CAPITOLO III - Le fazioni e il cardinal nipote
Le fazioni e il cardinal nipote.
Nell’Europa tardo-moderna il papa, nella sua qualità di sovrano, possiede tutti gli strumenti tipici delle relazioni internazionali ma si scontra con la mancanza di legami familiari e matrimoniali legittimi con i quali sancire le alleanze con le potenze europee, e spesso le reti familiari della nobiltà dalla quale proviene non sempre bastano a garantire a monte la sua collocazione politica. Il desiderio di portare l’elezione papale verso una totale autoreferenzialità esiste, ma si scontra con una tendenza opposta. Il progressivo inaridirsi delle funzioni di con-governo esercitate dal concistoro fa sì che i singoli cardinali siano spinti a coltivare legami politici, che in sede di conclave possano garantire il loro ruolo o anche il loro successo. Il peso politico che i cardinali persero in Curia dopo le riforme tridentine, venne però da essi riacquistato sulla scena esterna, dove subirono l’incessante corteggiamento dei poteri europei interessati a individuare prima possibile il successore del pontefice ancora in vita, rendendo ancora più complesso il rapporto tra il papa e i porporati. Lungo tutta l’età moderna il conclave riflette gli equilibri politici in mutamento, e ciò è vero al di là dell’opposizione di veto; le elezioni papali, mediante la composizione del collegio cardinalizio e della curia, in genere rispecchiano ampiamente il convergere del potere socio-economico, politico e religioso di determinate regioni, da cui proviene il successore [1]. Fin dal XV secolo le case regnanti pretendono e ottengono regolarmente il cardinalato per uno dei loro cadetti, e successivamente tutte le famiglie della nobiltà o del patriziato italiano tentano di seguire il loro esempio e di rendere consuetudinari i cardinalati di famiglia sulla base dell’ereditarietà delle posizioni in curia o di alcuni episcopati. Inoltre la promozione di numerosi parenti e seguaci che ricevono le cariche dietro pagamento, creano il sistema delle fazioni clientelari e il predominio, ad esso legato, delle élites politiche e finanziarie su quelle spirituali. Il fatto che il numero di cardinali genovesi raggiunga il culmine nel XVII secolo, dipende dall’importanza di Genova per le finanze papali, le famiglie di banchieri locali sono ben rappresentate e sotto Urbano VIII gran parte dei cardinali genovesi aveva fatto carriera con al compravendita delle cariche [2]. |