.

Entrando nel vivo della manifestazione, ha offerto ai presenti alcune "riflessioni ad alta voce" sul significato della grafica, che può essere vista come tecnica di riproduzione di un'opera d'arte da vendere a poco prezzo o come linguaggio a disposizione di un artista per raggiungere risultati espressivi non altrimenti ottenibili.

Evidentemente, ha detto, nel valutare (o svalutare) un'opera grafica, dobbiamo fare i conti con la mentalità ormai sedimentata. Ed ha considerato che i libri stampati, le fotografie, i dischi di musica sono prodotti in molte copie, eppure tutti sono convinti di possedere un "originale": perché, non accade la stessa cosa con la grafica, che viene svalutata proprio perché, prodotta in più copie? Ha trovato la risposta nel fatto che ci siamo abituati ad opere finalizzate alla riproduzione (il libro, la fotografia, il disco) e saremmo stupiti della loro unicità, mentre crediamo che l'opera d'arte grafica o pittorica debba essere unica e irripetibile.

Eppure, ha aggiunto, tutti noi vorremmo possedere un'incisione di Rembrandt o un'opera grafica di Mirò, e non ci disturberebbe affatto la consapevolezza che altri le possiedano in copia! Superando, dunque, l'ostacolo della mentalità, e anche l'effetto negativo prodotto da un cattivo uso della grafica, vista da molti pittori come pura tecnica di riproduzione di un'opera pittorica, da regalare a chi compera un olio, dobbiamo rimaner convinti che le tecniche grafiche sono "lingue" per gli specialisti che le sanno usare al meglio.

 E per rimaner convinti, basta vedere la produzione della grande Scuola di Lubiana, il cui Direttore da molti anni collabora con il Centro di Udine. Ellero ha quindi affermato che, presentando a Buja una mostra di grafica di elevata qualità, prodotta da alcuni dei protagonisti della storia dell'arte contemporanea in Friuli, il Centro ha voluto rendere omaggio non solo agli artisti ma anche alla stamperia che ha riprodotto le loro opere: "La Zebra", fondata e diretta a Udine da Maria Teresa De Zorzi nei primi anni Settanta.

 L'artista, che già frequentava con Fred Pittino la bottega di Federico Righi a Saciletto, decise di acquistarne le macchine e di proseguirne l'attività quando il Maestro triestino manifestò l'intenzione di ritirarsi. E quella fu, in via Gorizia, la prima stamperia sorta nella Città di Udine, che rimase aperta soltanto per un paio d'anni, ma lasciò un'impronta indelebile. Dai suoi torchi presero forma i gioielli di Ceschia, spiccarono il volo i gabbiani di Supan, spuntò il coro delle auree canne di Merlo su finissima carta di Pescia e in colori di primissima qualità.

 Il Centro Friulano Arti Plastiche, diventato proprietario delle "giacenze" de "La Zebra" per munifico dono di Maria Teresa De Zorzi - si tratta di un "fondo" di millecento fogli - ha allestito la mostra con criterio evocativo e con finalità didattiche. I visitatori, infatti, hanno potuto prendere coscienza dell'attività di una dimenticata stamperia, chiusa nel 1974, e vedere da vicino i risultati ottenibili riproducendo lo stesso soggetto con tecniche diverse, come nelle tre opere di Colò o nelle due maternità di Tubaro.

Ellero ha concluso dicendo che non poteva mancare l'omaggio a Luciano Ceschia, che fu tra i più prolifici e raffinati artisti de "La Zebra" e, negli ultimi anni della sua intensa vita, interpretò con grande forza evocativa l'anima di Buja. È per questo - ha detto - che il Centro ha voluto donare al Comune un'incisione dell'Artista. L'Assessore Lizzi ha accolto l'omaggio e, in segno di riconoscenza, ha donato alla Signora De Zorzi e al Centro due copie della medaglia del 1200° anniversario della Pieve di San Lorenzo.