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Parlare di realismo nell' arte, oggidì equivale riscoprire o rimpiangere un bene abbandonato poiché nella gran parte dell'arte contemporanea si nota un distacco dal reale. O' detto in gran parte, che qualche sintomo di ritrovamento è pure avvenuto come a riconoscere una disciplina superiore che educa e abitua l'artista a vigilarsi, a dominarsi. Non bisogna dimenticare che l'abbandono di quel bene significava uscire sempre più dal filo tradizionale della bella e grande arte nostra, sviare la verità e rompere il vincolo che ci lega alla terra. Senza il vero non si raggiunge poesia. Forse qualcuno crede di raggiungerla meglio coll'evitarlo o ignorarlo e allora direi che lo rifugge per debolezza come uno che giri l'ostacolo perché non sa affrontarlo. Bisogna pensare che è più difficile, quindi più apprezzabile trasfigurare la natura e improntarla del proprio genio con l'unica forza dello stile, che non lavorare di pura fantasia fino a renderla irriconoscibile e fiabesca. Senza notare che nella sfera di un'arte astratta sarà difficile portare il criterio che distingua arte da arte mancata. Il surrealismo ha indubbio potere sull'animo umano o meglio sulla parte fantastica di essa, sul "fanciullino", ma rimarrà sempre in condizione di inferiorità di fronte all'appassionante problema reale. Distolti gli occhi da un quadro surrealista noi proveremo uno stridente contrasto con tutto ciò che ci circonda, che si ama. L'uomo è legato alle miserie della terra. Incatenato coin' è al lavoro fin dalla sua creazione, non può eludere il mondo né la vita ad esso legata, ma è da questa schiavitù gloriosa che egli deve trarre la sua grandezza. Il realismo nell' artista è stato sempre contemperato dall'aspirazione a purificare il reale. Il suo compito in questo campo è bene più difficile e arduo, ma quando la vittoria è raggiunta, la conquista è più nobile e valida. Ce lo dice il genio di Masaccio e particolarmente le migliori opere della Cappella Brancacci, in S. Maria del Carmine di Firenze. Questo grande artista, nel breve ciclo pittorico di meno di dieci anni, ha dato quanto normalmente l'arte potrebbe dare in un secolo di studio. Nato a S. Giovanni di Valdarno nel 1401, moriva a Roma alla sola età di 27 anni. Rapito misteriosamente dal mondo artistico nel periodo in cui stava per portare l'arte sua al massimo sviluppo dei mezzi artistici ed al pieno possesso della sua spirituale maturazione. Difatti le cognizioni di Masaccio : anatomia, chiaroscuro, rilievo, movimento, prospettiva, luce, tono saranno da tutti studiate e portate poi al colmo nelle opere dei grandi del Cinquecento. Basterebbero le sue opere giovanili per comprendere il contrasto esistente tra la sua maschia arte e quella preziosa e raffinata dei suoi tempi. Alla leziosità, alla finitezza di miniatura, alle preziose dorature egli contrappone un fare spedito, uno sbozzato sprezzante che talvolta sbalordisce per l'arditezza e concezione e ce lo fa vedere quasi profeta dell' arte moderna. Egli non fa mai sfoggio della sua tecnica e si mantiene disadorno per fare maggiormente risaltare il contenuto spirituale e psichico delle sue figure ricche d'intimo dramma che talvolta si mostra con una violenza d'istinto primitivo. |