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Risveglio culturale a Buja nel dopoguerra 

La prima mostra della

"Accademia Bujense degli Accesi" 

di Gemma Mínisini Monassi 

 

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"Oggi più che mai si sente il bisogno di accostarsi con fiducia al bello, al vero, al grande per sentirsi ricreare lo spirito e reagire agli avvenimenti che ci affliggono"

Con queste parole, pronunciate dal decano Pietro Menis, si è aperta, nelle sale superiori del Palazzo comunale di Buja, la "1a Mostra d'Arte" promossa dall'Accademia Bujense degli Accesi alla presenza di autorità e numerose personalità del mondo culturale. 

Era la sera dell' 11 agosto 1945! È stato questo un giorno importante per il nostro paese appena uscito dagli orrori della guerra, un giorno in cui l'Arte si è fatta messaggio, parola, poesia, invito alla pace, alla fratellanza, punto di partenza per un futuro più sereno. 

Facevano parte dell'Accademia alcuni giovani che, in una variazione continua di intelligenza e fervore creativo, amavano comunicare le proprie emozioni, i propri pensieri, le proprie fantasie modellando la creta con sicuro talento plastico, usando i colori per dare vita a giochi vibranti di luce o incidendo col bulino originali creazioni medaglistiche. 

Erano Guerrino Mattia Monassi che, dopo aver frequentato a Roma i corsi di figura presso l'Accademia di Francia e di San Luca, si era diplomato alla Scuola d'Arte di Venezia; Pietro Gallina che, dopo i primi tentativi come autodidatta, studiava ora alla Scuola Candoni di Tolmezzo e Renato Calligaro, che già prometteva molto bene nel campo del disegno. 

Erano stati loro a lanciare l'idea: organizzare una mostra che, come sottolineato da Pietro Menis la sera della vernice, "voleva essere in un primo tempo una rassegna di quanto sa produrre l'ingegno e l'intelligenza della nostra gente, ma che poi ha assunto proporzioni più vaste, insperate, per lo spontaneo concorso alla manifestazione di altri artisti di chiara fama e di indiscussa valentia". 

Animati da sincero entusiasmo, gli "Accademici" avevano incominciato subito ad organizzare ogni cosa! Era nato un Comitato presieduto da Enrico Ursella ed era stato anche steso un regolamento "secondo criteri nuovi e democratici", come si legge nella prefazione al catalogo della mostra. 

Erano arrivate al vaglio della giuria ben 170 opere! Non solo artisti ormai affermati avevano accolto con piacere l'invito degli "Accademici", inviando alcune delle loro creazioni, ma anche tanti dilettanti di Buja e dei paesi vicini. 

Così dal 12 al 28 agosto, nelle sale del Municipio, accanto al mondo contadino di Enrico Ursella, in cui la fatica dell'uomo si stemperava nel rapporto armonioso con la natura circostante imbevuta di luce, si sono potuti ammirare i ritratti dal colore vibrante e dal tratto secco e nervoso del tarcentino Giuseppe Macor, le nature morte di Giovanni Pittini, i fiori bianchi e rossi e i paesaggi di Giuseppe Liusso, germinati sulla tela nel forte stratificarsi della materia cromatica. 

Non minor successo ha ottenuto la sezione dedicata alla scultura, dove erano esposte opere dal gusto raffinato e classico del maestro Antonio Franzolini; accanto ad esse "Mia madre" di Renato Calligaro, "Fernanda D.N." e "Luigino" di Pietro Gallina, "Pudicizia" e "Risveglio" di Enore Pezzetta. Ma gli occhi di tutti i visitatori erano attratti da una statua in terracotta: "La Madonna della Pace", degli artisti Monassi e Pezzetta. L'opera era nata in un piccolo studio sulla piazza di Avilla, mentre la guerra infuriava...

" A' jerin zornadis di bombardamenz e la cjase 'e trimave; gnoz di fûcs e di fusetis par une sagre di disperâz. La muse de Madone s'inluminave a lamps cu le lûs dai veris. Vadì che si spirtave ancje je ogni gnot, par chel ucelat ch'al svolave parsôre e al cunsumave dut il cîl. La Madone, ben planc, 'e saltave-fûr cun dute la sô forme dulinziose, strenzint il Bambinut e alzant, su la man gjestre, la colombe de Pâs. La Pâs!... Un don di Diu ch'al scugnive pûr rivâ une zornade..." (Da "Cja' Fôrs" di Maria Forte, pag 69). 

Ora la Pace, messaggio aperto a tutti, che varca ogni confine, che si ode in ogni lingua, che si unisce ad ogni preghiera, era finalmente ritornata! E quella Madonna in terracotta con la colomba in mano era per tutti simbolo di perdono, di amore, di speranza... 

Pietro Giampaoli, capo incisore alla Zecca di Stato, non poteva certo mancare alla rassegna con le sue splendide medaglie, perfette nelle linee e nelle forme. Vicino faceva bella mostra di sé il medagliere di Mattia Monassi, con la medaglia coniata nel 1942 in occasione del 1150° anniversario del diploma di Carlo Magno, in cui, per la prima volta, si nominava la Pieve di S. Lorenzo di Buja. 

Anche la fotografia ha avuto nell'occasione il giusto riconoscimento. Renato Barnaba e Tarcisio Baldassi hanno potuto esporre alcune delle loro opere più significative: splendidi ritratti e suggestivi paesaggi. Il successo riportato dalla mostra è stato grande: basti pensare che la prima edizione del catalogo, 500 copie, si è esaurita la prima settimana di apertura, ed è stato quindi necessario stampare una seconda edizione di 300 copie. 

Appassionati d'arte di Buja e dei paesi vicini hanno affollato le sale dell'esposizione, cogliendo nelle espressioni degli Artisti, sensibilissimi interpreti del loro tempo e del loro ambiente, un alternarsi di emozioni e di sentimenti, ma soprattutto un desiderio di speranza per un domani di pace.