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Grazie Renzo...

di Gemma Minisini Monassi

 

 

Foto Renzo e famiglia Creazoni  Ceschia Creazioni Monassi

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Ricordare Renzo Vidoni con poche parole è impossibile.

Era un uomo che possedeva doti non comuni, in particolare amore e dedizione per la propria famiglia e per il proprio lavoro, un uomo che sapeva incarnare pensieri ed ideali, convinzioni ed attese sempre con la stessa freschezza di sentire, con la stessa vivacità di entusiasmi.

Nato a Buja il 28 maggio 1926, la casa della sua infanzia e giovinezza è stata sempre l’albergo “Cavalletto”, gestito dai suoi genitori. Dopo la morte prematura del padre, mentre “siore Norine” si destreggiava in cucina tra pentole e casseruole, Renzo si dava da fare tra i clienti seduti ai tavoli, in estate posti sotto uno splendido pergolato di uva profumata e d’inverno attorno al grande fogolâr sempre acceso.

Nel luglio del 1943 ha lasciato Buja per arruolarsi come volontario nella Regia Marina. Si è trovato, così, in mezzo ad una guerra che ha coinvolto tutti, soldati e civili, uomini e donne, giovani e vecchi, una guerra che ha distrutto il tessuto stesso della società umana, che ha bruciato testimonianze di civiltà secolari.

L’esperienza di Renzo come marinaio, però, è stata molto breve perché, dopo poco tempo, ha fatto subito ritorno a casa.

Molti giovani di Buja, intanto, si erano dati alla macchia, ingrossando le file della “Osoppo” , soprattutto dalla zona di Monte Prât , proprio sotto il Pic di Mai. Anche Renzo, il 17 aprile 1944, si è arruolato nel movimento partigiano, per rendere concreto un sogno chiamato “LIBERTA’”.

Lassù, in montagna, il suo compito era quello di fare il cuoco, “parvie cal vignive fûr di chei dal Albergo... A lè cert che in montagne les rôbes si fasèvin cun criteri, cun logjche e no erin fates come sòt le naje che se tu èris barbîr, ti fasèvin fà il ferecjavai; opur se tu èris mecanic ti fasevin fà el cògo; o se tu èris infermîr ti fàsevin fà el conducènt di mui e cussì vìe, dùt devantdaûr...”(1)

Dopo aver vissuto la Resistenza, nel 1950 Renzo Vidoni è emigrato, “al è rivât in Canada sot Nadâl. El vìaç di New York a Montreal lu veve fat in treno di gnot e par vie dal scûr, nol à podût viodi nuje de panoramiche fin quant t’al indoman a buinore al à continuât el tragjit fin a Ottawa. Cul nâs tacât te baconete, nol podeve distacâsi: al ere cul pinsîr cui sà indulà. Blanc e lens, lens e blanc, mai viodude tante nêf...” (2)

A Ottawa è stato ospite, per un po’ di giorni, in casa di alcuni parenti di Majano, “ fin che lu an puartât là chel ere destinat di là, daûr dal contrat di lavôr che i vevin mandât” (3).

Il suo primo lavoro è stato quello di barman, poi si è messo a fare il rappresentante di formaggi italiani e svizzeri, in seguito ha commerciato in vini di qualità.

Nel 1955 ha sposato Luisa, dalla quale ha avuto due figli: Marco e Sandra.

La loro casa era sempre aperta agli amici ed agli ospiti, specialmente friulani.

Erano questi incontri profondi e sinceri, durante i quali con piacere si rievocavano gli anni trascorsi assieme e si riprendeva, anche se a distanza di tempo, un dialogo che le circostanze della vita e gli impegni professionali di ciascuno avevano interrotto.

Più volte sono stati suoi ospiti l’amico di sempre Angelo Cragnolini, lo scultore tarcentino Luciano Ceschia, (4), il Direttore dell’Ente “Friuli nel Mondo” Chino Ermacora.

Libars di scugnì lâ”, sono sempre stati i friulani e Renzo Vidoni ha diviso con la Comunità friulana del Canada, momenti di amarezza ed attimi di gioia, molti hanno aperto a lui il cuore dando libero sfogo alla piena dei sentimenti, affidandogli, a volte, gelosi segreti e confessioni amiche.

Per anni le pagine del periodico della Comunità Italiana, “L’ora di Ottawa”, hanno ospitato i suoi aneddoti, i suoi racconti, i suoi consigli, persino un suo manoscritto: “I cosacchi in Italia”, pubblicato in diverse puntate (5).

È stato anche opinionista su “La sisilute”, foglio dalla “Federazione dei Fogolârs Furlans del Canada”.

Le sue parole semplici, ma sentite, senza formalismi, sapevano suscitare sempre sincera commozione, profonda nostalgia, accorato rimpianto, ma anche conforto e speranza nella fortuna.

È stato Presidente del “Fogolâr Furlan” di Ottawa e primo Vicepresidente della “Federazione dei Fogolârs Furlans del Canada”.

Nel maggio 2005, però, il cuore di Renzo Vidoni ha cessato di battere per sempre.

Con gli occhi umidi di pianto, la Comunità friulana di Ottawa, gli ha dato l’ultimo commosso saluto nella Chiesa di S. Antonio, la Chiesa degli italiani.

Il Presidente del “Fogolâr Furlan”, Ivano Cargnello, tra le navate gremite di gente, ha ricordato l’amico che non aveva mai rinunciato alle sue radici, il suo animo squisitamente gentile, la sua generosità spesa a piene mani, il suo impegno culturale, l’amore profondo e costante per il Friuli e la sua lingua.

Come ultimo atto d’amore per il paese natale, Renzo Vidoni ha voluto che la sua ricca collezione di medaglie ritornasse in quella Buja che non aveva mai dimenticato e nella quale spesso ritornava per riabbracciare gli amici.

Nella sua bella e luminosa casa di Ottawa aveva messo delle grandi bacheche e, quando il lavoro glielo permetteva, passava delle ore ad ammirare le creazioni dell’amico Ceschia, a meditare sugli inserti di frasi, di versi, di motti tratti da poeti friulani o che avevano cantato il Friuli, o sui lirici accenti di poeti russi e americani. Parole che si succedevano a volte nude, isolate, scandite col battito del cuore e perciò tanto più dense di significato, disposte sul campo della medaglia in una personalissima formazione “tipografica”, originale connubio tra arte e letteratura.

Rimaneva incantato davanti alle opere realizzate con grande espressività plastica e raffinatezza da Pietro Giampaoli, da Guerrino Mattia Monassi e da molti altri medaglisti, sempre capaci di trasmettere, attraverso il metallo, quel particolare e prezioso spirito per cui l’opera d’arte suscita emotività ed ammirazione.

Durante uno dei suoi frequenti soggiorni a Buja, si era iscritto anche all’A.M.E.S. l’associazione fondata da Guerrino Mattia Monassi per esaltare, attraverso la medaglia, importanti fatti storici. Ritornato in Canada, aspettava con ansia l’arrivo dall’Italia del tondello che periodicamente l’associazione emetteva.

Nel 1979, in occasione del “Congresso dei Fogolârs Furlans del Canada”, la città di Vancouver ha ospitato la Vª Rassegna internazionale dell’A.M.E.S., e Renzo Vidoni, anche in questa occasione, è stato uno dei più preziosi collaboratori per la felice riuscita dell’esposizione e per la raccolta di nuovi fondi destinati alla ricostruzione del Friuli.

In più occasioni, parlando con la moglie e con i figli, aveva espresso il desiderio che le sue numerose medaglie ritornassero a Buja per arricchire il Museo d’Arte nato da poco. E così è stato...

Attraverso queste pagine di “Buje pore Nuje!”, a nome di tutta la Comunità bujese, desidero stringere, in un affettuoso abbraccio, la signora Luisa e ringraziare di cuore lei ed i suoi figlioli per aver fatto sì che il desiderio di Renzo diventasse ben presto realtà.


 

note

(1) Renzo Vidoni, Gastronomie Partigjane, Boletin d’ informasion e interes locâl, Ottawa, 1 di lui 1991, N° 11

(2) Renzo Vidoni, Le cheche, Boletin d’informasion e interes locâl, Ottawa, 17 di marc 1991, N° 10

(3) Ibidem

(4) Nell’ambito del programma di attività di Scambio Culturale con l’Estero della Regione Friuli Venezia-Giulia, Servizio dell’Emigrazione e dell’Ente “Friuli nel Mondo”, in collaborazione con il Municipio della Città di Ottawa e l’Istituto Italiano di Cultura di Toronto, Ontario, nel 1983 Renzo Vidoni si è dato molto da fare per organizzare una grande mostra itinerante delle opere di Luciano Ceschia attraverso importanti città del Nord America: Ottawa, Toronto, Vancouver, New York.

Ad Ottawa l’esposizione si è tenuta alla Chateau Laurier Gallery. Durante tutto il periodo della personale, lo scultore tarcentino è stato gradito ospite dell’amico Renzo.

(5) Alcune parti di questo manoscritto riguardante la presenza del popolo cosacco a Buja, sono state pubblicate sul n° 25 di “Buje pore Nuje”, anno 2006, pag. 35 e seguenti.

Il testo nella sua interezza è stato inserito nel CD “Buje - Nò i sin ce che i lassìn”, lo stesso dicasi per “Gastronomie Partigiane” e “Le cheche”.